Heart of the Sea - Le Origini di Moby Dick
Negli anni abbiamo imparato cosa aspettarci da Ron Howard, regista statunitense di blockbusteroni commerciali di grido dalle imponenti campagne pubblicitarie. Tuttavia ha anche saputo guadagnarsi un certo prestigio all'interno del suo genere: é popolare, é commerciale, di frequente retorico, ma più spesso di quanto ci piaccia ammettere é capace di divertire e intrattenere, di fare un buon cinema commerciale con un'anima oltre il botteghino.
Nel 2013 é arrivato Rush, un film di antagonismo umano e agone sportivo assolutamente fantastico, una vera sorpresa, pronto a ricordarci che quando azzecca la sceneggiatura e gli interpreti (e quando lascia da parte la retorica da buon padre di famiglia), anche il caro vecchio Ron Howard raggiunge ottimi livelli.
Alla luce della prova precedente, Heart of Sea - le origini di Moby Dick non può che essere una delusione.
Ripercorrere in chiave romanzata le vicissitudini della baleniera Essex insieme a un giovane Melville (Ben Wishaw, ormai capace di farsi notare anche in ruoli insulsi come questo), romanziere ossessionato da questa storia e dai numerosi tentativi di insabbiare l'accaduto, forniva a Ron Howard la scusa perfetta per realizzare quello che gli riesce meglio: un grande film corale di forte declinazione maschile (insomma, Howard non é mai stato un campione di femminismo, ma va bene così), tutto uomini veri, mare aperto, prove di coraggio tra oceani in tempesta e lei, la temibile bianca balena, eterna metafora delle ossessioni che consumano l'animo umano.
Incredibilmente nel film viene a mancare proprio l'azione, con le imponenti riprese spese più per raccontare l'odissea dei naufraghi che la vita pericolosa e rude degli equipaggi delle baleniere. Moby Dick é quasi una comparsa, un grosso deus ex machina figlio di una computer grafica insoddisfacente che interviene per limitare almeno un po' i numerosi momenti di stanca.
Si é deciso di affrontare la storia con piglio realistico, quindi la balena albina non é ancora il simbolo e simulacro dei demoni umani. Potrebbe anche andare bene, se qua e là non venisse inserita una sviolinata retorica di fratellanza uomo/animale di stampo animalista che pare ormai inscindibile da ogni film prodotto, anche da quelli che dovrebbero narrare di stagionati cacciatori di balene pronti a ucciderle brutalmente e a scuoiarle in loco per sbarcare il lunario nel 1820.
La nuova musa di Howard succeduta a Russell Crowe, Chris Hemsworth, fa quel che può, ma persino lui che incarna il campione umano della storia non ha gran che da dire, come il resto del cast. Scegliendo di prendere questa piega, il film presta pericolosamente il fianco a un confronto con Vita di Pi, da cui però esce assolutamente sconfitto, soprattutto a livello tecnico.
Nel 2013 é arrivato Rush, un film di antagonismo umano e agone sportivo assolutamente fantastico, una vera sorpresa, pronto a ricordarci che quando azzecca la sceneggiatura e gli interpreti (e quando lascia da parte la retorica da buon padre di famiglia), anche il caro vecchio Ron Howard raggiunge ottimi livelli.
Alla luce della prova precedente, Heart of Sea - le origini di Moby Dick non può che essere una delusione.
Ripercorrere in chiave romanzata le vicissitudini della baleniera Essex insieme a un giovane Melville (Ben Wishaw, ormai capace di farsi notare anche in ruoli insulsi come questo), romanziere ossessionato da questa storia e dai numerosi tentativi di insabbiare l'accaduto, forniva a Ron Howard la scusa perfetta per realizzare quello che gli riesce meglio: un grande film corale di forte declinazione maschile (insomma, Howard non é mai stato un campione di femminismo, ma va bene così), tutto uomini veri, mare aperto, prove di coraggio tra oceani in tempesta e lei, la temibile bianca balena, eterna metafora delle ossessioni che consumano l'animo umano.
Incredibilmente nel film viene a mancare proprio l'azione, con le imponenti riprese spese più per raccontare l'odissea dei naufraghi che la vita pericolosa e rude degli equipaggi delle baleniere. Moby Dick é quasi una comparsa, un grosso deus ex machina figlio di una computer grafica insoddisfacente che interviene per limitare almeno un po' i numerosi momenti di stanca.
Si é deciso di affrontare la storia con piglio realistico, quindi la balena albina non é ancora il simbolo e simulacro dei demoni umani. Potrebbe anche andare bene, se qua e là non venisse inserita una sviolinata retorica di fratellanza uomo/animale di stampo animalista che pare ormai inscindibile da ogni film prodotto, anche da quelli che dovrebbero narrare di stagionati cacciatori di balene pronti a ucciderle brutalmente e a scuoiarle in loco per sbarcare il lunario nel 1820.
La nuova musa di Howard succeduta a Russell Crowe, Chris Hemsworth, fa quel che può, ma persino lui che incarna il campione umano della storia non ha gran che da dire, come il resto del cast. Scegliendo di prendere questa piega, il film presta pericolosamente il fianco a un confronto con Vita di Pi, da cui però esce assolutamente sconfitto, soprattutto a livello tecnico.