Hounds of War: quando la regia è imbarazzante
Scopriamo perché il potenziale del film su Prime Video è sprecato
Dopo un inizio che lascia pochi spazi ai dubbi, Hounds of War torna indietro. Riparte da 6 mesi prima dell’evento a cui abbiamo appena assistito, con i titoli di testa che sembrano una vera e propria cartolina turistica dedita a Malta. In effetti non sono molti gli action movie ambientati a La Valletta, come questa co-produzione di Malta e Stati Uniti, che dimostra come la città si presti bene a inseguimenti e spettacolari vedute aeree. Sulle note, fra l’altro, di una canzone in italiano (Give Me Your Hand).
La trama di Hounds of War
Un gruppo di soldati partecipa a missioni per denaro, ma non si tratta di mercenari: lavorano per un ideale. Qualcosa che impedisca a chi ha molto potere di abusarne a danno della popolazione. Ma quando una missione diretta dal Colonnello Hart (Robert Patrick, X-Files) va storta, Ryder (Frank Grillo, Captain America: The Winter Soldier) decide di rimettere a posto le cose. Approfittando di una visita diplomatica del Presidente degli Stati Uniti, il Presidente Lane (Matthew Marsh, Dunkirk, The Iron Lady) a Malta, Ryder con l’aiuto di Selina (Rhona Mitra, Underworld - La ribellione dei Lycans) porta avanti un piano molto ambizioso…
Quando la regia vanifica tutto il lavoro sul set
Nel giro di una settimana ha rapidamente scalato la classifica italiana di Prime Video, piazzandosi al terzo posto fra i film più visti. Il motivo non è difficile da intuire: Hounds of War è un action movie che intrattiene, con un buon cast e una trama lineare. Per fortuna, aggiungo, capirete presto perché.
Ci sono un paio di riuscite svolte narrative, inclusa la missione che “spiega” la ragione per cui il nostro protagonista, Ryder (Frank Grillo - che firma anche da produttore esecutivo) cambia le regole del gioco.
O meglio: decide di giocare proprio senza regole.
I combattimenti corpo a corpo sono un chiaro omaggio ai film d’azione degli anni ’80, ma senza le immancabili battutacce che precedono il colpo definitivo (tranne la citazione da Trappola di cristallo): qui siamo all’interno di una visione militare delle cose, con soldati che saranno anche mercenari ma hanno tutti servito, e seguono un proprio infrangibile codice.
Peccato per la regia, unica vera pecca di questo film. Spesso insicura e a tratti gravemente inadeguata: nelle mani di qualcuno più esperto, Hounds of War avrebbe raggiunto risultati nettamente migliori. In un prodotto del genere, la regia è fondamentale. E quella sensazione di “qualcosa fuori posto” viene proprio dalle riprese mai all’altezza della situazione. Né del cast.
Robert Patrick, l’indimenticabile T1000 che affrontava Arnold Schwarzenegger in Terminator 2 - Il giorno del giudizio, è rimasto l’attore a cui bastano poche mosse e altrettanti sguardi per immergerci nell’atmosfera giusta. Il dispiego di mezzi e le buone performance, però, vengono vanificati da inquadrature insensate e fuori contesto.
Chi è il regista Isaac Florentine
Vediamo chi è il regista: Isaac Florentine ha lavorato principalmente per la TV. E le serie, come sapete, richiedono inquadrature più strette, spesso sono ambientate in interni o comunque su set non molto estesi, tutto il contrario di Hounds of War. Qui le inquadrature ristrette tagliano ambienti e atmosfere, restringono il campo in modo letterale, facendo perdere il senso stesso dello sfondo. Per fortuna, dicevo, la trama è lineare. Almeno lei.
Se vi dicessi che gli episodi TV diretti da Florentine appartengono a serie come due produzioni con i Power Rangers e a Hercules (in cui era aiuto regista), vi risulterebbe immediatamente chiaro il problema. Florentine ha diretto soprattutto video e videoclip, il film Assassin’s Bullet detestato da pubblico e critica (nonostante il cast, e proprio per la regia) e pare che non abbia ancora finito di far danni.
Peccato: Frank Grillo, Robert Patrick e Rhona Mitra (indimenticabile ex protagonista di Boston Legal) sono molto al di sopra delle capacità di un regista che inspiegabilmente qualcuno continua a ingaggiare.
L’inadeguatezza di Florentine appare evidente, in particolare, nella sequenza ambientata a Roma: per quanto le scene di combattimento corpo a corpo siano ben coreografate - e ottimamente eseguite da Grillo - tutto finisce per scomparire, crollando sotto al peso di inquadrature storte, parziali, inclinate, dal basso senza alcuna ragione, addirittura fuori fuoco. Non è così che si restituisce l’idea del movimento. Né con le panoramiche parziali avanti e indietro.
Prima di mettersi dietro a una macchina da presa, sarebbe bene imparare l’abc della regia. Perché per raccontare una storia serve la grammatica. E se la grammatica non fila, perfino la storia più bella del mondo diventa impossibile da seguire.
Prima di correre, bisogna imparare a camminare. E Isaac Florentine neanche gattona. Tanto che per “dimostrare” qualcosa, magari di essere un “alternativo”, inserisce virtuosismi stilistici che nemmeno comprende.