Cinquanta sfumature di grigio

di Roberto Vicario
Cinquanta Sfumature di Grigio non é semplicemente un film, é un “animale da marketing” che giustamente Hollywood ha pensato bene di sfruttare - esattamente come successo per altri grossi fenomeni letterali - per monetizzare worldwide.

Cinquanta Sfumature di noia?



Provare ad analizzare il film partendo da un punto di vista differente da quello citato poche righe sopra, sarebbe sbagliato ed ingiusto perché lo stesso film si tradisce, mostrando il fianco a tutte quelle debolezze tipiche di adattamenti frettolosi (ma neanche troppo se paragonati ad altri) e vogliosi di incassare i soldi di un pubblico curioso o probabilmente amante dell'opera originale.

Cos'é però Cinquanta Sfumature di Grigio? Più di ogni altra cosa un vero e proprio fenomeno di costume. Nel 2011 E.L. James scrive quella che viene battezzata la “trilogia delle sfumature”. I libri sono subito best seller: i diritti vengono acquistati da oltre 30 paesi e le copie vendute ammontano a circa 100 milioni. Record infranti ovunque.



Al netto di una trama poco consistente e decisamente farraginosa, con molti clich triti e ritriti, la perversa e peccaminosa storia d'amore tra il miliardario tenebroso Christian Grey e la fragile vergine Anastasia Steele, viene letta da un sacco di donne (e uomini!).

Universal Pictures acquista così i diritti, affidando a Sam Taylor-Johnson l'ingrato compito di portare questa epopea erotic kitsch sul grande schermo. Dopo diverse vicissitudini legate al casting - con il cambio in corsa tra Charlie Hunnam e il modello Jamie Dornan - e riprese e montaggio super blindato, il film é finalmente uscito nella sale, mostrando finalmente il suo vero volto.

Un volto che, per inciso, risulta estremamente fragile. Ammettiamolo: la base di partenza non é delle più solide. Il libro della James non regala profondità ai due personaggi, ma vive di costanti twist fisici tra i due protagonisti con le pratiche BDSM vere e proprie deus ex machina di tutta la storia.



Il film, grazie all'adattamento della sceneggiatrice Kelly Marcel, prova in qualche modo a sterilizzare, concentrare e riadattare alcuni passaggi di questa opera letteraria. Le conseguenze vedono da una parte una minore fedeltà con il libro, ma un ritmo e una scorrevolezza che, almeno nella prima parte della pellicola, rimangono comunque più che sufficienti.

Detto questo però la pellicola ha davvero poco da dare, per colpa di una serie di scelte e di compromessi che davvero non riusciamo a capire. Partiamo dagli attori. Se la Anastasia portata su schermo da Dakota Johnson riesce in piccola parte a trasmettere allo spettatore quella fragilità emotiva che combatte con l'attrazione nei confronti di Grey, il miliardario interpretato da Jamie Dornan é di un piattezza davvero difficile da digerire. Quella che ne consegue é una figura da belloccio messo li più per fare piacere al pubblico, che per un reale movente dato dalla sceneggiatura.

E proprio parlando di questi argomenti, viene a galla la più grande fragilità della pellicola diretta dalla Johnson. La sceneggiatura non approfondisce i dialoghi, non racconta i personaggi, lasciandoli in balia di eventi a metà tra l'erotico ed il vorrei ma non posso (questioni di rating?) che si consumano all'interno della famosa stanza rossa. Scremando tutto questo ne esce una pellicola che strizza più l'occhio alle commediole pre confezionate stile Pretty Woman che ad un film che punta addirittura all'autorialità, fallendo però in maniera abbastanza goffa.



Insomma, si sarebbe potuto puntare sulla componente BDSM, trasformandolo in un erotico vero e proprio, ma anche qui a parte qualche seno e poco altro, non si sente quella voglia di esagerare e di scandalizzare (l'opera originale ne dava parecchio di materiale a questa causa) che invece si percepiva pienamente nel recente Nymphomaniac di Lars Von Trier.

Parlando di elementi più tecnici la fotografia é molto curata, dando quella sensazione di patina perfetta che ci é parsa comunque in linea con il contesto raccontato. Qualche perplessità sulla colonna sonora che pur contando su artisti decisamente validi e famosi, non sempre trova tempi e modi corretti per inserirsi nel contesto a cui deve fare da sfondo.

Cinquanta Sfumature di Grigio é quindi l'esempio più lampante del “vorrei ma non posso/voglio”. Pur partendo da una base che, come detto, é tutto tranne che solida, la Johnson non é riuscita a dare risalto alle componenti che avrebbero potuto dare quel quid in più ad una film che, purtroppo, alla luce dei fatti soffre una storia troppo povera di contenuti e offre due attori che - anche qui complice la poca profondità dei personaggi da cui devono prendere spunto - non riescono a migliorare e spingere verso lidi decisamente più luminosi il film. Un prodotto che in sostanza (lettori o non del libro) si può tranquillamente evitare.