Fancy Dance è la prova che con Lily Gladstone Scorsese ci ha visto giusto
Su Apple TV+ è disponibile il film che prova quanto Scorsese ci abbia visto lungo nel scegliere l’attrice Lily Gladstone come protagonista del suo Killers of the Flower Moon: la recensione di Fancy Dance.
Quello di Lily Gladstone è un talento cristallino, che balza fuori dallo schermo ancor prima che apra bocca, grazie all’intensità del suo sguardo, alle sfumature emotive che veicola con la sua presenza, il suo carisma, con la postura del suo corpo. Ce ne siamo accorti tutti vedendo Killers of the Flower Moon, il monumentale film di Martin Scorsese in cui l’attrice nativa americana è relegata nel ruolo della vittima, eppure tiene testa e talvolta oscura attori del calibro di Robert De Niro e Leonardo DiCaprio.
Fancy Dance è la prova che non si è tratto di un exploit, un allineamento fortunato di circostanze che le hanno tirato fuori una performance memorabile che ha sfiorato l’Oscar. Se Hollywood non si metterà di traverso, Gladstone ha tutte le carte in regola per restare e regalarci altre performance stellari. Il film appena approdato sulla piattaforma di streaming proprietaria di Apple infatti regala una performance dell’attrice molto differente da quella che l’ha fatta scoprire al grande pubblico, ma sempre incisiva nel raccontare le tribolazioni dei nativi d’America, ieri e oggi.
Fancy Dance ha avuto una genesi sofferta
La sceneggiatura di Fancy Dance è rimasta nel limbo per molti anni, finendo in molte liste dedicate ai progetti pronti alla produzione, su cui però nessuno vuole puntare. Lo script è finito nella famigerata “The Black List”, classifica che ogni anno seleziona dieci storie “dormienti” su cui Hollywood potrebbe, dovrebbe puntare. L’inclusione in questa classifica annuale si rivela spesso una spada a doppio taglio: è al contempo un traguardo poco invidiabile e un’occasione per farsi notare. Avendo avuto modo di vedere molti film che hanno visto la luce anni dopo l’inclusione in questa lista nera, l’impressione che ne ho ricavato è che c’è spesso un motivo ben preciso per cui Hollywood ha deciso di passare la mano. A fronte di spunti interessanti e storie differenti da quella certa omologazione che aleggia tra gli studios, le sceneggiature di questa selezione annuale risultano quasi sempre in qualche modo incomplete. Spesso sono ferme a uno stadio di transizione, non si capisce quando vicine a uscire dal bozzolo e volare ad ali spiegate.
Questo è vero anche per Fancy Dance, l’esordio nel cinema di finzione della documentarista Erica Tremblay, che ne ha coscritto la sceneggiatura. A sua volta nativa americana, Tremblay ha da tempo un sodalizio artistico con Gladstone, protagonista del corto Little Chief e di un possibile, futuro film biografico sulla cantante jazz Mildred Bailey, i cui destini sono ancora incerti. Dentro Fancy Dance ci sono le tematiche che Tremblay ha già dimostrato di voler mettere in evidenza: la condizione femminile e queer nel contesto difficile delle Riserve.
La protagonista della pellicola, Jax, è una donna che si ritrova a fare la zia alla figlia della sorella, scomparsa nel nulla da settimane. Figlia di una donna nativa e di un uomo bianco, Jax ha un passato turbolento alle spalle. Nel presente rimane a galla con tutta una serie infinita di espedienti, furtarelli, strategie per mettere da parte qualche dollaro stropicciato e continuare a cercare la sorella.
Il fratello JJ fa parte della polizia della Riserva, ma il caso della scomparsa della sorella è stato passato al FBI, che di fatto non sta facendo nulla per trovarla. Così Jax si ritrova a dover badare alla nipotina Roki, convinta che la madre si farà viva durante il Powwow a Oklahoma City. Jax teme invece che la sorella sia una delle tante vittime del contesto fatto di alcolismo, droghe, emarginazione, scarsità di lavoro e opportunità che caratterizza le Riserve, ma rimane determinata nel proposito di scoprire che fine abbia fatto la donna. Il film è sospeso tra un thriller dal sapore true crime, con Jax che fronteggia situazioni pericolose cercando di scoprire dove sia finita la sorella, e un road movie che la porterà con la nipote verso Oklahoma City. Jax vuole che Roki partecipi al tanto desiderato Powwow, una sorta di tradizionale raduno danzante che fa sentire Roki parte della propria comunità.
