Following, recensione: perché andare a vedere al cinema l’esordio (inedito) di Christopher Nolan
Dopo 25 anni arriva in Italia il primo film girato da Christopher Nolan che, nonostante le limitazioni di budget, esprime già tutto il suo potenziale. La recensione di Following.
Non solo Oppenheimer. Grazie a Movies Inspired, distributore italiano votato al martirio per la caparbietà dimostrata nel scovare perle rare e destinate a nicchie tanto piccole quanto tenaci, sono due i film diretti da Christopher Nolan che troverete in sala questa settimana. La pellicola sul padre della bomba atomica - che vi abbiamo già recensito - fa ovviamente la parte del leone, ma il consiglio è di non perdere la possibilità di fare un “Barbenheimer” nostrano.
Dato che l’uscita ritardata di Oppenheimer ci ha negato la possibilità di una doppia visione in giornata di Barbie - Oppenheimer che ha appassionato mezzo mondo (e contribuito a far volare il botteghino di entrambi i film), perché non indulgere in una doppietta da veri appassionati di Nolan? Nolaniani e non solo: Following infatti è un esordio affascinante, già inserito nel prestigioso novero della Criterion Collection, che fa da contraltare perfetto alla prova più matura e recente del regista di Interstellar, evidenziandone tutti i pregi e i difetti.
Continua a leggere la recensione di Following di Christopher Nolan:
- Come è stato girato Following: no money Nolan
- La trama di Following
- Cosa rivela l’esordio di Nolan alla regia
Come è stato girato Following: no money Nolan
Following è un film di ambizioni non da poco, che tenta di spiegare le sue ali tarpate dalle notevoli ristrette di realizzazione. Dura appena 79 minuti, poco più di un’ora, ma ha richiesto al giovane Christopher Nolan oltre un anno di lavoro per concluderne la realizzazione.
Girato nelle case di conoscenti e amici, Following è stato attentamente pianificato per costare il meno possibile, dato che è stato in larga parte finanziato dal suo stesso regista, risparmiando sul suo salario per potersi permettere la pellicola da 16 millimetri con cui venne girato. Nolan ha in seguito raccontato che lui e la sua troupe si trovarono per girare una volta a settimana, di sabato, per più di quattro mesi. In ogni sessione Nolan, sprovvisto d’attrezzatura professionale per illuminare i set, sfruttava la luce naturale e provava e riprovava ogni scena con il cast, in modo da poter avere la scena finale dopo un paio di tentativi e risparmiare sulla pellicola.
Ogni sabato Nolan otteneva circa quindici minuti di girato rigorosamente in bianco nero, Una scelta quasi obbligata per ovviare all’impossibilità di mantenere una cromia coerente nel corso del film, date le condizioni poco più che amatoriali con cui stava realizzando il suo esordio. Non solo: girare una volta a settimana gli permise di incassare man mano lo stipendio mensile e comprare in più tranche la pellicola, di cui poteva permettersi di acquistare solo piccole quantità per volta.
Oltre a scrivere e dirigere il film, Nolan prese parte o si occupò in prima persona anche di buona parte della post produzione.
Following: la trama dell’esordio di Christopher Nolan
Il titolo del film fa riferimento all’abitudine del Giovane Uomo protagonista di seguire alcuni sconosciuti in giro per Londra, al fine di trovare ispirazione per il romanzo che sta tentando di scrivere. Il protagonista si dà delle regole ben precise d’ingaggio per evitare di far sorgere sospetti o mettere in difficoltà le persone che ha scelto di pedinare.
Tutto cambia però quando un giovane ben vestito e sicuro di sé lo avvicina, rivelandogli di aver notato che il protagonista lo stava seguendo da alcune ore. Dice di chiamarsi Cobb e propone a Bill - il nome probabilmente falso che il protagonista gli dà - di alzare la posta in gioco. Cobb infatti è un ladro, un topo d’appartamento, ma è poco interessato al denaro o al crimine.
