Fidanzata in affitto non si merita i millennial e Jennifer Lawrence: la recensione
Jennifer Lawrence si spende molto per Fidanzata in affitto, affrontando anche una lunga sequenza di nudo integrale. Il film invece fa pochissimo per valorizzarla.
Una decina d’anni fa Jennifer Lawrence era una “Hollywood darling”, una giovane attrice bellissima, molto brava, per cui gli studios impazzivano e verso cui il pubblico non smetteva mai di essere curioso. Dopo l’enorme successo di Hunger Games, dopo la collaborazione con David O. Russell che le ha portato un Oscar, l’attrice è incappata in una serie di film di discreto o scarso successo. Le sue apparizioni si sono diradate, si è concentrata su famiglia e affetti (ha partorito il primo figlio a febbraio 2022).
Il ritorno di Jennifer Lawrence l’ha sancito un film autoriale, piccolo e molto curato, che è valso una nomination agli Oscar al coprotagonista Brian Tyree Henry. Causeway (2022) però l’hanno visto in pochi, così come pochissimi ricordano Un gelido inverno (2010) film drammatico che mise Lawrence sul radar degli addetti ai lavori e che rimane ancor oggi la sua prova migliore.
Jennifer Lawrence insomma ha il talento di un’attrice di film autoriali, ma fa notizia solo in quelli commerciali. Così No Hard Feelings (Fidanzata in affitto in Italia) viene presentato come il suo grande ritorno, pur non essendolo. Non lo da definizione, perché quel titolo spetta al buon Causeway (che potete recuperare su Apple TV+). Non lo è nei fatti, perché Fidanzata in affitto è un film riuscito a metà, in cui a impegnarsi sembra essere proprio e solo Lawrence.
Continua a leggere la recensione di Fidanzata in affitto:
- Di cosa parla Fidanzata in affitto
- Da Bad Teacher a Fidanzata in Affitto
- Il ritorno di Jennifer Lawrence in Fidanzata in affitto
La trama di Fidanzata in affitto
La fidanzata in affitto è Maddie (Jennifer Lawrence), procace 32enne dalla vita incasinatissima. Maddie vive in un paesino della costa preso d’assalto dai ricchi, che lo trasformano ogni estate nel loro paradiso delle vacanze. Poco lavoro, prezzi alle stelle e pressante speculazione edilizia hanno trasformato la piccola comunità e reso la vita difficile ai residenti originari.
Maddie nel paese ci vive da sempre e, nonostante lavori sia come barista sia come autista di Uber, è piena di debiti. Quando le portano via l’automobile e rischia di perdere la casa lasciatale dalla madre, decide di rispondere a un annuncio bizzarro trovato su Craiglist. Una coppia di ricchi vacanzieri (Matthew Broderick e Laura Benanti) che ha un casa estiva in città cerca una donna per un lavoro anti-convenzionale. Discretamente, la candidata deve riuscire a far perdere la verginità al di loro figlio 17enne Percy (Andrew Barth Feldman), in procinto di lasciare il nido e partire per il college.
Maddie ha così bisogno della Buick di seconda mano che la coppia offre da accettare l’accordo. Tuttavia non ha fatto i conti con il carattere di Percy, timido e sensibile esponente della generazione Z, che sembra immune (anzi spaventato) dai plateali tentativi di Maddie di sedurlo.
Percy non sa che Maddie è stata pagata dai genitori per stargli accanto e farlo uscire dal suo guscio. Anche se forzato, il loro rapporto porterà entrambi a vedere la propria vita in una nuova ottica, aprendosi o accettando inevitabili cambiamenti.
Da Bad Teacher a Fidanzata in Affitto
Fidanzata in affitto è l’ennesimo film vittima del suo trailer e di un’ottima campagna promozionale. L’attenzione generata sin dalle prime immagini dimostra che, in fondo, il pubblico è ancora interessato alle vicende cinematografiche di Jennifer Lawrence. Il filmato promozionale di lancio è sbarazzino, accattivante e ci promette una “cattiva” Jennifer, un po’ come era stato per Cameron Diaz in Bad Teacher - Una cattiva maestra (2011). I due film, non è un caso, condividono lo sceneggiatore Gene Stupnitsky, qui anche regista.
Diaz e Lawrence però non hanno materiale della stessa qualità per le mani: Bad Teacher è infinitamente superiore come commedia scorretta con protagonista una bionda incasinatissima, sboccata e irresistibile. Non è colpa di Lawrence, che anzi raccoglie i miseri meriti di un film che le chiede tanto e le dà pochissimo. Al suo “ritorno sulla scena”, Lawrence non solo si mette in gioco nel ruolo di una “giovane vecchia”, così come viene percepita da Percy. Si presta a scene sorprendenti: su tutte, quella in cui esce dall’acqua completamente nuda (e ben visibile per nella sua nudità full frontal) per affrontare tre ragazzini che hanno rubato i vestiti suoi e dei 17enne mentre facevano un bagno in mare a mezzanotte.
