Dream Scenario, recensione: Nicolas Cage de-memifica sé stesso in un film che non ci fa sconti
Nel raffinato film di Kristoffer Borgli Nicolas Cage torna finalmente alla ribalta con un ruolo serio, importante, che non capitalizza mai sul suo essere un meme vivente. La recensione di Dream Scenario.
Un professore di biologia piccolo piccolo, sciapo e poco memorabile, tedioso e invecchiato male, pavido e incapace di farsi valere, anche e soprattutto quando ha ragione da vendere. Paul Matthews è tutto questo e, almeno sulla carta, non è il personaggio giusto per Nicolas Cage. Uno che negli ultimi anni è diventato una sorta di meme vivente, osannato e irriso per la sua incapacità di uscire dalla sua persona e entrare nel personaggio, o perché questo avviene la cornice è spesso quella di film così assurdi, così indifendibili, da peggiorare la situazione.
Cage però, giova ricordarlo, negli scorsi decenni ha messo a segno una serie di interpretazioni di rispetto con cineasti di primissima fascia e da qualche parte, a casa, ha un Oscar, forse poggiato sulla mensola del caminetto. Meno male che il regista norvegese Kristoffer Borgli non se l’è scordato e ha approcciato proprio lui per il ruolo da protagonista di Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo? (in uscita domani in tutti i cinema), consentendo a entrambi di capitalizzare nel modo giusto e più efficace sulla fama di Cage.
Un po’ commedia nera un po’ horror onirico, Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo? ha al suo centro il personaggio di Cage, che però subisce il film, vittima di una collettività che prima lo nota, poi lo attenziona, lo osanna e infine lo distrugge. Il ruolo richiede giocoforza che chi interpreta Paul sia una persona anonima, dimenticabile, esteticamente non attraente ma comunque troppo noiosa per risultare memorabile in senso opposto, negativo. Cage approccia il ruolo con grande serietà, come forse non faceva da anni, e riesce ad annullarsi dentro Paul, in maniera impressionante. Il fatto che però, a bocce ferme, sia proprio un attore che vanta un fandom che sembra gioire di ogni sua nuova nefandezza recitativa aggiunge un ulteriore strato di significato a un film che funziona come una grande allegoria su un lato non troppo gradevole che la vita contemporanea ci ha tirato fuori.
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- La trama di Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo?
- Perché Dream Scenario è il grande ritorno di Nicolas Cage
La trama di Dream Scenario - Hai mai sognato quest'uomo?
Paul è un professore di biologia affetto da una cronica accidia. Sogna di pubblicare un libro che gli porti prestigio accademico ma non tenta in alcun modo di concretizzare questa idea, intrattiene amicizie con colleghi e conoscenti che lo disprezzano in maniera nemmeno troppo sottile, scivola nelle vite dei suoi studenti e dei suoi familiari quasi ai margini, senza lasciare il segno.
Improvvisamente, inspiegabilmente, un numero sempre crescente di persone comincia a vederlo nei propri sogni.Conoscenti, amici, famigliari ma anche assoluti estranei, che non l’hanno mai incontrato né conosciuto. Nella vita, così come nei sogni, Paul si limita a fare da spettatore, rimanendo inattivo, da parte, mentre chi è addormentato affronta le sue visioni oniriche. Paul è inoffensivo e poco memorabile anche nei sogni, ma il fenomeno inspiegabile gli dona fama crescente.
La fama così conseguita finisce per travolgerlo. Paul pensa di poterla controllare, di poterla sfruttare per conseguire più facilmente ciò che desidera, ma scoprirà ben presto che la sua esposizione, oltre che pericolosa, viene interpretata solo come un bene etereo, monetizzabile. A fronte della sua frustrazione da sveglio, il suo io onirico comincerà a diventare più attivo, in maniera che è difficile scordare. Paul si troverà dunque a fare le spese di una presenza onirica globale su cui non ha il controllo, che non ha conseguenze concrete, ma di cui tutti lo ritengono responsabile.
