Il grande Match
di
1976, esce il primo, famoso, Rocky diretto da John G.Avildsen con un Sylster Stallone che si é appassionato talmente tanto al personaggio da farne cinque seguiti. 1980, Martin Scorsese racconta la storia del peso medio Jake LaMotta in Toro Scatenato, un'interpretazione di Robert DeNiro che ancora oggi viene ricordata per la sua intensità e credibilità.
2013, Peter Segal - regista diventato famoso per commedie più o meno riuscite - decide di portare sul ring nuovamente queste due icone, in una sorta di pellicola che nell'ambito a lui più congeniale, quello della commedia, cerca di far riaffiorare ricordi di due pugili che, per motivi anagrafici, non esistono più.
Una pellicola a metà tra la parodia e la consacrazione
Ambientato in tempi recenti, Il Grande Match (Grudge Match negli Stati Uniti) ci narrerà la storia di due pugili di Pittsburgh molto famosi negli anni '80. Il primo, Billy “The Kid” McDonnen interpretato dal grande Robert DeNiro, e Henry “Razor” Sharp personaggio legato alla figura di Sylvester Stallone.
I due, al vertice delle loro rispettive carriere, avevano vinto un match a testa nelle sfide "dirette". Rivalità che si sarebbe conclusa in un ultimo, grande match nel 1983. Tutto andò in fumo quando Razor decise improvvisamente di ritirarsi dalle scene della boxe, dando uno scossone ad entrambe le carriere e facendo così finire nell'anonimato i due pugili.
Le rivalità però non si spengono mai e così a distanza di trent'anni una serie di pretesti saranno lo strumento principale con cui il noto promoter Dante Slate Jr. (Kevin Hart) riuscirà a portare nuovamente sul ring gli ormai anziani pugili, per l'ultimo grande incontro della loro carriera.
Questo il plot, scritto da Rodney Rothman e Tim Kelleher (sceneggiatori molto attivi in ambito televisivo) su cui Peter Segal ha costruito un film che cerca - volontariamente o involontariamente - di dare una risposta su quale dei due pugili sia stato il miglior a calcare il ring cinematografico.
Sebbene l'idea di partenza possa essere di per se intrigante ed in grado di infondere un po di curiosità nello spettatore, non tutto all'interno del girato funziona come dovrebbe. Quella che ci troviamo davanti é infatti una commedia che, passando attraverso una serie di cliché ormai tipici della commedia americana, utilizza l'età dei due protagonisti per creare gag più o meno riuscite su quelli che sono stati gli eroi del mondo pugilistico (reali e non) interpretati anni fa dai due attori.
Sebbene le due icone del cinema americano interpretino due personaggi differenti, é veramente difficile agli occhi dello spettatore non intravedere nei movimenti ormai goffi ed impacciati di DeNiro la travolgente furia del suo LaMotta, piuttosto che nella spavalda tenacia di Stallone quel Rocky Balboa diventato una vera e propria icona pop e non solo cinematografica.
Il regista, inoltre, ci mette del suo portando all'interno della sua opera continui rimandi a quelli che sono stati momenti realmente accaduti all'interno delle due storiche pellicole, o più semplicemente utilizzando foto di “repertorio” per ricreare la gioventù dei due personaggi.
Tutto questo scorre, con alti a bassi a livello narrativo, per oltre due ore culminando in quello che dovrebbe essere il classico “scontro tra titani” anch'esso farcito di cliché da incontro serioso, ma non riuscendo a diventarlo sino in fondo. Sebbene non annoi, la trama é molto leggera, carente sotto molteplici aspetti. Sono diversi infatti i passaggi a vuoto in cui la fragilità dei dialoghi e la loro totale inconsistenza viene tristemente a galla.
Ecco, il problema de Il Grande Match é legato al fatto di non riuscire a trasmettere nulla allo spettatore, facendogli passare due ore poco noiose ma molto banali. L'accennato e sempre velato discorso legato alle seconde possibilità e alla voglia di riscatto, non riesce mai realmente a sbocciare tarpato continuamente da una serie di situazioni che virano costantemente dal mero citazionismo a quella che sembra una vera e propria parodia.
Fortunatamente, alcune gag e qualche momento simpatico - grazie anche uno splendido Alan Arkin - stemperano la pelliccola, aiutandola a non far annoiare lo spettatore. Ma per il resto ci troviamo davanti ad un film che non ha mordente, non riesce a trovare un suo reale scopo se non quello di buttare sullo schermo due icone del passato, facendogli fare cose che dovrebbero far ridere e cercando di amalgamare il tutto con un scopo superiore che viene solamente accennato e mai giustamente approfondito. Un peccato insomma, perché come abbiamo potuto notare, oltre al già citato Arkin, anche la Sally interpretata dalla sempre più “artificiale” Kim Basinger sembra in fondo convincere.
Il Grande Match poteva fare decisamente di più, poteva offrire uno spettacolo che molti appassionati di un o dell'altro “pugile” avrebbero visto volentieri sullo schermo diversi anni or sono. Quello che rimane é invece una commediola semplice, scontata, con qualche momento simpatico e tanti altri punti morti. Il nostro consiglio é quello di andare a vederlo solamente se siete dei grandissimi fan di uno dei due personaggi o della boxe più in generale. Solo in quel caso infatti potreste trovare degli spunti che vi faranno piacere il film.
