Diabolik - Ginko all’attacco!, recensione: un grande Mastandrea non riesce ad arginare il disastro

Valerio Mastandrea eccelle ancora una volta nei panni di un Ginko potenzialmente strepitoso, ma purtroppo calato in un film ancor peggiore del già deludentissimo primo capitolo. La recensione.

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La scena più bella di Diabolik - Ginko all’attacco!, forse l’unica scena davvero bella del film, ha per assoluto protagonista Valerio Mastandrea e scorre, malinconica, sui titoli di coda. Non c’è niente e nessuno: Ginko è nel rifugio di Diabolik ormai abbandonato, non dice una parola. Fuma la sua pipa e guarda assorto lontano, mentre il fumo sale e le note di Se mi vuoi (la canzone inedita scritta da Diodato per il film) tornano a farsi sentire, sinuose. Che una scena fatta di pura atmosfera e con pochissimo intervento del cast e della regia giganteggi é indicativo del livello francamente imbarazzante su cui si muove questa pellicola, ancor più sbagliata e deludente della precedente, già molto discutibile nella sua riuscita.

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La solitudine dell’ispettore Ginko

Le stroncature senza appello hanno poco senso di esistere, perciò meglio trasformare questa recensione in un’ode all’unico elemento che vale il prezzo del biglietto e il tempo necessario a vedere il secondo film di Diabolik firmato dai Manetti: l’ispettore Ginko. Che il personaggio di Mastandrea funzionasse particolarmente bene l’hanno capito anche i registi del film, tanto da rendere il ladro a cui si ostina a dare la caccia una sorta di ombra del progetto di cui dovrebbe essere protagonista. Come da titolo qui gran parte del tempo è dedicata all’ispettore che ha trasformato Diabolik nella sua ossessione. Il Diabolik vero e in carne e ossa, che nel frattempo ha anche cambiato interprete (da una Luca Marinelli dileguatosi in corso d’opera si è passati a un Giacomo Gianniotti che non lascia particolari impressioni dietro di sé), appare in un pugno di scene ed è anche costretto a pronunciare alcune battute così generiche e mal scritte che nella proiezione dedicata alla stampa è scoppiata l’ilarità generale.

È il Diabolik che vive dentro la mente di Ginko a funzionare davvero, come tutte le ossessioni. Un Ginko carismatico, ma ancor più malinconico, che ricorda un po’ Maigret, un po’ certi burocrati inglesi che sotto una patina di grigiore e distacco sono agitati da sentimenti tumultuosi. Il cuore di Ginko batte per la contessa Altea, un amore impossibile anche solo da palesare. Lei raffinata e ricchissima, lui un umile piedipiatti sulle tracce del Re del Terrore. Mastandrea riesce regalare al suo Ginko un manto di malinconia e disillusione, nonostante si trovi davanti una Monica Bellucci la cui presenza è funestata sia da tremende battute capitatele in sorte, sia da un personaggio che non sembra calzarle bene, sia da una parrucca che riesce nell’incredibile traguardo di abbruttirla.

Diabolik - Ginko all’attacco!, recensione: un grande Mastandrea non riesce ad arginare il disastro

Mastandrea merita un (altro) film tutto suo

Circondato da poliziotti incompetenti e da attori e comparse che li interpretano ancora più incapaci, calato in un film diretto da un duo che di delicate malinconie, alta borghesia e spietatezza anarchica se ne fa poco o nulla, scritto con una superficialità spiazzante, il Ginko di Mastandrea riesce in qualche modo a funzionare sempre e comunque. Merito di un interprete che giganteggia in un cast di colleghi passabili (in altri progetti, qui no), che riesce a dare profondità e sensibilità a un progetto fasullo quanto i gioielli di simil carta pesta che spaccia per preziosissimi.

Il Diabolik dei Manetti in fondo è tutto sintetizzato nelle sue scene di apertura e chiusura. Nella seconda c’è solo lui, Ginko colossale nonostante tutto, su cui vorremmo una serie TV, una fiction RAI, una sacra trilogia. Nella prima invece è protagonista una canzone elegante e sensuale di Diodato accostata a un balletto di tutt’altro sapore e atmosfera, con danzatrici discinte e procaci che si muovono senza grazia e armonia, seguendo un’altra musica, costruendo un’atmosfera completamente diversa a livello visivo rispetto a quanto sentono le nostre orecchie. A voler essere cattivi si potrebbe dire che Diodato, che fa una breve apparizione in quanto cantante nei titoli di testa, è il secondo più bravo interprete del film, ma vale la pena essere così brutalmente sinceri? Forse sì, dato che un terzo capitolo è già annunciato e in arrivo.Possibile che possa fare ancora peggio?

Diabolik - Ginko all’attacco!, recensione: un grande Mastandrea non riesce ad arginare il disastro

Diabolik - Ginko all'attacco!

Rating: Tutti

Durata: 116'

Nazione: Italia

3

Voto

Redazione

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Diabolik - Ginko all'attacco!

Repetita Iuvant, si spera: il problema non è Diabolik e forse nemmeno il cast. Sono i Manetti che ci derubano di un film che potrebbe essere grandioso, se solo fossero disposti ad ammettere di non essere gli sceneggiatori e i registi giusti per questo progetto.

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