Foxcatcher
di
Fabio Cozzi
Manca ormai davvero poco alla notte degli Oscar 2015 e per prepararci al meglio torniamo oggi con una nuova recensione cinematografica, abbiamo infatti avuto l'occasione di assistere all'anteprima di Foxcatcher, in uscita nelle prossime settimane.
Il film diretto, da Bennet Miller, ha ricevuto diverse nomination agli Oscar, tra cui quelle per miglior regista, miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista; scopriamo quindi insieme come Miller ha narrato una drammatica e struggente storia americana.
In questo primo 2015 sono stati diversi i film basati su fatti realmente accaduti, da “American Sniper” a “La Teoria del Tutto” passando per “Selma” e “The Imitation Game”. Foxcatcher si allinea perfettamente a questo filone raccontando uno cruda storia di sport americano che potremmo definire “estremo” con una accezione differente, in cui estremo é il confine verso il quale un allenatore spinge un atleta.
Al centro delle vicende narrate nella pellicola ci sono due famiglie agli antipodi, gli Schultz e i Du Pont, connotate da una parte da una vita di stenti e dall'altra da una grande ricchezza. Mark Schultz (Channing Tatum) é un lottatore di wrestling come suo fratello maggiore Dave (Mark Ruffalo), ma a differenza di quest'ultimo non é mai riuscito ad emergere, venendo sempre oscurato dalla medaglia d'oro vinta dal fratello.
Sarà proprio John du Pont (Steve Carell) controverso e patriottico milionario a rilanciare la figura di Mark, offrendogli di allenarsi insieme al resto del team olimpico americano all'interno della propria tenuta “Foxcatcher” in vista delle olimpiadi di Seul del 1988.Mark coglie fin da subito l'occasione e, grazie anche a i primi successi ottenuti con John, instaura con lui un profondo legame “Allenatore-Atleta” poggiato spesso sul sottile confine della morbosità. Non mancheranno problemi e scontri tra i due, e sarà necessario l'intervento di Dave per sanare la situazione e far si che Mark possa presentarsi a Seul nelle migliori condizioni. Il turbato milionario però svelerà molti dei lati oscuri che lo attanagliano mostrando grandi debolezze nascoste da un fiero orgoglio patriottico tracciando una drammatica e struggente parabola per le due famiglie.
Miller riesce in pieno a tratteggiare una realtà cruda, quella dell'ossessione sportiva, all'interno del quale spesso l'atleta diventa un mezzo con cui l'allenatore raggiunge i propri obiettivi. La tormentata follia di Du Pont, interpretata da un ottimo quanto inquietante Carell, pervade la pellicola per tutti i 134 minuti di durata, dando anche alle vittorie di Mark un sapore malinconico e struggente.
Lo stesso Tatum, inedito in film che possiamo senza dubbio definire “impegnati”, é riuscito a comportarsi molto bene rendendo esplicite le fragilità di Mark, il quale trova in Du Pont un appoggio paterno. Ma qual'é il confine tra affiatamento e morbosità, tra aspirazione e ossessione? All'interno di Foxcatcher l'atmosfera si andrà via via a fare sempre più greve e gretta, schiacciando le aspirazioni di un giovane atleta e e trasformandole in sogni inseguiti da un allenatore.
Nonostante i suoi 134 minuti di durata il film non perde particolarmente ritmo, i turbamenti dei protagonisti e soprattutto la patina di drammaticità che avvolge la pellicola riescono a far breccia nelle emozioni dello spettatore che viene pienamente coinvolto. Ci hanno inoltre molto convinto le interpretazioni di Tatum e Carell che nonostante fossero di fronte ad un primo approccio con un cinema piuttosto impegnato sono riusciti a tratteggiare al meglio le ombre più velate delle coscienze dei loro personaggi. Nel complesso quindi crediamo Foxcatcher sia una pellicola di pregevole fattura e che potrebbe durante la notte degli oscar sorprendere riuscendo ad aggiudicarsi una statuetta.
Il film diretto, da Bennet Miller, ha ricevuto diverse nomination agli Oscar, tra cui quelle per miglior regista, miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista; scopriamo quindi insieme come Miller ha narrato una drammatica e struggente storia americana.
“Un dramma sportivo americano”
In questo primo 2015 sono stati diversi i film basati su fatti realmente accaduti, da “American Sniper” a “La Teoria del Tutto” passando per “Selma” e “The Imitation Game”. Foxcatcher si allinea perfettamente a questo filone raccontando uno cruda storia di sport americano che potremmo definire “estremo” con una accezione differente, in cui estremo é il confine verso il quale un allenatore spinge un atleta.
Al centro delle vicende narrate nella pellicola ci sono due famiglie agli antipodi, gli Schultz e i Du Pont, connotate da una parte da una vita di stenti e dall'altra da una grande ricchezza. Mark Schultz (Channing Tatum) é un lottatore di wrestling come suo fratello maggiore Dave (Mark Ruffalo), ma a differenza di quest'ultimo non é mai riuscito ad emergere, venendo sempre oscurato dalla medaglia d'oro vinta dal fratello.
Sarà proprio John du Pont (Steve Carell) controverso e patriottico milionario a rilanciare la figura di Mark, offrendogli di allenarsi insieme al resto del team olimpico americano all'interno della propria tenuta “Foxcatcher” in vista delle olimpiadi di Seul del 1988.Mark coglie fin da subito l'occasione e, grazie anche a i primi successi ottenuti con John, instaura con lui un profondo legame “Allenatore-Atleta” poggiato spesso sul sottile confine della morbosità. Non mancheranno problemi e scontri tra i due, e sarà necessario l'intervento di Dave per sanare la situazione e far si che Mark possa presentarsi a Seul nelle migliori condizioni. Il turbato milionario però svelerà molti dei lati oscuri che lo attanagliano mostrando grandi debolezze nascoste da un fiero orgoglio patriottico tracciando una drammatica e struggente parabola per le due famiglie.
“Sto dando speranza all'America”
Miller riesce in pieno a tratteggiare una realtà cruda, quella dell'ossessione sportiva, all'interno del quale spesso l'atleta diventa un mezzo con cui l'allenatore raggiunge i propri obiettivi. La tormentata follia di Du Pont, interpretata da un ottimo quanto inquietante Carell, pervade la pellicola per tutti i 134 minuti di durata, dando anche alle vittorie di Mark un sapore malinconico e struggente.
Lo stesso Tatum, inedito in film che possiamo senza dubbio definire “impegnati”, é riuscito a comportarsi molto bene rendendo esplicite le fragilità di Mark, il quale trova in Du Pont un appoggio paterno. Ma qual'é il confine tra affiatamento e morbosità, tra aspirazione e ossessione? All'interno di Foxcatcher l'atmosfera si andrà via via a fare sempre più greve e gretta, schiacciando le aspirazioni di un giovane atleta e e trasformandole in sogni inseguiti da un allenatore.
Nonostante i suoi 134 minuti di durata il film non perde particolarmente ritmo, i turbamenti dei protagonisti e soprattutto la patina di drammaticità che avvolge la pellicola riescono a far breccia nelle emozioni dello spettatore che viene pienamente coinvolto. Ci hanno inoltre molto convinto le interpretazioni di Tatum e Carell che nonostante fossero di fronte ad un primo approccio con un cinema piuttosto impegnato sono riusciti a tratteggiare al meglio le ombre più velate delle coscienze dei loro personaggi. Nel complesso quindi crediamo Foxcatcher sia una pellicola di pregevole fattura e che potrebbe durante la notte degli oscar sorprendere riuscendo ad aggiudicarsi una statuetta.