The Gamechangers

Ieri sera il primo canale inglese BBC ha mandato in onda un lungometraggio intitolato The Gamechangers. La sua storia sul prima e sul dopo é interessante, e mentre ve la raccontiamo vediamo di tirare qualche somma anche su quello che c'é in mezzo, il film vero e proprio.

Blamestorm


Devin Darnell Moore viene fermato dagli agenti di polizia il 7 Giugno del 2003 a bordo di una macchina rubata. Viene portato alla stazione di polizia di Fayette, Alabama, dove durante l'incarcerazione ruba una pistola dal fianco dell'ufficiale e uccide lui e due colleghi prima di darsi alla fuga su un mezzo della polizia. Viene catturato poco dopo e al momento dell'arresto dichiara: “La vita é come un videogioco, ogni tanto bisogna morire.”.

Una frase che scatena l'avvocato Jack Thompson contro l'industria dei videogiochi e in particolare contro Rockstar per aver dato alle stampe Grand Thef Auto: Vice City.

The Gamechangers prende il via da questa vicenda per raccontare uno spaccato della storia di Rockstar, quegli anni dal 2003 al 2005 che hanno visto la software house inglese al centro di una bufera iniziata con il caso di Devin Moore e ingigantitosi poi con la mod Hot Coffe. Il racconto rimbalza da una fazione, quella di Thompson, all'altra quella di Sam Houser e della sua creatura, Rockstar, mettendo in mostra i due punti di vista, o almeno così dovrebbe essere…

The Gamechangers
La pellicola fallisce nel dare la giusta prospettiva del passare del tempo, una cosa di non poco conto in vicende così articolate


Rockstar infatti non sembra esser d'accordo con l'idea di vedere su schermo le vicende che l'hanno resa protagonista agli occhi del mondo, tanto che una volta annunciata la produzione del film ha immediatamente preso le distanze dal progetto arrivando a far causa alla stessa emittente britannica. Dal canto suo BBC ha continuato con i lavori, limitandosi a specificare che la pellicola é basata su una storia vera ma che le persone coinvolte si sono rifiutate di riconoscerla come tale. Come se non bastasse, poche ore fa Rockstar ha gettato ulteriore benzina sul fuoco commentando la messa in onda come un “cumulo di stronzate” e scatenando l'ira dei fan sui social. Diversi dipendenti della software house ci hanno messo del loro criticando aspramente quanto viene mostrato nei novanta minuti in cui Daniel Radcliffe nei panni di Sam Houser e Bill Paxton in quelli di Jack Thompson combattono per quello in cui credono. BBC al momento non ha replicato e probabilmente mai lo farà. Alla fine della fiera questo film… com'é?

Why can't we?


In novanta minuti é difficile spiegare in maniera completa una vicenda che ha visto coinvolte decine di persone, organizzazioni e istituzioni. Il caso, per dire, partito come una crociata di un singolo avvocato di Miami é arrivato fin sulla scrivania di Hillary Clinton. Per questo BBC sembra limitarsi semplicemente a mettere su schermo l'ossatura di tutta la vicenda, senza entrare nel merito di questioni incidenti che in quegli anni hanno finito per influire sulla vicenda in modo più o meno pesante. Da un lato questo é un demerito non di poco conto, dall'altro é difficile poter dar vita ad un'opera chiara nel momento in cui una delle due parti, se non entrambe, si rifiutano di collaborare e, anzi, osteggiano il tutto. Da questo punto di vista mettiamo subito le mani avanti: la risposta di Rockstar arrivata per mezzo Twitter non é esattamente elegante, e sembra più lo sbotto di un adolescente punto sul vivo, soprattutto perché non hanno ragione.

