Hunger Games: Il canto della Rivolta Parte 1
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Se qualche anno fa negli Stati Uniti l'improvvisa esplosione del filone young adult segnava l'inizio di una nuova era in libreria (e trainava con le sue vendite un comparto in grave difficoltà), il 2014 ha segnato il definitivo sbarco di questo target al cinema, con decine di pellicole grandi e piccole distribuite a livello mondiale. Con l'enorme successo di "Colpa delle Stelle" giovani e meno giovani non hanno che da aspettare, deliziati o rassegnati: si sta consumando una vera e propria corsa ai diritti delle saghe più quotate e agli autori più affermati, per non parlare delle scommesse di chi punta a titoli nuovi opzionandoli quando sono ancora inediti.
Il 2015 sarà l'anno della maturità, vedrà tentativi più coesi e meno affrettati di ricavare buone pellicole e investimenti di successo? Non é dato sapere, ma é molto significativo che a chiudere il 2014 sia la trilogia che con il suo straordinario successo ha dato il via a tutto questo, giunta al suo terzo ma non ultimo capitolo. Hunger Games torna al cinema, ma solo a metà, con l'ultimo film girato in un'unica sessione ma diviso in due pellicole per la volontà di Universal Pictures di battere cassa con una saga che ha già segnato guadagni astronomici a livello mondiale. stata una buona idea? Ci arriveremo a fine articolo e tranquilli, senza spoiler.
Hunger Games il canto della rivolta: parte I torna a ricordarci quanto la delicata miscela che lo ha generato rimanga sostanzialmente unica a livello cinematografico. Di film distopico-adolescenziali ne abbiamo ormai visti moltissimi (Ender's Game, Maze Runner, The Giver e rimangono ancora inedite pellicole come How I Live Now), ma bastano poche sequenze introduttive per ricordarci l'abisso che li separa da questo franchise.
vimager0, 1, 2
Non si può che ripetersi: il cast davanti alla cinepresa é ancora una volta assolutamente perfetto, capace di rievocare le descrizioni del libro, affiatato, convincente, veramente concentrato sul progetto. A Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland, Stanley Tucci e tanti giovani promettenti si affiancano nuove arrivati di prestigio come Natalie Dormer e Julianne Moore, star vere e proprie che non si limitato al minimo indispensabile per raccogliere un gettone di presenza. In particolare la presidente Coin di Julianne Moore é molto convincente e assolutamente strepitosa nella prospettiva di quanto succederà nell'ultimo capitolo; l'ennesima ottima prova per l'attrice in un anno per lei stellare.
Nonostante gli scandali che l'hanno vista ingiustamente protagonista, a Jennifer Lawrence bastano un paio di scene drammatiche per ricordare a chi vada imputato questo straordinario successo: ancora una volta si dimostra una grande attrice, capace di generare un'empatia che ora commuove, ora fa venire i brividi.
Di scene drammatiche in cui brillare la Lawrence ne ha a bizzeffe, perché é questo il vero problema del film: trattandosi di un adattamento quasi pagina per pagina della prima metà del libro conclusivo (per arrivare alle due ore di durata non si é potuto buttar via nemmeno il superfluo) la trama non ha modo di arrivare alla sua naturale evoluzione. Si limita invece a crogiolarsi nel dolore e nel rimorso della sua depressa eroina, infliggendole sul finale la mazzata più inattesa ma negandole per un altro anno la possibilità di reagire, di dare una sua risposta. Questo avviene in un film molto delicato, il primo senza un'Arena con cui ravvivare la trama. Purtroppo le contromosse messe in campo da Suzanne Collins si trovano tutte nella seconda metà del tomo e quindi, nonostante un paio di sequenze adrenaliniche girate magistralmente dal sempre più ispirato Francis Lawrence (la scena del salvataggio ha parecchi echi del lancio dei paracaduti in "Godzilla"), il film non riesce a uscire quasi mai da una cappa impenetrabile di tristezza e lento rigore.