La sua passione è quella di “portare via qualcosa per far capire alle persone cosa possedevano”. Quel “qualcosa” non si limita a oggetti spostati o trafugati, ma anche al senso di sicurezza della propria casa violata, l’inutilità di alcuni arredi, persino le relazioni affettive stabili, messe in crisi da falsi indizi d’infedeltà seminati ad arte. Cobb ama bere il vino che trova nelle case altrui, mentre destabilizza la routine di chi ci vive dentro.
Affascinato da Cobb, Bill ne adotta le abitudini criminali, ma finisce per invaghirsi di una delle vittime: una bella donna bionda che impara a conoscere attraverso le foto e gli oggetti che ha in casa, salvo poi scoprire che è rimasta invischiata in una storia difficile con un gangster locale.
Solo col tempo Bill riuscirà a mettere almeno in parte a fuoco la complessa personalità di Cobb e a intuirne i veri, nebulosi interessi.
Cosa rivela l’esordio di Nolan alla regia
Vedere Following a stretto giro prima o dopo Oppenheimer aiuta a mettere a fuoco ancora meglio la prova più matura di Nolan: la prova più giovanile e compromessa del regista riflette i medesimi interessi, le manie, la genialità e i limiti di quella più matura e ambiziosa.
Non è raro che un film d’esordio contenga già la summa artistica del cineasta che lo ha realizzato, ma non sempre una carriera pluridecennale mantiene una coerenza interna, una continuità stilistica tanto stringente. Non è un tratto positivo né negativo in sé, quanto piuttosto qualcosa di cui tenere conto quando si vede o si parla di un film di Nolan.
La progressione narrativa che frantuma la linea temporale, utilizzando strategiche elisioni per destabilizzare lo spettatore e lasciarlo fino all’ultimo nell’incertezza, non sono vezzi di un regista a caccia di complessità per darsi un tono. Following, così come Oppenheimer, presenta continui salti temporali verso il passato e il futuro rispetto a un presente che spesso fatichiamo a identificare come tale. Per Nolan non raccontare il ordine cronologico gli eventi è una forma narrativa con un valore molto forte, specie quando si muove nei territori del noir e del thriller, come accadeva agli inizi della sua carriera.
La scrittura di Following, sebbene pesantemente influenzata dalle tante ristrettezze a cui la pellicola deve far fronte, è il punto forte di un film che i critici dell’epoca definirono “la versione più cinica e cattiva del cinema di Hitchcock”. Una definizione azzeccata, di fronte a una pellicola con un paio di svolte inaspettate e taglienti, che si attarda a guardare dentro il lato oscuro della curiosità umana.
Rispetto alle sue pellicole più recenti però, Following sceglie di mettersi nei panni di chi non sa, guardando con soggezione e curiosità al “genio” della situazione, che guarda caso si chiama Cobb (come il protagonista di Inception). Stare nei panni di chi si sente spiegare le cose argina certe derive cervellotiche di Nolan, che è troppo preso dal portare a casa il film per potersi concentrare sul dimostrarci quanto sia intelligente (per fortuna).
Following contiene anche tutti i limiti e i difetti del cinema di Nolan. Basta guardare alla Bionda, l’unico personaggio femminile del film. I personaggi femminili, o per meglio dire i personaggi in cui non s’identifica, sono sempre stati il suo tallone d’Achille: gregari quando va bene, talvolta meri strumenti per acuire la tensione intellettuale, talvolta quasi sentimentale, tra i protagonisti maschili. Oppenheimer in questo senso dimostra che col tempo e con le critiche, Nolan qualche miglioramento l’ha ottenuto.
Cosa dire, dunque, di Following? All’epoca la critica lo accolse con un certo interesse e alcuni intuirono che dietro c’era un regista talentuoso. Difficile però scorgerci dentro più di uno sceneggiatore solidissimo, un narratore acuto della coscienza umana e un regista con molta ambizione. Following è riuscito sì, ma per essere un esordio indie con tante limitazioni.