El Diario: il thriller soprannaturale di Prime Video è scarso, ma con un’idea interessante

Un film realizzato davvero male

di Chiara Poli

Su Prime Video ci sono dozzine di horror e thriller soprannaturali di ogni tipo, spesso non doppiati e senza nemmeno i disponibili. Si tratta di produzioni di basso livello, principalmente b-movies destinati esclusivamente agli amanti del genere. Ma quando è arrivato il film messicano El Diario si sono presi la briga di farlo doppiare. Perché, nonostante la realizzazione cheap, l’idea alla base del film ha qualcosa di buono.

La trama di El Diario


Dopo la separazione dal marito Victor (Leonardo Ortizgris, Museo - Folle rapina a Città del Messico), Olga (Irene Azuela, Gli inviati) si trasferisce con la figlioletta Vera (Isabella Arroyo, El sabor de la Navidad) in una nuova casa. Ma in quella casa c’è qualcosa che non va: succedono cose strane e Olga non riesce a sbarazzarsi di un inquietante serie di oggetti, fra cui spicca un diario agghiacciante. Nonostante l’aiuto dello psicologo Carlos (Mauricio Ochmann, Le parole che non ti ho detto), da cui Vera è in cura per un evento passato, Olga sente che sua figlia è in pericolo…

Una buona idea sulla carta, realizzata davvero male


Il thriller soprannaturale messicano di Prime Video ha un ritmo eccessivamente lento: per oltre un’ora non succede praticamente nulla. Eppure, la trama ha degli spunti originali e interessanti.

Una produzione meno improvvisata, e sicuramente meno “povera” di budget, avrebbe ottenuto un risultato decisamente apprezzabile. Ma si sa: di sceneggiature che in mano ad altri avrebbero fatto faville son pieni i servizi streaming…

Distribuito anche con il titolo The Diary, El Diario dà l’impressione di essere il classico film per la TV girato in fretta e con pochi soldi. Gli effetti sono grossolani, l’uso della colonna sonora è bizzarro e la regia lascia molto, molto a desiderare. Ogni tanto c’è l’uso di grandangoli per aumentare il senso di assurdità, si indugia sui primi piani davvero troppo a lungo e l’impressione è che le due registe, Emma Bértran (secondo aiuto regia in Hospital Center) e Alba Gil (Il segreto del fiume), non abbiano mai visto una macchina da presa. Come capirete dai titoli citati come curriculum, il problema è una delle due, che ha sempre lavorato come assistente o (secondo) aiuto regista. Alba Gil ha alle spalle un titolo molto apprezzato e francamente non mi spiego come sia finita a dirigere questa cosa. Probabilmente è un mistero che resterà senza soluzione.

La sceneggiatura: un’occasione sprecata


Al di là dei problemi tecnici e dei mezzi, che sono scarsi, la sceneggiatura firmata dalla Bértran (ora ha senso) insieme a Pamela Pons (creatrice della fortunata serie TV Piratas en Baleares) ha degli elementi interessanti.

Il legame fra presente e futuro, con la sensazione che il futuro sia già scritto e impossibile da modificare, è alla base di una storia girata in modo veramente maldestro. Ed è uno spreco, visto che il cast fa il suo dovere, dalla piccola Arroyo in su.

In un’epoca di viaggi nel tempo e multiverso con versioni alternative del futuro, l’affermazione che il futuro è scritto, che il destino non si può modificare - nemmeno conoscendolo in anticipo - aggiunge quel tocco di dramma funzionale alla storia. Soprattutto a un thriller soprannaturale, visto che in questo genere raramente si riesce a cambiare il tragico destino di uno o più personaggi.

El Diario parla di traumi, di eventi avvenuti nell’infanzia che determinano chi saremo una volta cresciuti. Con anche qualche riferimento non secondario all’inizio delle “carriere” dei più celebri serial killer.

Il ruolo morale che una persona si trova a esercitare rispetto alla consapevolezza che i traumi generano mostri, rappresenta l’aspetto più interessante di una storia di quelle che oggi non si raccontano più. Una storia in cui, semplicemente, il male esiste ed è innato. I malvagi esistono e non sono i traumi a renderli tali: nascono così. Senza motivo. Semplicemente per la natura crudele dell’essere umano, che lo porta a usare i traumi per affinare la propria arte malvagia. Attorno a questo concetto sono stati costruiti film interessanti (The Innocents, su tutti) e con mezzi, anche stilistici, adeguati. Qui la regia è inadeguata. Ma nella storia c’è del potenziale. A questo punto c’è da sperare in un remake americano del film.