Un crimine nella Riserva, finalmente raccontato da dentro la Riserva
Non sono molti i film ambientati nel contesto delle comunità native americane e ancor meno sono quelli scritti e diretti da esponenti delle stesse. L’ultimo film a ottenere un certo successo commerciale in questo senso è stato I segreti di Wind River (2017), che aveva come protagonisti Jeremy Renner e Elizabeth Olsen e la regia di Taylor Sheridan. La storia, di fondo simile a quella raccontata in Fancy Dance, era scritta e interpretata da nomi al di fuori della comunità nativa.
Le cose stanno lentamente cambiando, anche grazie alle cineaste donne: nel 2024 la quarta stagione di True Detectiveha tra i temi portanti proprio le strutturali difficoltà delle comunità native sfruttate da governo e dalle aziende. Fancy Dance ha il merito di raccontarci una storia che abbiamo già sentito tante volte, ma da un punto di vista interno. Un racconto fatto di tradizioni che si tenta di tenere in vita, di emarginazione sociale, di alcolismo e droga e, purtroppo, di una realtà in cui la scomparsa di una donna è la norma, non l’eccezione.
Il filtro attraverso cui scopriamo questa realtà è quello di Jax, che finisce per mangiarsi il film. Aspetto mascolino e corporatura robusta, Jax ha imparato a sopravvivere nel mondo bianco senza perdere le proprie radici, ma con un distacco cinico, alimentato dalla scomparsa della sorella. Eppure riesce a essere una zia incasinata ma punto di riferimento per la nipotina Roki, anche se i suoi insegnamenti pratici sono per lo più incentrati su manovre con cui rubacchiare macchine, benzina, alimentari e dormire in case sfitte in vendita.
La quieta padronanza recitativa di Lily Gladstone lascia ammirati
Lily Gladstone dà concretezza e sostanza a un personaggio che, in mani meno capaci, rischierebbe di rimanere dalla parte sbagliata dello stereotipo. La sua Jax invece si muove per sfumature, tiene in piedi film quando la storia comincia a mostrare la corda. Fa il vuoto rispetto agli attori che la circondano, che faticano molto di più a ovviare a certi evidenti limiti di scrittura. Per esempio il personaggio di Roki stenta a prendere vita perché sembra più scritto con l’ingenuità e l’emotività di una bambina che di un’adolescente. La giovane esordiente Isabel Deroy-Olson fa il suo, ma ancora una volta è il lavoro di concerto con Gladstone a tirarle fuori i passaggi emotivamente più incisivi del film.
Come già accennato, il film ci racconta anche la dimensione affettività di Jax, la sua vicinanza con una ballerina di lapdance che lavorava con la sorella scomparsa. Gladstone interpreta la relazione con la coetanea con una quieta padronanza, con una capacità di sottintendere e alludere a una profonda passione che lascia davvero ammirati. Emblematico è lo sguardo e il gesto con cui infila qualche dollaro negli slip della ballerina, che le dice che non è necessario pagarla, alludendo al fatto che balla per lei perché ne è attratta. Gladstone replica: “Io ti pago perché ti rispetto”, con uno sguardo in cui c’è tutto: l’attrazione, l’ammirazione, un sentimento che va oltre il desiderio e sfocia nella tenerezza. Con un’attrice del genere si possono sfangare anche scene potenzialmente insidiose come questa.
Insomma, Lily Gladstone non è stata scelta da Scorsese per caso, non è arrivata per mera fortuna o “quote native” alla nomination agli Oscar. C’è davvero da sperare che il suo essere nativa e la sua fisicità lontana dallo standard hollywoodiano non scoraggino gli studios dal garantirle una carriera di primo livello, che non si limiti a elevare i film incentrati sulla realtà dei nativi. Oltre ai limiti, più o meno opinabili, di scrittura, Fancy Dance ha faticato a vedere la luce anche perché è un progetto pensato e ambientato nella realtà delle Riserve. Quello che Fancy Dance fa molto bene è spiegare perché, a livello sistemico e strutturale, le riserve sono spesso un buco nero che inghiotte ogni aspirazione. Fare uscire qualcosa da questa realtà è incredibilmente complesso, a priori. Per questo Fancy Dance è una pellicola rara, che merita attenzione, nonostante qualche limite e ingenuità che si porta dietro.
Fancy Dance è disponibile su Apple TV+.