Perché Dream Scenario è il grande ritorno di Nicolas Cage
Al suo esordio americano con la casa di produzione più cool del momento (A24), il norvegese Kristoffer Borgli torna su un argomento centrale anche nel precedente Sick of Myself, uscito qualche settimana fa in Italia: l’esposizione mediatica, la fama. Dream Scenario è un lungometraggio meno diretto del precedente, più sottile nella sua riflessione, ma non per questo meno affilato.
L’aspetto più affascinante della pellicola è come, a fronte di un cast molto indovinato e capace, ci sia un protagonista silenzioso e senza volto: la collettività. L’accidia che caratterizza Paul, la sua incapacità d’intervenire che rasenta la codardia è spesso contrapposta all’agire di una folla composita e spersonalizzata, una serie di facce in gruppi più o meno numerosi che è sedotta dalla sua fama mantenendo sempre chiaro la propria avversione per l’uomo oggetto di fama. Paul in sé rimane sempre vittima, oggetto del film, mentre la collettività diventa il soggetto che gli impone una serie di condizioni frustranti: prima l’indifferenza, poi la fama rigidamente scollegata da ciò che lui ritiene essere valevole della sua persona, infine la paura e l’odio.
Il secondo tempo è quello in cui il film smette di bearsi della sua brillante idea di base e comincia a esplorarne i lati più sgradevoli. Perché Paul è indubbiamente un uomo piccolo, un trombone reazionario che è pronto a criticare i giovani d’oggi e un uomo inerme e talvolta meschino, ma spesso ha ragione. È quando nella folla che lo attacca rivediamo anche il nostro volto che Dream Scenario dimostra di funzionare davvero. Perché Paul è davvero la vittima perfetta: non ispira simpatia né solidarietà, è facile da irridere, manipolare e raggirare. Eppure, è sul banco degli imputati non per ciò che ha fatto, ma per ciò che altri, durante la fase onirica, hanno immaginato che facesse.
Non solo: guardando il film con attenzione si nota che le persone che lo accusano di essere vittimista e diffidente poi finiscono per fare o essere ciò che Paul accusa loro di tramare. Defraudato delle proprie idee e della propria dignità,costretto a scusarsi per ciò che non ha fatto e poi criticato proprio per la natura delle sue scuse, spinto verso l’ala più estremista e marginale dello spazio pubblico, citato come precursore e poi denigrato per qualcosa che, in ultima istanza, ha subito. Altri, più scafati di lui, non esitano a monetizzare, con la faccia pulita e contrita, con gli slogan giusti.
Quello ritratto da Kristoffer Borgli non è un bel posto in cui vivere ed è un peccato perché, sogni con Nicolas Cage a parte, è il nostro presente. Quello in cui meccanismi di protezioni dei più deboli vengono usati per distruggere indiscriminatamente colpevoli e innocenti, dove la possibilità di scusarsi e di essere perdonati è nei fatti un’eventualità inesistente, dove la narrazione del trauma diventa un meccanismo di difesa e offesa per proteggere sé stessi ma anche distruggere gli altri, specie coloro che sono al di fuori della cerchia di quanti masticano linguaggi e atteggiamenti plasmati dal mondo post social media.
In tutto questo Nicolas Cage persona è un ulteriore strato sopra la storia già agrodolce di Paul, che finisce per voler tornare nell’unico mondo in cui è padrone della sua persona: quello del sogno. Dream Scenario è una riflessione sulla fama e su come la collettività abbia un atteggiamento ambivalente verso chi sta sulla scena pubblica, ma anche una storia romantica fatta di solide realtà che si sgretolano non appena si sognano, desiderandole, nuove possibilità. Infine è un film che, tramite la sua allegoria, accende il faro su quell’oncia di irrisione e disprezzo che spesso è mescolata al nostro interesse e affetto verso personalità che conosciamo solo in una dimensione virtuale, smaterializzata, idealizzata e fortemente aperta a interpretazioni come la scena pubblica.