2013, Peter Segal - regista diventato famoso per commedie più o meno riuscite - decide di portare sul ring nuovamente queste due icone, in una sorta di pellicola che nell'ambito a lui più congeniale, quello della commedia, cerca di far riaffiorare ricordi di due pugili che, per motivi anagrafici, non esistono più.
Una pellicola a metà tra la parodia e la consacrazione
Ambientato in tempi recenti, Il Grande Match (Grudge Match negli Stati Uniti) ci narrerà la storia di due pugili di Pittsburgh molto famosi negli anni '80. Il primo, Billy “The Kid” McDonnen interpretato dal grande Robert DeNiro, e Henry “Razor” Sharp personaggio legato alla figura di Sylvester Stallone.
I due, al vertice delle loro rispettive carriere, avevano vinto un match a testa nelle sfide "dirette". Rivalità che si sarebbe conclusa in un ultimo, grande match nel 1983. Tutto andò in fumo quando Razor decise improvvisamente di ritirarsi dalle scene della boxe, dando uno scossone ad entrambe le carriere e facendo così finire nell'anonimato i due pugili.
Le rivalità però non si spengono mai e così a distanza di trent'anni una serie di pretesti saranno lo strumento principale con cui il noto promoter Dante Slate Jr. (Kevin Hart) riuscirà a portare nuovamente sul ring gli ormai anziani pugili, per l'ultimo grande incontro della loro carriera.
Questo il plot, scritto da Rodney Rothman e Tim Kelleher (sceneggiatori molto attivi in ambito televisivo) su cui Peter Segal ha costruito un film che cerca - volontariamente o involontariamente - di dare una risposta su quale dei due pugili sia stato il miglior a calcare il ring cinematografico.
Sebbene l'idea di partenza possa essere di per se intrigante ed in grado di infondere un po di curiosità nello spettatore, non tutto all'interno del girato funziona come dovrebbe. Quella che ci troviamo davanti é infatti una commedia che, passando attraverso una serie di cliché ormai tipici della commedia americana, utilizza l'età dei due protagonisti per creare gag più o meno riuscite su quelli che sono stati gli eroi del mondo pugilistico (reali e non) interpretati anni fa dai due attori.
Sebbene le due icone del cinema americano interpretino due personaggi differenti, é veramente difficile agli occhi dello spettatore non intravedere nei movimenti ormai goffi ed impacciati di DeNiro la travolgente furia del suo LaMotta, piuttosto che nella spavalda tenacia di Stallone quel Rocky Balboa diventato una vera e propria icona pop e non solo cinematografica.
Il regista, inoltre, ci mette del suo portando all'interno della sua opera continui rimandi a quelli che sono stati momenti realmente accaduti all'interno delle due storiche pellicole, o più semplicemente utilizzando foto di “repertorio” per ricreare la gioventù dei due personaggi.
Tutto questo scorre, con alti a bassi a livello narrativo, per oltre due ore culminando in quello che dovrebbe essere il classico “scontro tra titani” anch'esso farcito di cliché da incontro serioso, ma non riuscendo a diventarlo sino in fondo. Sebbene non annoi, la trama é molto leggera, carente sotto molteplici aspetti. Sono diversi infatti i passaggi a vuoto in cui la fragilità dei dialoghi e la loro totale inconsistenza viene tristemente a galla.
Ecco, il problema de Il Grande Match é legato al fatto di non riuscire a trasmettere nulla allo spettatore, facendogli passare due ore poco noiose ma molto banali. L'accennato e sempre velato discorso legato alle seconde possibilità e alla voglia di riscatto, non riesce mai realmente a sbocciare tarpato continuamente da una serie di situazioni che virano costantemente dal mero citazionismo a quella che sembra una vera e propria parodia.
Fortunatamente, alcune gag e qualche momento simpatico - grazie anche uno splendido Alan Arkin - stemperano la pelliccola, aiutandola a non far annoiare lo spettatore. Ma per il resto ci troviamo davanti ad un film che non ha mordente, non riesce a trovare un suo reale scopo se non quello di buttare sullo schermo due icone del passato, facendogli fare cose che dovrebbero far ridere e cercando di amalgamare il tutto con un scopo superiore che viene solamente accennato e mai giustamente approfondito. Un peccato insomma, perché come abbiamo potuto notare, oltre al già citato Arkin, anche la Sally interpretata dalla sempre più “artificiale” Kim Basinger sembra in fondo convincere.
Il Grande Match poteva fare decisamente di più, poteva offrire uno spettacolo che molti appassionati di un o dell'altro “pugile” avrebbero visto volentieri sullo schermo diversi anni or sono. Quello che rimane é invece una commediola semplice, scontata, con qualche momento simpatico e tanti altri punti morti. Il nostro consiglio é quello di andare a vederlo solamente se siete dei grandissimi fan di uno dei due personaggi o della boxe più in generale. Solo in quel caso infatti potreste trovare degli spunti che vi faranno piacere il film.