Ho iniziato la visione con fare molto critico, lo ammetto, quando i media generalisti si interessano al mondo videoludico in genere lo fanno in modo superficiale se non paternalistico barra bigotto. Man mano che il minutaggio aumentava mi sono invece reso conto di essere di fronte ad una produzione sì superficiale, semplice e senza tanti meriti, ma questi difetti erano equamente distribuiti. Insomma, mi sono trovato di fronte al classico filmetto che lascia perplessi i meno interessati, stuzzica chi desidera approfondire la vicenda e, nel caso vi sia terreno fertile, rimane abbastanza nel mezzo da permette ad ognuno di trarre le proprie conclusioni.



Questo non significa che The Gamechangers sia immune da scivoloni, in alcuni frangenti la regia sembra veramente intenzionata a stampare nel cervello dello spettatore una precisa idea. La storia di Devin Moore viene mostrata in modo approssimativo: un ragazzo che in un paio di scene gioca a GTA e in quelle dopo spara a dei poliziotti. Nel mezzo non parla, gira con fare da zombie scompare nel momento stesso in cui il focus si sposta. Fortunatamente si tratta forse dell'unico momento in cui il film tende alla faziosità, nelle fasi seguenti riesce a rimanere abbastanza imparziale da ottenere la classica situazione nella quale chi approccia The Gamechangers con un'idea arriva alla fine della pellicola senza aver ricevuto nessun elemento per metterla in discussione.

Entrando più nei meriti produttivi c'é da dire che Daniel Radcliffe e Bill Paxton giocano bene le loro carte, con il primo forse che sembra crederci un attimo di più. In compenso Paxton riesce nel difficile compito di interpretare un personaggio potenzialmente odioso senza farlo apparire tale. Il resto del cast non brilla particolarmente, limitandosi a fare il minimo sindacale per piazzare i personaggi necessari a far scorrere la narrazione.
La parte più interessante del film arriva quando viene portato avanti, volontariamente o meno, un percorso parallelo fra i due nel quale passano per le stesse identiche tappe, dimostrando come alla fin fine é tutta una questione di punti di vista.

Sam Houser vuole inserire delle scene di sesso nel suo nuovo videogioco, GTA: San Andreas e disprezza i vincoli che gli impediscono di farlo arrivando e prova qualsiasi strada per aggirare tali limitazioni. Dal canto suo Thompson vuole vincere la sua crociata e trova ridicolo il fatto che la legge non offre la stessa visione del mondo che ha lui, per questo cerca di aggirarla in ogni modo convinto di essere l'unico tedoforo della verità. Alla fine, in entrambi i casi ad aver ragione é sempre e comunque la legge. Al di là di quello si arriva più volte a vedere i confini di una pellicola che prova ad introdurre un argomento troppo grande e complesso per essere discusso in un'ora e mezza e addirittura in questa recensione. Ad indorare la pillola però arriva una colonna sonora decisamente azzeccata e ispirata che nei toni ricorda il lavoro fatto da Atticus Ross e Trent Reznor per The Social Network. Lavoro che é valso ai due un oscar come miglior colonna sonora.

Per concludere arriva la carne anche per Rockstar, una software house che ribatte a 90 minuti di storia con un tweet acido, che in queste ore sta trovando il supporto dei fan, che a loro volta criticano il lavoro fatto da BBC confrontandolo con il libro di David Kushner: Jacked - The Outlaw Story of Grand Theft Auto (edito in Italia come Wanted: la storia criminale di GTA). Bene, il colpo di scena sta nel fatto che The Gamechangers, per quanto più limitato e superficiale dello scritto di Kushner ne ripercorre le orme, senza sbandare o commettere falsa testimonianza. Insomma, criticare una fonte per lodarne un'altra quando sono sostanzialmente uguali puzza un poco di partito preso.

The Gamechangers
Sono passati 11 anni, Hot Coffee è stata quasi dimenticata, il mondo esiste ancora, GTA V è ancora più esplicito e Rockstar ha fatto un miliardo di dollari in 24 ore. Ecco il vero finale della vicenda.


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