Diva futura, recensione: il porno poetico che non c’è più

Il secondo film di Giulia Louise Steigerwalt ripercorre senza giudizi e con grande ironia il sogno utopico di Riccardo Schicchi, evidenziandone poesia e contraddizioni. La recensione.

Diva futura recensione il porno poetico che non cè più

Un film come Diva futura è qualcosa di prezioso, che andrebbe tutelato, discusso e messo in luce molto più di quanto si stia facendo alla vigilia del suo arrivo in sala. D’altronde origliando il commento della stampa italiana all’uscita della presentazione del film nella cornice della Mostra di Venezia si percepiva un certo astio, una certa sufficienza. Questo probabilmente perché la pellicola sceglie una strada pochissimo battuta da noi, con l’eccezione dei progetti sostenuti da Matteo Rovere (come in questo caso) e il suo socio Sydney Sibilia con la Groenlandia.

Diva futura, recensione: il porno poetico che non c’è più

La strada di Diva Futura è quella del film pop, frizzante, facile, che non nasconde le sue ambizioni artistiche e il suo commentario sociale, ma seduce lo spettatore con un racconto diretto e accessibile, dialoghi brillanti e l’occasionale uso di una hit pop molto orecchiabile. Qualcosa di quasi scandaloso in una cinematografia costantemente divisa tra l’altissimo autoriale (talvolta polveroso) e il bassissimo commerciale un po’ vacuo, con il vuoto in mezzo. In questo vuoto si piazza il secondo film di Giulia Louise Steigerwalt, ex attrice formatasi come sceneggiatrice poi diventata regista. La sua seconda prova dietro la cinepresa è l’ennesimo bel segnale arrivato da Venezia di nuove firme italiane con qualcosa da dire e l’ardire di dirlo fuori dagli schemi del cinema italiano più convenzionale.

Riccardo Schicchi è il sognatore al centro di Diva Futura

La natura di questo film riflette quella del suo soggetto d’indagine, l’agenzia Diva Futura di Riccardo Schicchi, prima realtà italiana a portare la pornografia alla ribalta del costume italiano e dell’immaginario collettivo. Basato sul libro di memorie di Debora Attanasio Non dite alla mamma che faccio la segretaria, Diva Futura racconta dalla prospettiva di una segreteria e assistente personale al di fuori del mondo della trasgressione la figura romantica, ironica e tragica di Schicchi, scopritore di “dive future”, regista di porno autoriali, protettore del mal costume dall’ipocrisia e dal perbenismo dell’opinione pubblica italiana.

Sorretto da dialoghi brillanti e dalla capacità di generare empatia senza scadere nel pietismo, Diva Futura rifiuta da subito le etichette morali e i giudizi di ogni tipo, senza assolvere né condannare i suoi protagonisti, ma raccontandoli come persone a tutto tondo. Il film è costruito e confezionato come il più classico dei racconti d’ascesa al successo e conseguente, rovinosa caduta; dalle stalle alle stelle e ritorno. Interpretato da un Pietro Castellitto che ne cattura la giocosità ironica e sensibile, lo Schicchi di Diva Futura è una sorta di strambo visionario che è convinto di poter rivoluzionare il costume italiano. Tra le tante strade possibili, sceglie quella del porno in cassetta, animato da ideali politici e culturali degli anni ‘70. Schicchi sogna un’Italia liberata dove il sesso non si nasconda nel retro delle edicole e possa diventare un vero trampolino di lancio per future dive.

Diva futura, recensione: il porno poetico che non c’è più

Capace di avere una visione ma del tutto mancante di pragmatismo, Schicchi pensa di poter trasformare il porno scadente e nascosto nei retrobottega con giornaletti e filmini in un formato video d’ambizione artistica, che faccia sognare e lanci carriere. Al suo fianco arriva la timida Attanasio (Barbara Ronchi), che rimarrà il suo braccio destro per i decenni successivi e diventerà parte integrante di questo sogno.

Diva Futura fa riflessioni simili a quelle del cinema di Sean Baker

Prima negli anni ‘80 e poi negli anni ‘90, lo Schicchi di Diva Futura incontra il terreno fertile di un’Italia sedotta dalla leggerezza delle TV private, del Bagaglino e del Costanzo Show. Un paese che è disposto a lasciarsi mostrare e provocare, fuori dai confini stretti e moralisti dei difficili anni di piombo, della Democrazia Cristiana. Steigerwalt costruisce un commentario sociale, culturale e mediatico ricorrendo a clip originali delle trasmissioni dell’epoca, dentro cui cuce con gli effetti visivi la presenza delle attrici porno protagoniste dell’agenzia: Tesa Litvan nel ruolo di Éva Henger, Denise Capezza nei panni di Moana Pozzi e Lidija Kordic in quelli di Ilona "Cicciolina" Staller.

Inizialmente Diva Futura sembra esaudire la promessa del titolo. Rendere famose e desiderate le star dei suoi film. Sono donne bellissime, certo, ma anche dotate di sensibilità e intelligenza, che Schicchi individua e riconosce al primo sguardo, da grande talent scout del porno qual é. In questo senso Steigerwalt non è molto lontano dal recente cinema di Sean Baker, con film come Red Rocket e la Palma d’Oro Anora. Racconta infatti di come la scorciatoia del porno possa sì portare fama e visibilità, ma sul medio e lungo periodo non si rivela mai facile né sicura.