In definitiva, quale che sia il vostro livello di gradimento verso una saga tanto divisiva e talvolta ingiustamente snobbata per le sue origini "giovanili", se avete intenzione di vedere questo terzo film siate consapevoli di quanto vi attende in sala: un film ottimamente prodotto, ben girato e recitato alla grande, ma che rimane comunque un brusco fermo alla saga e in definitiva il suo risultato peggiore. Poteva essere un gran bel filmone: si limita a scaldare il posto alla pellicola che vedremo l'anno prossimo. Una postilla doverosa: negli Stati Uniti il film ha un rating abbastanza alto di PG-13 (ovvero adolescenti 13enni accompagnati da un adulto) e non a caso.
Il 2015 sarà l'anno della maturità, vedrà tentativi più coesi e meno affrettati di ricavare buone pellicole e investimenti di successo? Non é dato sapere, ma é molto significativo che a chiudere il 2014 sia la trilogia che con il suo straordinario successo ha dato il via a tutto questo, giunta al suo terzo ma non ultimo capitolo. Hunger Games torna al cinema, ma solo a metà, con l'ultimo film girato in un'unica sessione ma diviso in due pellicole per la volontà di Universal Pictures di battere cassa con una saga che ha già segnato guadagni astronomici a livello mondiale. stata una buona idea? Ci arriveremo a fine articolo e tranquilli, senza spoiler.
Hunger Games il canto della rivolta: parte I torna a ricordarci quanto la delicata miscela che lo ha generato rimanga sostanzialmente unica a livello cinematografico. Di film distopico-adolescenziali ne abbiamo ormai visti moltissimi (Ender's Game, Maze Runner, The Giver e rimangono ancora inedite pellicole come How I Live Now), ma bastano poche sequenze introduttive per ricordarci l'abisso che li separa da questo franchise.
vimager0, 1, 2
Non si può che ripetersi: il cast davanti alla cinepresa é ancora una volta assolutamente perfetto, capace di rievocare le descrizioni del libro, affiatato, convincente, veramente concentrato sul progetto. A Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland, Stanley Tucci e tanti giovani promettenti si affiancano nuove arrivati di prestigio come Natalie Dormer e Julianne Moore, star vere e proprie che non si limitato al minimo indispensabile per raccogliere un gettone di presenza. In particolare la presidente Coin di Julianne Moore é molto convincente e assolutamente strepitosa nella prospettiva di quanto succederà nell'ultimo capitolo; l'ennesima ottima prova per l'attrice in un anno per lei stellare.
Nonostante gli scandali che l'hanno vista ingiustamente protagonista, a Jennifer Lawrence bastano un paio di scene drammatiche per ricordare a chi vada imputato questo straordinario successo: ancora una volta si dimostra una grande attrice, capace di generare un'empatia che ora commuove, ora fa venire i brividi.
Di scene drammatiche in cui brillare la Lawrence ne ha a bizzeffe, perché é questo il vero problema del film: trattandosi di un adattamento quasi pagina per pagina della prima metà del libro conclusivo (per arrivare alle due ore di durata non si é potuto buttar via nemmeno il superfluo) la trama non ha modo di arrivare alla sua naturale evoluzione. Si limita invece a crogiolarsi nel dolore e nel rimorso della sua depressa eroina, infliggendole sul finale la mazzata più inattesa ma negandole per un altro anno la possibilità di reagire, di dare una sua risposta. Questo avviene in un film molto delicato, il primo senza un'Arena con cui ravvivare la trama. Purtroppo le contromosse messe in campo da Suzanne Collins si trovano tutte nella seconda metà del tomo e quindi, nonostante un paio di sequenze adrenaliniche girate magistralmente dal sempre più ispirato Francis Lawrence (la scena del salvataggio ha parecchi echi del lancio dei paracaduti in "Godzilla"), il film non riesce a uscire quasi mai da una cappa impenetrabile di tristezza e lento rigore.
In definitiva, quale che sia il vostro livello di gradimento verso una saga tanto divisiva e talvolta ingiustamente snobbata per le sue origini "giovanili", se avete intenzione di vedere questo terzo film siate consapevoli di quanto vi attende in sala: un film ottimamente prodotto, ben girato e recitato alla grande, ma che rimane comunque un brusco fermo alla saga e in definitiva il suo risultato peggiore. Poteva essere un gran bel filmone: si limita a scaldare il posto alla pellicola che vedremo l'anno prossimo. Una postilla doverosa: negli Stati Uniti il film ha un rating abbastanza alto di PG-13 (ovvero adolescenti 13enni accompagnati da un adulto) e non a caso.