Il Ponte delle Spie

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Ci sono prodotti che non vogliono seguire le mode. Quel modo di fare cinema che ci ricorda i grandi classici che hanno segnato la storia di molti generi. Spielberg, in questo, é da sempre un maestro. Nelle sue corde ci sono storie e modi di raccontarle, che avrebbero fatto impazzire registi di altre epoche. Un esempio lampante di questa sua abilità é sicuramente Il Ponte delle Spie, film che riunisce la coppia Spielberg-Hanks dando vita ad una spy story, classica ma allo stesso tempo intrigante.



Il classico non muore mai…



La storia ci racconta le peripezie di un uomo che, durante il periodo della Guerra Fredda tra Stati Uniti e Russia, tasforma da semplice avvocato a mediatore per la CIA in uno scambio di ostaggi tra le due super potenze.

Tutto inizia con la cattura di una spia russa su suolo americano. Il nome di quest'uomo é Rudolf Abel (Mark Rylance), e per questioni di propaganda e immagine gli viene affidato un ottimo avvocato, tale James B. Donovan (Tom Hanks), per dimostrare l'equità e la moralità della nazione americana. Quello che doveva essere un processo scontato, si tramuterà invece in un pericoloso scontro in aula, mosso dal senso di giustizia e di devozione verso la costituzione americana da parte dell'avvocato Donovan.

Allo stesso tempo, il pilota del V-2 Gary Powers (Austin Stowell), viene abbattuto su suolo russo e per gli Stati Uniti e la CIA l'obbligo é riportarlo indietro. Proprio per questo motivo sarà Donovan, libero cittadino americano, a dover fare da intermediario per uno scambio che non deve vedere i due governi direttamente coinvolti nelle trattative. Scambio che avverrà a Berlino est con il muro in piena costruzione. La situazione si complicherà quando Donovan, arrivato sul suolo tedesco, scoprirà che un altro cittadino americano, lo studente Frederic Pryor (Will Rogers) é tenuto bloccato su suolo sovietico, ma all'interno della neonata DDR…



Raccontata così, la trama de Il Ponte delle Spie potrebbe ricordare spy movie recenti e “complessi” come La Talpa. Invece, il lavoro che il regista ha realizzato con la sua regia, e i fratelli Coen nella sceneggiatura, hanno trasformato questo lungometraggio in uno dei film più classici che Spielberg abbia mai diretto.

Tutto, dalle inquadrature ai dialoghi e persino alcune scene iconiche (splendida quella finale sul ponte, o il lungo inseguimento iniziale senza alcun tipo di dialogo) che ci hanno ricordato un modo di fare che cinema che si é quasi estinto. Semplice, diretto ed efficace. Spielberg dimostra di saper ancora gestire, e soprattutto di raccontare, le sue storie attraverso piccoli cenni o movimenti di telecamera.

Dovendo trovare dei difetti - forse più dei limiti, che difetti veri e propri - potremmo dire che il regista di Cincinnati scivola in maniera piuttosto banale su un finale estremamente filo statunitense e una patina propagandistica che emerge in più di un'occasione. Tolti questi elementi però, la storia intrattiene e appassiona riuscendo a non annoiare mai nonostante una durata decisamente importante - circa due ore e venti - non annoia mai. Gran parte del merito va dato anche a quel Tom Hanks che ancora una volta ci regala una magistrale interpretazione. Il suo Donovan é un personaggio estremamente strereotipato, che incarna valori che la popolazione americana ci insegnato in molti altri lungometraggi: il senso del dovere, il patriottismo e l'importanza della famiglia. Allo stesso tempo però é anche un personaggio simpatico, che riesce ad alleggerire il tono della pellicola in più di una occasione con battute semplici ma efficaci; é davvero difficile, credeteci, non nutrite della simpatia verso quest'uomo.
Semplice, diretto ed efficace. Spielberg dimostra di saper ancora gestire, e soprattutto di raccontare, le sue storie attraverso piccoli cenni o movimenti di telecamera


Proprio quest'ultimo particolare citato ci permette di menzionare anche un altro grande pregio di questo film, ovvero il suo saper essere per tutti. Come dicevamo in apertura Il Ponte delle Spie non cerca nulla di arzigogolato, ma punta a raccontare un periodo storico complesso attraverso la semplicità di una storia comprensibile da chiunque, in cui il ruolo della politica e del sotterfugio é importante ma non il tema centrale della pellicola. Al centro di questa storia c'é infatti il coraggio, la dedizione e la lealtà dell'uomo, valori che vengono trasmessi attraverso la semplicità delle immagini.

Non possiamo non citare poi la fotografia splendida di Janusz Kaminski: satura, a tratti quasi sporca, in grado di trasmettere in maniera ancora più chiara quella sensazioni di film di un'altra epoca. Stesso discorso per la colonna sonora, perfettamente composta da Thomas Newman che alterna passaggi più classici ad altri che si mischiano con toni militareschi o che si ispirano alla cultura musicale russa.

In conclusione possiamo dire che Il Ponte delle Spie é un film che porta nuovamente alla ribalta uno dei più grandi racconta storie di Hollywood: Steven Spielberg. Non c'é quella sensazione di kolossal presente in altre sue pellicole, e tanto meno la voglia di denunciare attraverso immagini forti e complesso come in Schindler's List. Si cerca semplicemente di raccontare una storia attraverso una semplicità che visti i tempi che corrono quasi spiazza, ma che riesce perfettamente nel suo intento. Il cinema di “una volta” non é morto, e Spielberg é qui a dimostrarvelo.

Il Ponte delle Spie

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