Elysium

di Simone Rampazzi
Riuscireste a immaginarvi la vostra vita da qui a 100 anni? Quanti, o addirittura, quali progressi tecnologici faranno parte della nostra vita quotidiana, sempre più rivolta verso il dio “senza cuore” dei computer? E maggiormente .. come saranno divisi gli stati mondiali, le classi sociali, saranno ancora presenti gli innumerevoli problemi che oggi, nel 2013, ancora ci affliggono?

Neil Blomkamp (District 9) ci propone la sua visione di un futuro relativamente prossimo, delineando una storia dai caratteri pungenti e puntando più sul lato introspettivo del genere umano, mordendo e raschiando l'animo fino alla sua caratteristica primeva, ovvero la sopravvivenza. In uno stato distopico come quello prospettato dal regista in una Terra del 2154, l'umanità si trova in un equilibrio precario fondato sulla mera ricchezza materiale, problema sorto durante il lungo periodo in cui la popolazione ha incrementato il proprio numero a livello esponenziale, risucchiando fino al midollo le risorse della terra e riducendola così ad una gigantesca colonia sovrappopolata e povera. Solo le persone più ricche del pianeta hanno avuto la possibilità di contribuire alla costruzione di una gigantesca stazione orbitale nello spazio, chiamata Elysium, dove un regime semi-dittatoriale impone un rigido sistema di frontiera per evitare l'immigrazione della “povera gente” nel mondo dei “ricchi”. Già come suggerito dal nome, il divario tra le due realtà proposte é abissale, proprio perché questa stazione spaziale si presenta non solo come un paradiso terrestre, ma ne sottolinea i caratteri ultraterreni data la presenza di capsule super-tecnologiche capaci di guarire qualsiasi malattia.



E' evidente, dunque, che gli abitanti della Terra bramano alla colonia “Elysium”, proprio come un'anima tormentata in Purgatorio ambisce al tanto desiderato Paradiso, in un continuo quanto lento meccanismo perverso di apatia e disperazione per una ambizione tanto felice quanto utopica. E' proprio in questo clima, continuamente sottolineato dall'ottima scenografia realizzata, cheil protagonista Matt Damon (The Bourne Saga, Invictus) cerca di realizzare il sogno di una vita, interpretando con ottimi risultati, la parte dell'adolescente disadattato condannato ad una vita terrena infelice.Tale infelicità si trasforma ben presto in atti di vandalismo, mostrandoci a seguito di un gap temporale un protagonista completamente cambiato, corrotto, se vogliamo, da questa società che gli impone una vita da reietto e ladro per acquistarsi la libertà, rendendosi allo stesso tempo conto (quasi come barlume di responsabilità) che non può essere questo il metodo giusto per uscire da questa -selva oscura- di cui ha smarrito la diritta via. Sarà un incidente di percorso a dargli la motivazione necessaria per compiere gesti folli irreversibili, trasformando persino il suo corpo in una sorta di automa semi-umano pronto a requisire informazioni per ottenere la propria libertà a tutti i costi.



L'unico modo per essere salvato da questo circolo vizioso sembra essere rinchiuso nel passato, visto che sarà una sua vecchia amica d'infanzia, tale Frey, che nelle vesti di un adulta Alice Braga (Repo Men, Io Sono Leggenda), insieme alla sua unica figlioletta malata di leucemia, riuscirà a far redimere il nostro Max, dandogli finalmente il giusto scopo per combattere la battaglia finale, non più impersonata dal desiderio irrazionale di migliorare la propria vita ormai agli sgoccioli ma bensì per salvare l'intera umanità, concentrandosi verso gli unici elementi che ne impediscono l'attuazione, ovvero la Direttrice della Difesa di Elysium, Jodie Foster (Flightplan, Nim's Island) ed il suo più accanito e sanguinario sicario Sharlto Copley (Ditrict 9, A-Team).

Durante tutta la visione del film le varie metafore proposte sono state parecchie e palpabili, segno di un buon lavoro da parte della regia nel proporre uno spettacolo più qualitativo che visivo, data la poca presenza di effetti speciali particolarmente d'effetto. Lo spettatore segue il protagonista nel suo cammino di redenzione e ne assorbe le vicissitudini aiutato da tutti gli elementi fondamentali della storia, senza restare all'oscuro di nulla, considerata la trama particolarmente lineare (aspetto allo stesso modo negativo, forse per il finale). Allo stesso tempo, ad affiancare il buon lavoro di regia, é presente un accompagnamento musicale ricco di pathos e particolarmente ben inserito nel contesto, diretto da un esordiente Ryan Amon con bravura e dedizione nell'indirizzare la pellicola con musiche azzeccate per i momenti salienti, incalzando ritmi movimentati, o più quieti, con ottimo ritmo.



E' importante sottolineare anche l'ottima riuscita di Blomkamp, che in questa pellicola risulta più maturo nel suo lavoro di regia, proponendoci un prodotto decisamente superiore al precedente District 9, aiutato quasi certamente dall'esperienza e dall'affiatamento con Copley (dato il lavoro ormai duraturo insieme). Il tutto viene coadiuvato dall'affiatato lavoro del cast, capitanato da un incredibile Matt Damon, in grado di regalarci un'interpretazione da manuale, data la viscerale e reale presenza scenica (oltre che all'ottima resa emozionale del personaggio).

Una buona, ma migliorabile, presenza di Jodie Foster come elemento antagonista della pellicola riesce a spezzare l'avanzata di Damon, risultando quell'elemento corrotto da un sistema blindato disposto a tutto per la salvaguardia di questo paradiso terrestre ultraterreno data infatti la collaborazione con il sopracitato Copley, che in questa pellicola veste i panni del sicario senza scrupolo pronto ad uccidere per denaro senza troppi rimorsi di coscienza. proprio questo insieme di elementi a creare un ottima mistura esplosiva, in grado di proporre uno spettacolo scenico ed interpretativo particolarmente avvincente e ricco di suspence.