Creed III, recensione: quando il cattivo mette ko il protagonista
Il 2023 è l’anno d’oro di Jonathan Majors? L’interprete di Kang sforna un altro cattivo eccellente in Creed III, rischiando di mettere in ombra il protagonista Adonis. La recensione del film.
Fa un certo effetto rivedere Jonathan Majors nei panni del subdolo cattivo in Creed III qualche giorno dopo averlo lasciato nel Regno Quantico preda di desiderio di vendetta in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Uno scherzo della programmazione italiana in sala o un segnale preciso di un nome su cui Hollywood punta molto?
Lo scopriremo nei prossimi anni. Quel che è certo è che, al momento, Jonathan Majors è uno dei cattivi più affidabili a parere delle major. Se il ruolo di Kang gli garantirà la scena negli anni a venire nel Marvel Cinematic Universe, quello di Dame in Creed III ci fa capire quale sia la sua arma segreta: il carisma del cattivo che non ha poi così torto.
Alcuni non amano troppo la sua mimica facciale, derubricando parte della sua recitazione a semplici smorfie, espressioni un po’ calcate con cui l’interprete palesa lo stress e la tensione che percorrono i suoi personaggi.
In Creed III però questa tensione inestinguibile, unita al suo carisma, regala al film un cattivo davvero provvidenziale per salvare una pellicola dalla produzione eccellente, ma purtroppo un po’ a corto d’idee.
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Di cosa parla Creed III
Adonis Creed (Michael B. Jordan) ha appena definitivamente i guantoni al chiodo e può dire di avercela fatta. La sua palestra sta allenando i pesi massimi di domani, come il promettente Felix, che ha già conquistato il titolo di campione del mondo. Adonis non sembra rimpiangere troppo la boxe vissuta da sopra il ring: ha una famiglia a cui badare e si è ambientato finalmente nel lussuoso mondo degli impresari e dello spettacolo. Abbigliamento raffinato, si è lasciato alle spalle i modi di fare da ragazzaccio del quartiere e outsider: è al centro del mondo della boxe, rispettato, stimato e ricco.
C’è qualcosa però di cui non ha mai parlato con la moglie Bianca (Tessa Thompson), anche lei arrivata a un punto invidiabile della sua carriera di cantautrice ma costretta a fare i conti con un ruolo attivo che non può più ricoprire. Adonis ha risolto quasi tutto nella sua vita, tranne un feroce senso di colpa che appartiene al passato, di cui non parla mai.
Quando Damien Anderson (Jonathan Majors) lo attende al parcheggio della sua palestra, Adonis capisce che il passato è tornato a chiedere il conto. Dopo anni spesi il carcere, quello che per lui è stato un fratello maggiore, un’ispirazione e un protettore torna a farsi vivo nella sua vita. Mentre Adonis scalava il mondo della boxe, dietro le spalle Dame si allenava per avere la sua rivincita una volta tornato il libertà.
Più vecchio di Adonis, mai diventato professionista di boxe e con un lunghissimo passato da carcerato, Dame chiede al suo ex amico di dargli una mano a calcare il ring. La sua rivalsa però ha il sapore della rabbia e della vendetta. Come può però Adonis dirgli di no?
Cosa funziona e cosa no in Creed III
Così come tanti altri film dell’ultimo anno, Creed III decide di mettere al centro della sua storia un personaggio che deve fare i conti con un trauma, un dolore non elaborato. La malattia o quantomeno il disagio mentale sono il tema trasversale del momento al cinema, con protagonisti di film diversissimi come Mummie - a spasso nel tempo e Creed III accomunati dall’incapacità di mettere in parole la paura che cova dentro di loro. Adonis oltre che a rimettersi in forma e ad allenarsi per sfida finale, dovrà di fatto sottoporsi a una sorta di psicoterapia coadiuvata dalla sempre ottima (e qui un po’ sottoutilizzata) Tessa Thompson.
Il senso di colpa che perseguita il protagonista del film è infinitamente meno interessante del desiderio di rivalsa che anima Damien, il cattivo della pellicola. Più che cattivo, il termine corretto sarebbe antagonista, perché Dame dalla sua ha molte, molte ragioni da vendere. A mancargli è solo una moglie che lo faccia sedere sul letto e gli faccia un po’ di terapia, facendogli sfogare in modo sano la sua rabbia.
Anche se la trama di Creed III un po’ ci gira attorno, di fatto Dame è il lato oscuro di Adonis, che ha ripagato il sacrificio che il fratello maggiore acquisito ha fatto per lui seppellendolo nel suo inconscio, per poter arrivare dove è oggi. Creed non ha mai veramente il coraggio di esplicitare sul serio il suo tema centrale: Adonis e Dame rappresentano l’uno il sogno americano, l’altro la realtà americana della comunità nera.
I momenti migliori di Creed sono quelli in cui Damien sottolinea la fuga di Adonis dal suo passato, dalla sua comunità, per godersi uno stile di vita “bianco” che pochissimi come lui possono permettersi. Di fronte a Dame che lo guarda e lo giudica, Adonis si ritrova improvvisamente re nudo, rivalutando per qualche fugace istante la sua vita fatta di ville galattiche, feste ricercate, manifesti pubblicitari di moda e il completo indossato sulla felpa tono su tono.
Creed III avrebbe l’occasione di raccontare una certa frattura della comunità afroamericana, una faglia di tensioni tra chi ce l’ha fatta “tradendo” le proprie origini e chi no ma rivendica la propria lealtà perché non possiede nient’altro. Nell’affrontare le colpe del suo protagonista il film tira fuori una litigata terribile con la mamma di Adonis, la sua salvatrice, in cui il figlio dice cose irripetibili alla madre per sfuggire al proprio senso di colpa e lei ribadisce che lui “picchia duro senza rendersene conto”.
Creed III è esattamente così. Ha per le mani un discorso contemporaneo, forte, duro, persino politico. Ha un cattivo che è in realtà un antagonista che mette in luce le mancanze e i limiti dell’eroe della storia. Inconsapevole e spaventato come il protagonista, il film decide di riportare tutto all’ordine, assicurandosi d’iscrivere Dame nella lista dei cattivi con colpi di scena molto telefonati e scelte esagerate, riportando Adonis sul ring e nell’insieme dei buoni.
Peccato davvero, perché Creed III aveva per le mani quello che è sempre mancato a questo franchise: uno spunto così originale e personale da permettergli di essere indipendente dalla pesantissima eredità di Rocky, di cui rimane una costola e un figlio a carico, sempre pronto a copiare questo o quel passaggio per portare casa il film.
Ci rimane quindi giusto Dame, un cattivo riuscito ma non memorabile con il potenziale di diventare qualcosa di molto, molto di più. Quel genere di potenziale che ti porta a soprassedere sul scelte narrative che a ben vedere hanno del comico, come la pretesa di derubricare il fisicatissimo 36enne Michael B. Jordan come vecchio rudere alle prese con un pugile ancora più vecchio di lui, quando in realtà Jonathan Majors di anni ne ha solo 33.
Rating: Tutti
Durata: 117'
Nazione: Stati Uniti
Voto
Redazione
Creed III
Perfetto per gli amanti del genere sportivo e di Rocky, Creed III regala solido intrattenimento ma si lascia sfuggire un’occasione d’oro per lasciare davvero il segno e farsi ricordare.