Non è un nudo sexy, anzi: è una scena senza veli potente e “pericolosa” perché realistica. Lawrence non esce dall’acqua come una sirena, ma come un carro armato, picchiando i teppistelli senza curarsi di come appaia il suo fisico, dei movimenti del suo seno e del suo lato b. Una scena abbastanza rara nel cinema d’autore, figuriamoci nel sempre più castigato comparto commerciale.
Spesso abbiamo parlato in recensioni recenti di come nei blockbuster contemporanei manchi quasi completamente una dimensione affettiva e sessuale adulta. Che Lawrence si metta in gioco così tanto per una scena così incisiva ma irrilevante ai fini della trama dice molto di quanto credesse nell’operazione. Dice molto anche l’impaccio con cui il film descrive un proto-amplesso con cui risolve la questione centrale della trama.
La commedia irriverente è impossibile o quasi negli spazi sempre più stretti che la sensibilità contemporanea riserva non solo a cosa di possa o meno dire, ma anche a cosa sia lecito o no in campo affettivo. No Hard Feelings sa che il pericolo di venire tacciato di pedofilia é sempre dietro l’angolo, perché l’opinione pubblica americana è sempre più rigida riguardo a questioni anagrafiche relative a rapporti tra minorenni e maggiorenni: essere taglienti armati di forbicine dalla punta arrotondata e timorosi ad usare è difficile. Per certi versi è sorprendente cosa riesca a fare in quei limiti. A livello di contenuti, perché come impostazione cinematografica è un film davvero misero: regia anonima, montaggio raffazzonato, sceneggiatura che manca di ritmo e povera di spunti brillanti
Il ritorno di Jennifer Lawrence in Fidanzata in affitto
Il problema è che Fidanzata in affitto è un’operazione inesistente o quasi. La sceneggiatura ha per le mani molto più di una commedia irriverente. Spogliata delle convenzioni comiche, Maddie è un personaggio perfetto per un film politico, alla Loach o alla Dardenne. Maddie non è altro che una donna adulta e sola con due lavori ma sulla soglia della povertà, con le spalle al muro a causa dei ricchi che hanno invaso la sua città e le hanno reso possibile viverci. Ricchi che le chiedono di prostituirsi in cambio di una Buick usata: non è esattamente il milione di dollari offerti da Robert Redford a Demi Moore in Proposta indecente.
Maddie è incasinata ma realista, svezzata da un’infanzia complicata, pragmatica, piena di cicatrici e uomini del passato che ha trattato malissimo e che sono incasinati quanto lei, perché vivere non è facile quando fatichi ad arrivare a fine mese. Eppure la persona da redimere del film è lei. Fidanzata in affitto pretende pure di farle fare la lezione da un ragazzino sensibile sì, ma che invece la vita l’ha sempre sfiorata attraverso la protezione dei soldi dei genitori. Il vero mistero di questo film è perché prenda le parti di un esponente della generazione Z, che non è proprio quella che affolla i cinema, anzi.
Nel “paese reale” la guerra generazionale è in pieno corso: ogni generazione rinfaccia alle precedenti o successive qualcosa, la contrapposizione è netta, assolutistica. Una contrapposizione nata proprio dopo i millennial, qui rappresentati da Lawrence/Maddie. Percy invece incarna una generazione giovane e con tanti problemi quante contraddizioni che il film mette in scena ma non indaga mai. Non c’è un momento in cui si tenti di capire cosa ci sia dietro la paralizzante timidezza del protagonista, non c’è un passaggio in cui si sottolinei impietosamente come sia facile fare la morale agli altri quando la propria è sorretta da una sicurezza economica assoluta. Volendo si potrebbe persino prendere le parti di Percy, vedere nella sua limitata vita sociale un modo più presente e accorto di vivere le relazioni, alla luce della burrascosa vita sentimentale di Maddie. No Hard Feelings però non ha mai posizioni così forti, né in un senso né nell’altro.
L’unica cosa chiara e cristallina di Fidanzata in affitto è come sia un film che non ripaga l’impegno di Jennifer Lawrence e per giunta dimostra scarsa empatia verso la generazione che probabilmente andrà a vederlo al cinema. Una chiara indicazione di quale generazione la stia perdendo, questa guerra.