Challengers – Recensione del giocoso film di Luca Guadagnino

Un triangolo amoroso che osa poco, giocando a tennis con la volubilità dell'amore

Recensione Challengers 

Challengers segue le vicende di Tashi Duncan, tennista prodigio che nel corso di un torneo ha occasione di conoscere i colleghi Patrick e Art, amici sin dalla gioventù che hanno appena vinto una competizione in doppio. Soprannominati “Fuoco” e “Ghiaccio”, entrambi restano stregati dal fascino e dalla personalità dirompente di Tashi dentro e fuori dal campo. Conosciuta nel corso del party di fine torneo, la invitano in camera d'albergo con la speranza di una notte brava: inaspettatamente Tashi si presenta, incontro che destabilizzerà e unirà profondamente i tre. Niente sarà più come prima.

Uscita dalla scena agonistica in seguito a un grave incidente durante una partita, Tashi legherà la propria vita a quella di Art, diventandone anche allenatrice. Quando la carriera del marito sembra ormai aver intrapreso il viale del tramonto, lo convince a entrare in scena in un torneo minore come “Wild Card”. In finale Art si ritrova ad affrontare proprio Patrick, anche lui ormai a fine carriera e ancora in competizione non solo dall'altra parte della rete.

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Il triangolo si, l'avevo considerato

Challengers è un dramma su un triangolo amoroso che muove avanti e indietro nel tempo mettendo insieme i tasselli della vita dei protagonisti, con una prima parte piuttosto lenta e poco entusiasmante. Profilando caratteri, stati d'animo, sfide dentro e fuori dal campo, passato e presente si intrecciano ma solo nella seconda parte ritmo e tensione guadagnano terreno, in una più interessante e ambiziosa messa in scena del gioco delle parti. Si esplorano le complesse dinamiche delle relazioni umane, i conflitti emotivi e i compromessi che occorrono per raggiungere il successo professionistico e personale.

I ruoli maschili sono finiti nelle mani di Mike Faist (The Bikeriders, West Side Story 2021) e Josh O'Connor (Lee, La chimera), antipatico al punto giusto che passa da amico fraterno di Art a spiantato antagonista. Zendaya regala un personaggio aggressivo, determinato quanto spietato, che come i colleghi attori ha evidentemente imparato realmente a giocare a tennis per restituire la giusta credibilità. Assieme al regista anche lei è parte della produzione che ha investito nel film e per questo ha potuto dire la sua nel corso della lavorazione. Film che strappando qualche raro sorriso racconta di un triangolo amoroso che avrebbe potuto essere ma non è, che non ha voluto osare quanto meno a erotismo, con una sola sequenza che vede il terzetto unirsi in misura piuttosto insolita, ma nulla più. Film peraltro giudicato con un rating più severo del solito per la presenza di nudi integrali in una ripresa di comparse in uno spogliatoio maschile.

Challengers – Recensione del giocoso film di Luca Guadagnino

A risollevare le sorti della narrazione e riaccendere l'attenzione sulla sceneggiatura di Justin Kuritzkes (che ha scritto anche Queer, sempre di Guadagnino) ci pensa la sfida finale tra Art e Patrick dove il dialogo a tre, con Tashi in tribuna come sempre al vertice del triangolo, è sublimato tra schiacciate, volee, rovesci, racchette frantumate, imprecazioni, smorfie e battute al vetriolo. Fuoco e Ghiaccio possono condividere il medesimo spazio? Il rapporto ferino tra Tashi e Patrick, carico di elettricità sessuale, si contrappone a quello più composto e intellettuale di Art, che sembrerebbe aver vinto la “partita” della vita. Anche se sa che il legame tra la compagna e Patrick resta irrisolto e non può che sperare nella lealtà coniugale, è ignaro della strategia della consorte volta a riaccendere in lui il fuoco del campione che era. 

Ruolo più che mai essenziale nello sviluppo degli eventi quello della musica, messa insieme da Atticus Ross e Trent Reznor (memorabili compositori di cui ricordiamo la perforante soundtrack in Social Network), insistente e inesorabile che in misura alterna carica ritmo e volume, parte del sale narrativo. Già questo ben difficilmente riuscirà ad avere il giusto impatto nel corso di una visione casalinga del film, che anche se non distratta ma priva dei giusti complementi hardware per diffondere i suoni non potrà che essere in perdita.

Challengers – Recensione del giocoso film di Luca Guadagnino

Degna di nota la cinematografia di Sayombhu Mukdeeprom (già collaboratore di Guadagnino per Suspiria 2018 e Chiamami col tuo nome), con inusuali angolazioni in campo e la stravagante scelta di offrire la soggettiva della palla stessa durante un furioso scambio nel corso della finale. Una piccola sfera che sfreccia tra le due metà campo rappresentando le emozioni e il diverso dialogo tra gli amici nemici, fino all'inaspettata risoluzione della storia e il nuovo cambio di registro del rapporto tra la regina alfa, lui e l'altro, vessata da un fermo immagine dallo stucchevole retrogusto Nouvelle Vague.

Challengers

Rating: V.M. 14

Durata: 131'

Nazione: Stati Uniti

6.5

Voto

Redazione

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Challengers

Opera tra le più giocose e leggere del regista italiano, osa molto più tecnicamente nella messa in scena della finale di tennis che nella narrazione del triangolo amoroso, arrestandosi alla soglia di un accennato erotismo dove avrebbe potuto giocare meglio la partita. Convince nettamente di più la seconda parte di questa storia sulle ripercussioni di un'ossessione implacabile.

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