Halloween
Undicesimo film della saga, Halloween rinnega la quasi totalità delle dieci pellicole che l’hanno preceduto, prendendo per buoni solo gli eventi accaduti nel primo film firmato da John Carpenter. Dopo quarant’anni dalla strage di Halloween, Michael Myers è rinchiuso nello Smith’s Groove Sanitarium e anche se ha deciso di non comunicare con il resto del mondo, continua a essere un soggetto in qualche modo interessante per essere studiato e analizzato. Del resto il compianto Dottor Loomis lo ha da sempre definito come “La vera essenza del male” e quindi rappresenta un caso sempre attuale anche per la stampa, che alla vigilia di Halloween cerca un nuovo contatto con il primo e più famoso slasher della storia del cinema.
Inutile dire che il nostro Myers non solo non parlerà con i due giornalisti, ma approfitterà di un trasferimento per fuggire dall’Istituto di detenzione e dare vita all’ennesima notte di omicidi, alla perenne ricerca di saldare i conti in sospeso con Laurie Strode, ovviamente interpretata da una perfetta Jamie Lee Curtis.
Quella messa in piedi da Halloween, pellicola prodotta dalla ormai celebre Blum House, è una lotta generazionale, perché non è solo Laurie Strode ad affrontare Michael, ma anche sua figlia e sua nipote. Una trinità femminile che trova il coraggio di affrontare e sconfiggere (?) uno dei principali incubi della fittizia città di Haddonfield. Generazioni a confronto, dal momento che David Gordon Green ha chiamato Nick Castle, il primissimo Michael Myers, a vestire i panni, e la maschera, di un vero e proprio mito del cinema horror. Una scelta ottimamente portata sullo schermo da un Castle che riesce a trasmettere quel senso di violenza primordiale e senza alcun rimorso che ha sempre caratterizzato il personaggio.
E di violenza, Halloween ne riserva davvero tanta, anche se mai inutilmente esagerata ma sempre ben contestualizzata e ben riprodotta da ottimi effetti speciali senza l’inutile intervento della tecnologia digitale. Un film “vecchia maniera”, con Carpenter e la stessa Curtis nelle vesti di produttori esecutivi, quasi a garanzia della genuina volontà di riportare sui binari più classici una saga che nel corso di questi 40 anni ha visto diverse “ripartenze” piuttosto altalenanti a livello qualitativo.
Ed è proprio questa la caratteristica vincente di Halloween, ovvero quella di voler mettere sullo schermo uno slasher movie in chiave moderna, senza però coinvolgere la tecnologia degli anni 2000. Una pellicola viscerale, diretta e violenta come non si vedeva da tantissimo tempo, in attesa di capire come se sentiremo nuovamente parlare di Michael Myers nel prossimo futuro. Per ora noi non possiamo fare a meno che consigliarvi questo ottimo film.