Dead for a Dollar, recensione: il maestro del western Walter Hill è tornato…ma non c’è nulla di cui entusiasmarsi
Regista cult per qualsiasi appassionato di western vecchia scuola, Walter Hill è tornato con Dead for a Dollar, una pellicola che rischia di deludere persino gli appassionati del genere.
Dopo sei anni dall’ultimo film Nemesi, uno dei grandi nomi del western torna a girare tra cacciatori di taglie e fuorilegge in fuga verso il Messico, con un film davvero vecchia scuola che sulla carta promette di scaldare il cuore anche degli affezionati di più nostalgici. Tra di loro c’è anche un insospettabile, Alberto Barbera, direttore della Mostra del cinema di Venezia. Da conclamato appassionato di western qual è, negli anni passati ogni qualvolta sia stato possibile non ha mancato di riservare un po’ di spazio a questo genere, ormai diviso in due filoni distinti. Da una parte c’è chi il western sta tentando di rifondarlo, talvolta sovvertendone le caratteristiche definenti, a partire da un maschile spesso misogino e machista: basta pensare a quanto fatto un anno fa da Jane Champion con Il potere del cane o qualche tempo prima da Jacques Audiard con I fratelli Sisters. Dall’altra c’è una piccola pattuglia di autori, per lo più di una certa età, che continua a produrre pellicole assimilabili ai classici del genere. Classe 1942 e passaporto statunitense, Walter Hill appartiene decisamente al secondo gruppo.
Il suo Dead for a Dollar dovrebbe essere proprio questo: un nuovo film che guarda al passato e regala una novità all’insegna della tradizione agli amanti del western vecchia scuola, tutto strade polverose e duelli a chi spara prima. Il progetto del regista de I guerrieri della notte e Strade di fuoco, per quanto passatista, in realtà ha almeno un paio di punti d’interesse, a partire dal cast.
La trama di Dead for a Dollar
Christoph Waltz esce dai suoi consueti ruoli da cattivo per interpretare il protagonista del film. Max Borlund è un cacciatore di taglie a cui un marito facoltoso chiede di recuperare la moglie Rachel Price (Rachel Brosnahan di La fantastica signora Maisel), rapita da un uomo nero, un ex sergente dell’esercito e condotta verso il Messico. Sostenuto dall’esercito (che vuole evitare lo scandalo), Max si vede assegnato un sergente come supporto e parte verso Chihuahua, dove il bandito e la donna sembrano essersi diretti.
Appare chiaro sin da subito che la donna non sembra essere stata costretta alla fuga. Willem Dafoe: sia riuscita a stringere rapporti con la criminalità locale messicana per garantirsi un passaggio sicuro e protezione. Max inoltre dovrà guardarsi anche da Joe Cribbens (Willem Dafoe), un abile giocatore di poker e notorio ladro di cavalli che è uscito di prigione giusto a inizio film. Joe ha appena finito di scontare 5 anni di galera proprio per mano del protagonista, che lo ha consegnato vivo alle autorità per riscuotere la sua taglia, salvandogli così la vita.
Un western malfatto in cui Willem Dafoe si diverte moltissimo
È sconcertante dover criticare Dead for a Dollar in quello che dovrebbe essere proprio il suo punto forte: la fattura tecnica da film western. Girato in digitale e quindi con uno standard qualitativo in alta definizione che cancella ogni possibilità di grana ruvida e “aspetto retrò”, il film subisce un’assurda color correction che vibra tutte le scene su esasperati toni gialli. I filtri paglierini sono applicati troppo e senza criterio alcuno, privando i colori e le ombre delle scene di profondità e chiaroscuri, dando ai protagonisti un’aria un po’ malaticcia.
Ancora peggiore è il montaggio davvero abbozzato e spesso erroneo della pellicola. Come notato da molti, nel film assistiamo a più di un scavalcamento di campo, ovvero all’accostamento di due scene che non hanno coerenza e continuità registica. Un errore davvero da dilettanti, una regola base del cinema che talvolta viene disattesa per ragioni specifiche da bravi registi. Qui invece sembra proprio una dimenticanza.
Anche la trama, tutto sommato, non ha granché da dire ma in questo caso è comprensibile il motivo. In un’epoca in cui il western è passato di moda, i pochi film prodotti che si rivolgono a un pubblico di appassionati possono permettersi di riproporre trame già datate, consapevoli che nessuno le sfrutta più da anni e che faranno la gioia del proprio pubblico di nicchia.
Note positive purtroppo ce ne sono poche. Certo fa un po’ impressione ritrovare Waltz in un ruolo da buono e che per giunta non gestisce al meglio, mentre a Rachel Brosnahan più che altro viene dato pochissimo da fare. A uscirne meglio di tutti è Willem Dafoe. Non perché il suo personaggio sia particolarmente più sviluppato o meglio scritto degli altri, ma perché è evidentissimo quanto si diversa a essere il cattivo di un western. Il suo entusiasmo è ben visibile e in una certa misura contagioso: si percepisce chiaramente quanto l’interprete del Goblin desiderasse lavorare con Hill a questo progetto.
Voto
Redazione
Dead for a Dollar, recensione: il maestro del western Walter Hill è tornato…ma non c’è nulla di cui entusiasmarsi
Un ritorno non all’altezza del mito di Hill e delle sue capacità in campo western e non. Dead for a Dollar è adatto giusto ai grandi affezionati del genere, pronti a chiudere un occhio su praticamente tutto quello che non va pur di ritrovare certe atmosfere che profumano di saloon e cavalcate nel deserto. L’unico motivo per vederlo è godersi l’entusiasmo di Willem Dafoe, la cui parte non è certo quella da co-protagonista.