Il porno poetico di Schicchi è una rivoluzione mai cominciata

Pur non diventando mai un cautionary tale, un racconto che mette in guardia nei confronti di qualcosa, Diva Futura fotografa con efficacia l’abbaglio preso da Schicchi e da chi credette nel suo sogno. Ovvero quello di confondere la voglia degli italiani di allenare i confini di una sessualità da vivere di nascosto con quella di rivoluzionare davvero il modo di fare sesso e d’amare, rispettando la donna come propria pari, riconoscendone il piacere come entità distinta da quello maschile. ****Non è un caso che il film insista tanto sul Berlusconismo d’oro della prima Forza Italia, usando in una scena come sottofondo il celebre discorso agli Italia dell’allora premier. Diva Futura mette in correlazione il successo di Cicciolina, Moana ed Eva con un allentarsi dei costumi che coincide proprio con l’utilizzo delle reti Mediaset come “arma di seduzione di massa” per la discesa nell’agone politico del futuro premier.

Diva futura, recensione: il porno poetico che non c’è più

Nella seconda parte della pellicola però viene evidenziato impietosamente come la rivoluzione sognata da Schicchi di fatto non cominci nemmeno, perché l’Italia è diventata solo un po’ meno rigida nei costumi, ma è rimasta solidamente ancora a una visione maschilista e misogina della donna. Va bene guardare i film porno pensati solo per gli uomini, ma le protagoniste degli stessi al di fuori della pornografia non sono prese sul serio, valorizzate, capite. Non hanno modo di diventare attrici vere e proprie, di scendere in politica, di essere altro che oggetto consumabile con il riavvolgimento delle VHS. Questo è dolosamente evidente in come i media tradizionali, i giornalisti, i conduttori e i giornali le sfruttino per fare numeri, approcciandole sempre con disprezzo. Segno che la misoginia è parte stessa del tessuto sociale che le sogna e le racconta. Come dice Schicchi, gli italiani sognano una donna provocante, a patto che non sia la madre o la moglie. Perché una donna che provoca non la puoi rispettare dopo averla goduta come immagine, come carne, come prodotto.

Diva Futura è un po’ sbilanciato, ma entusiasma lo stesso

Diva Futura solidarizza con il suo Peter Pan protagonista, romantico, sognatore, visionario un po’ goffo. Ne racconta con partecipazione i vezzi e i colpi di testa, non dimenticando di evidenziare anche le sue, d’ipocrisie. Non lo condanna né giudica mai, nemmeno quando arriva il nuovo Millennio e la sua agenzia, la sua rivoluzione, si rivela per quello che è stata: il piede di porco inconsapevole che ha forzato la porta del costume, lasciando la strada ad affaristi della peggior specie.

Il porno di oggi - ubiquo, aggressivo, violento verso le donne che racconta e spesso verso le attrici che lo interpretano, misogino - deriva da quel sogno, che non ha saputo vedere i pericoli della propria prospettiva unilateralmente maschile, che si è illuso che lo spettatore condividesse gli ideali politici e artistici delle produzioni della Diva Futura e non fosse lì solo per l’edonismo e la pornografia, pronto a rivolgersi al miglior offerente per averne di più, più estremo, a buon mercato.

Diva futura, recensione: il porno poetico che non c’è più

Specie nella sua parte finale, Diva Futura è un po’ affrettato nel ripercorrere alcuni degli snodi della caduta di Schicchi, dei suoi tanti passi falsi. È una pellicola sbilanciata tra ascesa e caduta, ma che gestisce bene l’equilibrio tra entusiasmo e malinconia nei toni. Come i suoi protagonisti rifiuta la morale ma non scade dell’immorale di un vouyerismo in cui sarebbe facile cadere, dato l’argomento.

Pietro Castellitto dà una prova davvero convincente e ricca d’umanità nell’incarnare Schicchi, mentre Barbara Rocchi è come al solito una risorsa preziosa, ma sarebbe bello vederla alla prese con un ruolo un po’ al di fuori di quello che ormai sembra diventato il suo casting tipo della donna servente dall’insospettabile cervello pensante.

Diva Futura

Rating: TBA

Nazione: Italia

7

Voto

Redazione

TISCALItestatapng

Diva Futura

Sorretta da un Rovere sempre più efficace nella veste di produttore, Steigerwalt mette a segno un ottima seconda pellicola, che osa posizionarsi in uno spazio terzo rispetto alla rigida dicotomia che regola il cinema italiano. Per questo forse non è molto amata dalla critica, ma sicuramente arriverà al pubblico, perché Diva Futura è innanzitutto un piacere guardarlo, ancor prima di riflettere su quello che racconta rispetto a quanto sia difficile liberarsi davvero dal giogo delle convenzioni sociali. Sempre che sia possibile, cosa di cui il film, nei suoi momenti più amari, sembra essere incerto.

Iscriviti alla Newsletter

Resta aggiornato sul mondo Gamesurf: anteprime, recensioni, prove e tanto altro.

ISCRIVITI