Ghostbusters

di Elisa Giudici
Partiamo dalle basi: Ghostbusters targato 2016 é un buon film? Non propriamente: rimane quasi sempre sotto la sufficienza senza però diventare un'esperienza da incubo che tormenterà i tuoi sogni. Un remake all'altezza della surreale commedia originale? Ovviamente no, ma in tutta onestà, quanti dei remake recenti di miti degli anni '80 lo sono?

Il nucleo originale di 4 acchiappanfantasmi viene declinato al femminile, ma continua ad operare a New York, cacciando ectoplasmi e tentando di convincere opinione pubblica e comunità scientifica che non si tratti di una truffa o una trovata da buontemponi.



Almeno questa é la principale preoccupazione di Erin (Kristen Wiig), una scienziata che desidera lasciarsi alle spalle i suoi studi sui fantasmi in favore della carriera accademica, almeno fino a quanto il ritorno della sua vita dell'amica Abby (Melissa McCarthy) e della sua stramba collega Erin (Kate McKinnon). Dopo l'inclusione dell'esperta di storie newyorkesi Patty (Leslie Jones) e del segretario più idiota del creato (Chris Hemsworth), il gruppo di acchiappafantasmi difenderà dagli ectoplasmi la città di New York.

Se tanti film finiscono per sbandare a fine corsa, curiosamente Ghostbusters dà il peggio di sé nei primi 20 inqualificabili minuti, scandalosamente legnosi nell'introdurre con grandissima difficoltà una storia per ogni protagonista. Il limite principale del film é proprio quello, una scrittura sciatta e priva di qualsiasi barlume d'ispirazione, che pian piano acquisisce il ritmo necessario per piazzare qualche battuta che, in tutta onestà, ridere lo fa davvero, perché nella parte centrale del film quantomeno intrattienere.

Se le due protagoniste più note sono affossate da una sceneggiatura che riserva loro svolte e scelte davvero patetiche, l'unica del gruppo in grado di veicolare con grande naturalezza anche i momenti più artificiosi del suo personaggio é un'ottima Kate McKinnon. Peccato il suo personaggio sia rovinato da alcuni cambiamenti di prospettiva sullo stesso, che fanno girare a vuoto una protagonista a cui manca il filo conduttore attraverso cui era stata intessuta la sua intera presenza (il suo personaggio, come l'attrice, doveva essere dichiaramente gay, cosa che si intuisce nella scena al bar).

Tra un tripudio di effetti speciali senza una storia solida a dargli un senso e un finale forse un po' troppo sospito, il vero vincitore é un solidissimo Chris Hemsworth, che si dimostra sì mestierante ma in continua crescita, qui perfettamente a suo agio nel ruolo dell'adorabile idiota. La battuta facile e la miglior sequenza del film che lo vede protagonista lo consacrano come unico personaggio iconico di questo remake, ma soprattutto attore capace di adeguarsi ai tempi comici in maniera encomiabile.