Due giorni, una notte

Immaginate di avere a disposizione due giorni, solo due giorni, per convincere i vostri colleghi a non farvi licenziare. Immaginate che, dopo mesi di malattia, siate finalmente pronti a tornare a lavorare, più motivati che mai. La vostra vita e quella dei vostri figli dipendono solamente dalla capacità che avrete di convincere i colleghi a scegliere di aiutarvi. Questa é la storia di Sandra, in lotta contro qualcosa di più grande di lei.

Dopo diversi mesi di assenza dal lavoro, a causa di una depressione che l'ha debilitata fisicamente e mentalmente, la trentenne Sandra deve rimettersi in gioco il prima possibile. Il direttore della piccola azienda di pannelli solari in cui lavora, infatti, ha messo i dipendenti ad un bivio. Ognuno di loro dovrà scegliere se ottenere un cospicuo un bonus e licenziare Sandra, oppure rinunciare al bonus e reintegrare la donna.

Due giorni, una notte
Sandra ha solo due giorni per convincere i colleghi ad aiutarla.


In tempo di crisi economica, una scelta del genere é tutt'altro che facile. C'é chi ha figli da mantenere, tasse da pagare, una casa da ristrutturare e un matrimonio che cade a pezzi. Ma c'é anche chi, senza tanta fatica, sceglie la via più facile: tenersi i soldi e accettare il rimorso di coscienza. Prima o poi passerà. Come se non bastasse, il capo-reparto, Jean-Marc (Olivier Gourmet), mette in atto una vera strategia del terrore nei confronti dei dipendenti, senza considerare che Sandra sia, come tutti loro, bisognosa di lavorare.

Il nuovo film dei fratelli Dardenne osa mettere a nudo, con uno sguardo spietato, l'egoismo di un'umanità che riesce sempre a trovare le scuse migliori per non agire. O per agire unicamente in base al proprio interesse.

Difficile non entrare in empatia con Sandra, fragile eppure determinata e coraggiosa, costretta a sopportare umiliazioni e porte sbattute in faccia. Vittima di una costante violenza verbale e psicologica. Solo due giorni, dicevamo, durante i quali Sandra percorrerà le vie della città, di casa in casa, nel disperato tentativo di convincere i colleghi a votare per la sua ri-assunzione in azienda.
Se siete alla ricerca di un film dal ritmo serrato e incalzante, questa pellicola non fa per voi.

Due giorni, una notte


Nonostante la sua breve durata, circa un'ora e mezza, i tempi narrativi sono estremamente dilatati, lasciando spazio a lunghi silenzi ed esitazioni. Come a voler seguire la protagonista in tutto e per tutto, anche il film si adegua alla vita interiore di Sandra, ai suoi timori e agli innumerevoli dubbi che la assalgono. Viaggi in autobus, in macchina, a piedi, poi di nuovo in autobus, e così via fino allo sfinimento.

Grazie al marito, Manu (Fabrizio Rongione) e alla collega Juliette (Catherine Salée), Sandra riesce a rimettersi in piedi tutte le volte, anche se esausta. Gli ostacoli sono tanti, forse troppi, ma la voglia di farcela é più grande.

Un film che tiene con il fiato sospeso dalla prima all'ultima scena, perché il crollo definitivo della protagonista sembra ogni volta più vicino, più palpabile, salvo poi smentire le attese. Con grande sorpresa dello spettatore e della stessa Sandra, la speranza si riaccende anche nelle avversità.

Due giorni, una notte

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