Creed - Nato per Combattere

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E' difficile capire quanto il cinema sia in crisi. Si parla spesso, troppo spesso, di nomi che ciclicamente ritornano sotto forma di prequel, sequel e spin off. Poca voglia di rischiare? Paura? incapacità di evolversi? La risposta non é così scontata, e nasconde un sottobosco di scale di grigi che non analizzeremo di certo all'interno di questa recensione.

In questo articolo, vogliamo parlarvi di un lavoro che esalta ma allo stesso tempo prende le distanze da un mito. Un film che dimostra come, appoggiandosi ai gloriosi “dei” di un tempo cinematografico che fu, possa invece rivelarsi la strategia migliore per consacrare definitivamente il vecchio e lanciare il nuovo, il futuro.

Creed - Nato per Combattere, curiosamente, é tutto questo. Un film in cui si respirano gli anni dei Rocky che furono, in cui si percepisce la necessità di lottare per qualcosa che va oltre il ring, i pugni, il sangue. Una pellicola che esalta, commuove e lancia un nuovo eroe.



Una pesante eredità



Adonis Johnson (Michael B. Johnson) é un ragazzo che ha vissuto una gioventù turbolenta e difficile. Orfano (Apollo é morto prima che lui nascesse e la madre solo qualche anno dopo), Adonis ha dovuto affrontare situazioni complicate fin dalla tenera età. Adozioni, riformatori, risse, ma più di ogni altra cosa il peso sulle spalle, opprimente come un macigno, di un cognome che equivale a quello di una leggenda. Adonis é infatti il figlio illegittimo di Apollo Creed, rivale storico di Rocky Balboa.

La vita di Adonis cambia quando Marie Anne Creed (Phylicia Rashad), moglie del campione, scopre la sua esistenza e inizia a prendersene cura, istruendolo e instradandolo, volta cresciuto, ad una normale vita d'ufficio. Nel suo sangue però scorre l'impeto e la voglia di combattere tipica dei Creed, simile a qeulla di Apollo. Decide così di lasciare tutto, e spostarsi a Philadelphia per trovare la sua strada, per costruirsi una carriera ma soprattutto per liberarsi di quel nome che proprio non riesce a perdonare ed accettare totalmente. Tutto passerà attraverso Rocky Balboa (Sylvester Stallone), una leggenda ormai anziana e da tempo lontana dal ring, ma che deciderà, dopo la riluttanza iniziale, di allenare il giovane Creed e tornare a respirare il mondo della boxe…

Creed, prima di ogni altra cosa, é un film in cui tutti lottano per qualcosa. Non parliamo di ring, o almeno, non solo di quello. All'interno della pellicola diretta da Ryan Coogler si scorge in maniera piuttosto nitida un messaggio tanto semplice quanto ben veicolato: ci vuole cuore e sacrifico.


Due elementi portati della filmografia di Rocky, con cui Coogler (autore anche della sceneggiatura insieme ad Aaron Covington) gioca, non lesinando ammiccamenti al passato, ma cercando di dare una precisa identità al presente ed al futuro. Creed é infatti un'opera ben realizzata perché mette in mostra un passato che non può più essere riproposto, ma che allo stesso tempo si amalgamava in maniera precisa ed estremamente dignitosa, con un presente che porta anche speranza per il futuro.

In questo passaggio più facile a dirsi che a farsi, ma comunque riuscito, gran parte del merito é da attribuire ai due attori principali: Michael B. Jordan e Sylvester Stallone. Il primo é giovane, atletico, in grado di interpretare perfettamente le parti più carnali del film, ma riuscendo a dare una profondità non banale al suo Adonis, grazie al rapporto che sviluppa con Rocky e con Bianca (Tessa Thompson) ragazza di cui si innamora. Stallone invece porta su schermo un Balboa segnato dagli anni e dalle sconfitte (umane). Un uomo in grado di trasmettere la sofferenza e quella mancanza di “rabbia” e di voglia di combattere che solamente il figlio di Creed riesce a fargli riscoprire. Dalla seconda metà in poi, Stallone si carica letteralmente il film sulle spalle e attraverso quelle espressioni segnate ormai dal tempo ci regala una performance incredibilmente ricca e convincente, dimostrando a se stesso e anche a noi, che Rocky per lui é più di un semplice personaggio da interpretare.

Creed - Nato per Combattere


Coogler poi esalta tutto questo contesto con momenti e inquadrature virtuose ma estremamente efficaci. I Due piano sequenza che accompagnano Adonis sul ring, con una camera che lo segue alle spalle, ha quel sapore di passaggio di consegne che ci é piaciuto moltissimo. Forse non assistiamo a delle coreografie sul ring realistiche, ma poco conta, perché ad essere credibile il contesto.

Unica pecca, non da poco, é il doppiaggio del commentatore del match talmente fuori luogo e mal realizzato che ha quasi il potere di rovinare uno dei momenti più emozionanti e drammatici dei 130 minuti che compongo la pellicola. Una scelta non solo sbagliata, ma in grado davvero di impattare in maniera estremamente negativa sul contesto.

Analizzandolo con calma, forse, qualcuno ci troverà anche dei difetti, perché non stiamo assolutamente parlando di un film perfetto (nel mezzo il film scricchiola un pochino e si allunga troppo). Nel complesso però, osservando questo Creed - Nato per Combattere, si percepisce chiaramente il rispetto, l'amore verso qualcosa e qualcuno, ma soprattutto cuore, tanto cuore, elemento cardine - come già detto - della filmografia “Rockiana”.

E poco conta se alla fine il regista di Oakland ha deciso di puntare su una struttura rodata e conosciuta, rischiando meno di altre pellicole come Warrior, giusto per citarne una. Alla fine quello che ne esce é un film viscerale e sincero, in grado di appassionare e farsi volere bene. Esattamente come ha sempre fatto Rocky.

Potevamo desiderare di più? no, probabilmente no. Il film realizzato da Ryan Coogler dimostra a moltissimi altri registi come trattare una serie lunga e famosa, ma soprattutto come si realizza un buon spin off. In tempi come questi é merce rara, che merita di premiata e applaudita, nonostante le sue fragilità. Lunga vita allo “Stallone Italiano”.

Creed - Nato per Combattere