Godzilla II: King of the Monsters

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Il Godzilla di Gareth Edwards, uscito nel 2014, ha dato il via al MonsterVerse. Un universo condiviso tra Kong, Godzilla e altri mostroni giganti che minacciano la terra (o che la difendono?). Il terzo film di questa saga è proprio Godzilla II: King of the Monsters.

Diretto da Michael Dougherty (che si è fatto conoscere in ambito cinematografico per Krampus) il lungometraggio non è semplicemente il preludio allo scontro tra i due mostri-icona del cinema, ma è soprattutto un prodotto che punta a legittimare - come lascia intuire la stessa locandina del film - la supremazia di Godzilla come vero, unico e indiscusso Re dei mostri.

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HAIL TO THE KING

E senza avventurarci in eccessivi giri di parole, possiamo tranquillamente affermare che, in circa 130 minuti di pellicola,  il mostrone della Toho legittima la sua posizione. In scena, grazie ad una quantità di effetti speciali di assoluta qualità, la potenza devastante di Kaiju come Mothra, Rodan, Godzilla e la nemesi assoluta Ghidorah, emerge con una prepotenza visiva incredibile e affascinante, specialmente quando i quattro vengono alle mani (singolarmente o in gruppo).

Ed è proprio in questi frangenti che si notano tutti gli elementi positivi della pellicola. Un disaster/monster movie di pregevole fatture che, oltre ai già citati effetti speciali, riesce a donare ad ogni singolo mostro caratteristiche uniche (più o meno fedeli alle versioni originali) e peculiari. In un turbinio di situazioni tanto assurde quanto estasianti, la fotografia mista alla computer grafica offre uno spettacolo davvero coinvolgente, che difficilmente lascia impassibile lo spettatore davanti alle epiche manate che mostri altissimi e fortissimi, si scambiano senza esclusioni di colpi.

Manate che, purtroppo, sono troppo spesso interrotte da una componente “umana” che non riesce a reggere minimamente il confronto con la controparte “mostresca”. Il punto di vista è focalizzato indubbiamente sulla Monarch (deus ex machina di tutte le vicende) ma prende una deriva famigliare, quella della famiglia Russell, che, onestamente ci è sembrata tanto esile quanto invasiva in più di una situazione.

Godzilla II: King of the Monsters

Sorvolando su dialoghi triti e ritriti, a non convincere è soprattutto l’evoluzione del personaggio di Vera Farminga, senza dimenticare una Millie Bobby Brown che abbiamo trovato brava nella recitazione, ma con addosso un personaggio che - sempre tenendo come riferimento lo scontro tra veri e propri titani sullo sfondo - rende il tutto davvero troppo finto e poco credibile. A loro si aggiungono alcuni personaggi che tornano da precedenti pellicole e un plot che, onestamente poteva risparmiarsi qualche linea di dialogo. Inoltre, c’è da dire che paradossalmente sono i mostri ad uscirne meglio anche sotto l’aspetto puramente narrativo; quattro personalità chiarissime, che interagiscono tra loro e nonostante la completa CGI, riescono a trasmettere emozioni e pathos.

Dialoghi che, in un film del genere, servono principalmente per cercare di dare una spiegazione a gesti fatti da alcuni personaggi, in particolare quello di Charles Dance; figura che dovrebbe rappresentare un villain che usa come scusa principale per risvegliare i Kaiju, quella della distruzione del pianeta terra da parte degli stessi umani per via di inquinamento e sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Tema un po’ banalotto, ma tutto sommato efficace.

Godzilla II: King of the Monsters quando fa vedere quello che dovrebbe, è indubbiamente un prodotto valido, interessante, divertente ma soprattutto in grado di intrattenere forse più del primo. Dove il confronto viene perso, purtroppo, è nel ritmo che in alcuni momenti subisce degli evidenti cali, a causa di una trama che, lato umano, è fin troppo esile.

Ma al netto di questo, se amate il mostro dalle fattezze dinosauriche, vi assicuriamo che in più di un’occasione vi divertirete come dei matti. D’altronde è bene ribadirlo per essere sicuri: il Re è tornato...lunga vita al Re del mostri!

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