Cobweb: un grande inizio buttato via per l'horror su Netflix
Due grandi interpreti e una grande occasione gettati al vento: la recensione di Cobweb
“La casa è vecchia… Piena di scricchiolii… Hai una fervida immaginazione… Quelle cose spaventose sono solo nella tua testa”.
Le parole della mamma di Peter (Woody Norman, Demeter - Il risveglio di Dracula) sono parole che molti, da piccoli, si sono sentiti rivolgere dopo aver raccontato un incubo, o di aver sentito qualche rumore sospetto. E sono parole sensate, sempre.
Tranne che nel caso di Peter.
La premessa narrativa di Cobweb (su Netflix) e tutta la prima parte del film, sono ottime. Pensiamo di trovarci di fronte a una storia soprannaturale, invece è tutto molto tangibile. Come la follia di parte dei personaggi.
Peccato che, poi, tutto venga buttato al vento. Ma andiamo con ordine.
La trama di Cobweb
Ottobre, Holdenfield. Mentre la notte di Halloween si avvicina, il quartiere in cui abita Peter rivive ogni anno l’incubo. Tempo prima, una bambina è scomparsa mentre faceva dolcetto o scherzetto. Abitava in una casa non lontana da quella di Peter. La casa ora è disabitata, con le finestre sbarrate, e fa ancora paura perché nessuno ha mai scoperto cosa fosse successo a quella bambina.
Quando Peter inizia a sentire dei rumori dietro al muro della sua camera, di notte, e la voce di una bambina, i suoi genitori lo rassicurano e poi lo sgridano: si sta immaginando tutto. Ma se non fosse così?
Prendere la direzione giusta e poi sbagliare strada
Scrivere un ottimo, ottimo inizio. Una prima parte così buona da farti esclamare “Oh, finalmente un horror come si deve, dopo tanto tempo”. E poi, come succede nel 90% dei casi, buttare via tutto.
La prima parte di Cobweb ("ragnatela", titolo discretamente fuorviante), l’horror disponibile su Netflix e firmato da è carica di tensione, con un bel colpo di scena, con un paio di scene davvero riuscite e spaventose.
Poi, tutto precipita nel già visto, nell’inverosimile, allontanandosi da quel piano di realtà spaventosa che due grandi interpreti avevano messo in piedi con maestria.
Non prendi due attori del genere se non prevedi che abbiano un ruolo predominante nella tua storia.
Lei è Lizzy Caplan (Castle Rock, Attrazione fatale). E lui è Antony Starr. Patriota in The Boys.
Patriota è un personaggio che incute timore, paura. Anche senza mantello e capelli biondi, il suo interprete fa la stessa cosa.
Ed è questo a funzionare davvero. Una storia che parte come qualcosa che sembra soprannaturale e che si rivela essere la storia di un bambino prigioniero di chi non è come sembra… O forse no.
Dal colpo di genio della cannella - non dico altro - finiamo a un mappazzone di assurdità una dietro l’altra per questa co-produzione fra Stati Uniti e Bulgaria girata in Bulgaria.
Capisco che sia difficile tenere il timone dritto. Capisco che si voglia sempre stupire, spiazzare e colpire. Ma sprecare così due grandi interpreti e un ragazzino perfetto, per altro non nuovo al genere horror e molto convincente, è un delitto. L’unico che ci sconvolge davvero durante la visione di Cobweb, mentre ci chiediamo incessantemente perché. Perché non esplorare nuove direzioni. Perché finire sempre nello stesso modo, nel modo in cui il grande pubblico vede finire tutti i film horror.
Gli autori dovrebbero ficcarsi in testa che si tratta di un genere che non segue i cliché perché è il pubblico a volerli, anzi. A forza di cercare qualche buon titolo, finiamo per vedere qualsiasi cosa, inclusi film nemmeno degni di tale nome. Cobweb era diverso. Cobweb avrebbe potuto essere diverso. E invece…