Escape Room
“Escape room” in sala il 14 marzo, è un film diretto da Adam Robitel – regista di “Insidious” – e porta in scena l’omonimo gioco di squadra tra i più amati negli ultimi tempi, soprattutto oltre oceano. Migliaia sono persino le app che spingono il giocatore ad usare la logica per cercare di scappare da stanza in stanza fino alla completa libertà. In questa pellicola, sei sconosciuti ricevono l’invito a parteciparvi per poter vivere un’esperienza nuova. Come si vedrà nel corso della storia, ognuno di loro porta con se le cicatrici di un trauma vissuto nel passato, motivo principale è infatti la volontà di compiere un’esperienza nuova per cercare di uscire dalla schematica confort-zone che si sono costruiti nel corso del tempo. Già fin dal loro arrivo in quella stanza, si ritroveranno costretti a trovare i vari indizi per poter cercare di trovare la salvezza; infatti, quello che doveva essere solo un gioco è tanto reale da mettere sul serio in pericolo le loro vite.
La trama sembra qualcosa di già visto, soprattutto per chi conosce film come “The Cube” del ’99 o il più recente “Quella casa nel Bosco”; ci si rende immediatamente conto di quanto il gioco sia lo stesso con molto meno sangue e molti meno mostri. Una partita giocata con le stesse regole di “Saw”: cosa sei disposto a fare pur di sopravvivere?
Ogni stanza è ben pensata per poter riproporre lo stress che ha coinvolto nel passato i personaggi. La prima stanza, ad esempio, sottoporrà Amanda (Deborah Ann Woll) al ricordo del calore che le ha deturpato la schiena, rendendola l’unica superstite del suo reggimento in Iraq. Lo svolgimento finale è quello tra i più classici del genere: la follia e il tedio sono le principali cause di tutto ciò che muove i fili.
Più che davanti all’orrorifico, il tutto ruota intorno agli aspetti del thriller. La tensione, l’ansia, i tempi e i movimenti sono calibrati per poter cercare di far provare alla sala lo stesso stato patemico dei protagonisti. Lo spettatore riesce a seguire bene il flusso di pensieri dei soggetti in scena, pensando a quanto sarebbe stato in grado di sopravvivere nelle stesse dinamiche.
Le escape room del resto affascinano, quando non vi è in gioco la propria vita. Ed è proprio su questa curiosità che si forma la forza del film. Si vuole sapere di più di quel che riguarda i personaggi, sul perché sono stati coinvolti, su cosa hanno in comune, o cosa riserverà la prossima stanza. Un gioco, una ricerca, che rende il pubblico esattamente uguale a chi ha ordinato la costruzione dell’intero meccanismo.