Apes Revolution: Il Pianeta delle Scimmie

di Valerio De Vittorio
Il Pianeta delle scimmie é un classico di fantascienza che non necessita certo di presentazioni. E se non l'avete mai visto, correte a porre rimedio, vi aspettiamo. Fatto? Ok, dicevamo. Apes Revolution é il seguito del nuovo corso di questa saga, intrapreso da 20th Century Fox con L'alba del Pianeta delle Scimmie. In quest'ultimo ci veniva raccontata la genesi della rivoluzione "scimmiesca", iniziata da Cesare, il primo esemplare evoluto, in grado di esprimersi a gesti e poi di parlare. Grazie al film ora nelle sale ci avviciniamo un po' di più al capovolgimento totale della società umana, sull'orlo dell'estinzione, costretta a lasciare la terra in eredità alle scimmie.

Apocalisse scimmiesca


Un breve prologo ci posiziona subito in un futuro non troppo lontano, dove il virus che avevamo imparato a conoscere ne L'alba del Pianeta delle Scimmie, ha contaminato tutti, facendo una strage. Gli umani sembrano completamente estinti, tanto che la sequenza subito successiva (ma in realtà praticamente tutta la pellicola) ha come protagonisti un gruppo di scimmie. Un primissimo piano ci costringe a fissare negli occhi Cesare, che guida un gruppo di suoi simili alla caccia di cibo. Qualche scena di vita quotidiana, ci introduce alcuni personaggi, come Occhi Blu, il figlio, e Koba, fedele braccio destro di Cesare. Se ricordate la precedente pellicola, coglierete subito diversi riferimenti, non ultimo proprio Koba, una figura ambigua e molto importante di Apes Revolution, e già visto ne L'Alba del Pianeta delle Scimmie. Sono diverse le conversazioni tra le scimmie in questi primi minuti di film, tutti espressi a gesti prontamente sottotitolati. Possiamo così cogliere alcuni dettagli sul background narrativo.



Ad esempio si scopre che sono passati dieci anni dalla fuga di Cesare e compagni nella foresta di San Francisco e ben due dall'ultima volta che si é visto un umano. Curioso come da lì a poco sarà proprio l'incontro con uno di essi ad avviare una catena di eventi che non si fermerà più fino ai titoli di coda, e probabilmente riporterà delle conseguenze nell'immancabile prossimo sequel. Perso nella foresta, infatti, ci viene introdotto Carver, interpretato da Kirk Acevedo, attore che sembra non poter recitare senza una pistola in mano, come si ironizza sulla rete. E infatti terrorizzato dall'incontro con alcune scimmie, si fa prendere dal panico, estrae un'arma da fuoco e spara un colpo. La quiete della foresta viene disturbata, le scimmie sono arrabbiate e Cesare deve fare qualcosa, dichiarare guerra agli umani, bugiardi e pericolosi.

Koba li vede come una minaccia, e spinge il suo leader a prendere in mano la situazione. Cesare decide di dare una dimostrazione di forza e marcia così sull'accampamento degli umani. "Scimmie non volere guerra", ma la paura fa brutti scherzi, a noi come alle scimmie di questa nuova generazione più intelligente. La prima parte del film imbastisce così tutti gli elementi utili per creare tensioni politiche, tra la società delle scimmie e tra quella umana. Questa é capitanata da Malcom e Dreyfuss, interpretati da Jason Clarke e Gary Oldman. Per quanto riguarda gli eventi non andiamo oltre, ovviamente, ma bisogna ammettere che vi attendono ben poche sorprese.

Prevedibile


La prevedibilità é un po' il vero tallone d'Achille della pellicola, diretta da Matt Reeves, regista subentrato a Rupert Wyatt per questo seguito. Sebbene gli elementi siano grosso modo sempre tutti al proprio posto, Apes Revolution fatica nel prendere di sorpresa lo spettatore, fattore che affievolisce una tensione di cui si sente fin troppo la mancanza. E' vero che essendo queste pellicole dei prequel, difficilmente possono proporre narrative dagli esiti imprevisti, ma allo stesso tempo si sarebbero potute studiare sicuramente alcune idee più creative. La parte meno interessante del film é quella rappresentata dagli umani, non solo poco caratterizzati, ma anche banali e stereotipati. Il cast costituito quasi interamente da attori di serie TV, é sicuramente all'altezza del compito, ma é la sceneggiatura a non aiutare molto il loro lavoro.

Un caso a parte é Gary Oldman, che gli basta guardare una foto e scoppiare a piangere per dieci secondi scarsi perché trasmetta allo spettatore emozioni. Cesare e la sua tribù rubano costantemente la scena, comunque, grazie all'ottima realizzazione delle scimmie le cui movenze sono una perfetta sintesi di motion capture e computer grafica davvero curata. I volti riescono a trasmettere perfettamente la recitazione degli attori rimasti nascosti dagli effetti speciali. Cesare é interpretato dal re di quest'arte nuova e tutta ancora da scoprire, ovvero Andy Serkis, il Gollum di Peter Jackson. Serkis riesce a dare uno spessore davvero notevole al leader delle scimmie, personaggio molto riuscito al pari di Koba ed Occhi Blu. Quest'ultimo ci ha convinto moltissimo nel suo difficile ruolo di figlio, diviso costantemente tra la paura e l'astio nei confronti degli umani e la fedeltà e l'affetto per un padre ingombrante. I suoi occhioni parlano da soli, grazie ad un lavoro davvero eccellente del reparto di effetti speciali.

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Non mancano anche alcuni scivoloni della sceneggiatura, che si permette da un lato delle semplificazioni eccessive, e dall'altro si fa scappare qualche incongruenza. Come mai le scimmie si truccano e addobbano come fossero una tribù di primitivi? Come mai cacciano degli animali se gli scimpanzé sono creature erbivore? Senza dimenticare come la famiglia di Clarke, il protagonista umano, ad un certo punto sparisce e viene messa da parte senza pietà, lasciando incompiuto un percorso di crescita. Senza dimenticare una scena di battaglia che per alcuni potrà risultare un po' eccessiva.

Ma non sono tanto questi elementi a sminuire una pellicola comunque solida. Piuttosto é la mancanza di un guizzo creativo, principalmente dal punto di vista registico, che non permette a Apes Revolution di entrare nel cuore dello spettatore. Fatto salvo per un azzeccato piano sequenza e due splendidi primi piani di Cesare, il resto é portato sullo schermo con mestiere ma senza mai colpire efficacemente. Da questo punto di vista, ci aveva coinvolti di più la precedente pellicola, più intima ma anche più emozionante, sicuramente meno scontata.

Chiudiamo con un plauso a Michael Giacchino, compositore spesso visto a fianco di J.J. Abrams sia nella sua serie TV più famosa Lost che in molte sue pellicole. Ancora una volta, Giacchino é abile nel maneggiare note moderne ma capaci di richiamare sonorità di un'epoca cinematografica lontana, chiaro omaggio all'origine di questa saga.