Buffalo Kids esplora il West da una prospettiva unica: la recensione del film d'animazione spagnolo
Alla scoperta del selvaggio West a bordo di…una sedia a rotelle: la vera sfida di Buffalo Kids è quella di mettere al centro un protagonista con paralisi cerebrale. Una sfida vinta, anche se il film non è entusiasmante.
Buffalo Kids è una produzione d’animazione spagnola pensata per i più piccoli, con al centro un’avventura ambientata nel selvaggio West statunitense. Ci sono i cowboy, la cavalleria, un treno che attraversa il continente da New York a Sacramento e, ovviamente, i nativi, gli indiani Cheyenne.
A guidare quest’avventura destinata al pubblico dei più piccoli - meglio se in età prescolare - ci sono Tom e Mary, due ragazzini orfani d’origine irlandese che partono alla volta degli Stati Uniti per ricongiungersi con lo zio dopo la morte dei loro genitori. Immigrati e soli, i due non trovano il parente all’arrivo nel Nuovo mondo e, dopo aver fatto amicizia con un cagnolino ribattezzato Sparky, decidono di mettersi sulle tracce dello zio.
Saliti sul treno da clandestini insieme a un gruppo di orfanelli, i due finiranno per vivere una grande avventura, tra bisonti delle selvagge praterie, predoni desiderosi di arricchirsi con l’oro delle miniere e nativi saggi che stringeranno un’improbabile alleanza per salvare un gruppo di ostaggi.
Buffalo Kids è un film per i più piccoli capace di prendersi rischi importanti
Considerando la trama dura e pura, Buffalo Kids sarebbe un lungometraggio decisamente banale, anche tenendo presente il pubblico giovanissimo a cui si rivolge. Sono però due gli elementi che lo rendono differente dal solito e l’hanno fatto notare al Festival di Annecy (evento dedicato all’animazione), dove è stato presentato.
Il primo è il fatto che incarna un approccio molto, molto progressista a una materia decisamente tradizionale. A partire dall’identità di migranti dei due piccoli protagonisti, passando per il ribaltamento del ruolo dell’indiano “cattivo” e incapace di parlare la lingua dei bianchi, passando appunto per lo status di orfani e ultimi della società e per il racconto della disabilità, Buffalo Kids è più che aggiornato alla sensibilità contemporanea. Tanto da poter potenzialmente irritare quanto considerano tutto ciò che va sotto l’etichetta di “politicamente corretto” (o quanto meno di educato) come qualcosa d’irritante quando non proprio negativo.
In effetti il film talvolta eccede in questo approccio, dipingendo almeno un paio di scenari poco credibili per il pubblico degli accompagnatori, come quando per esempio l’esercito regolare e i nativi suggellano un’alleanza in pochi secondi,dopo che i primi inseguivano i secondi con l’accusa di aver assaltato un treno e preso degli ostaggi. Lo sforzo di Buffalo Kids di superare certi stereotipi è più che apprezzabile, ma a volte è così desideroso di essere equanime e corretto da risultare stucchevole e sin troppo ingessato, almeno dal punto di vista narrativo.
Uno dei protagonisti del film ha una paralisi celebrale
Sempre da questo punto di vista Buffalo Kids affronta una sfida non da poco. Tra i tre giovani protagonisti infatti figura anche Nick, un ragazzino orfano colpito dalla nascita da paralisi cerebrale, destinato a diventare il migliore amico di Tom e Mary. Il ragazzino è bloccato su una sedia a rotelle, non si può muovere né parlare. Nel film spicca una sequenza molto toccante in cui la sua futura famiglia adottiva lo rifiuta, proprio a fronte della sua condizione, spezzandogli il cuore.
Eppure Buffalo Kids riesce a renderlo uno degli eroi della pellicola, dandogli un ruolo quanto più possibile attivo nella narrazione, alternando una serie di sogni e visioni che lo vedono protagonista a un salvataggio vero e proprio in cui Nick dà l’apporto decisivo nello scontro contro i cattivi della pellicola. Non capita spesso di vedere rappresentata la disabilità nell’animazione per ragazzi e ancor meno quando la patologia così impattante sulla mobilità ed espressività del personaggio come nel caso in essere.
Buffalo Kids, come spiegato nei titoli di testa della pellicola, è ispirato alla storia vera di due fratelli. Sono i figli di uno dei due registi della pellicola, Pedro Solís. Questo film segue un suo precedente cortometraggio intitolato Cuerdas dove trattava già questa tematica, trasformando i suoi due figli Nico e Maria nei personaggi delle sue animazioni. Assieme al collega Juan Jesús García Galocha, Solis affronta il racconto della patologia che affligge il figlio di concerto al rapporto positivo e profondo che ha con la sorellina.
In Buffalo Kids si sente la familiarità e la comprensione profonda della malattia da cui è affetto Nick, insieme alla capacità di andare oltre lo stereotipo, di cercare di normalizzare il più possibile questa condizione. Forse talvolta si eccede in senso opposto, privando Nick di quei difetti caratteriali che rendono Tom e Mary più umani e meglio caratterizzati.
Considerando però la difficoltà di portare avanti una storia così votata alla commedia e all’azione senza mai lasciare indietro un personaggio con ridottissima mobilità e la sostanziale impossibilità di comunicare a parole, è un limite che si perdona volentieri a Buffalo Kids.