I, Frankenstein

di Roberto Vicario
Il mostro nato dalla mente di Mary Shelley prende nuovamente vita in questo adattamento cinematografico che pur rifacendosi al noto romanzo della scrittrice inglese, reinterpreta il personaggi utilizzando una grapich novel non molto famosa, realizzata da Kevin Grevioux, in cui il mostro si trova al centro di una millenaria guerra tra demoni e gargoyles.

Un mostro alla timida ricerca della sua identità

Adam (Aaron Eckhart) é il mostro nato dagli esperimenti del Dott. Victor Frankestein (Aden Young). Un uomo composto da diversi pezzi di cadaveri e senza un'anima, rifiutato e gettato in un fiume dal suo stesso creatore. Nonostante il rigetto, Adam riesce a “sopravvivere” e suo malgrado si trova coinvolto in una guerra millenaria che vede coinvolti da una parte i Gargoyles a difesa degli umani e mandati da Dio, capitanati dalla loro regina Leonore (Miranda Otto), contro i malefici piani dei
demoni capitanati da Naberius (Bill Nighy).




La creazione di Frankenstein si troverà quindi coinvolta in un conflitto che a distanza di 200 anni dalla sua creazione, lo porterà sino a Darkheaven, in un presente distrofico in cui, il il personaggi di Eckhart si trasformerà, sua malgrado, nell'ago della bilancia di questo scontro.

Il film prodotto dagli stessi creatori della serie di Underworld, prende molto da quelli che sono stati gli elementi portanti di quei film: ambiente molto cupo e dallo stile gotico, creature che combattono una guerra e tanta, tantissima azione. Una formula che tutto sommato funzionava, offrendo al pubblico un film d'azione dalle tinte horror.

Sebbene il lavoro del regista Stuart Beattie (30 Giorni di Buio, Il domani che Verrà) percorra ancora questa direzione, quello che si é tentato di fare con I, Frankenstein si é spinto un po più in la, provando ad inserire all'interno delle circa due ore di film, discorsi che vanno a toccare argomenti come il rifiuto della persona da parte della società, e l'importanza della vita attraverso la lente d'ingrandimento degli esperimenti scientifici.

Nulla in contrario, se non fosse che queste problematiche, che in maniera piuttosto ridondante tornano ciclicamente all'interno dei numerosi dialoghi presenti nella pellicola, non vengono mai realmente approfondite, mostrando unicamente un Adam sempre arrabbiato, pessimista nei confronti del prossimo e non sempre sicuro delle scelte che decide di prendere. Elementi caratteriali interessanti, ma che vengono trattati in maniera molto superficiale, con lo spettatore che vede eventi susseguirsi davanti i suoi occhi ma senza capire mai sino in fondo, perché tutto questo sta succedendo, facendo diventare il tutto un mero pretesto per passare da una scena d'azione all'altra.

Un limite che macchia (solo in parte) la bontà di una pellicola dalle duplice volto. Nonostante i limiti palesati troviamo infatti una componente action estremamente riuscita, grazie a scene di combattimenti sia uno contro uno, che corali, che funzionano e riescono a coinvolgere gli amanti di questa tipologia di cinema. La stessa computer grafica, sebbene non ai massimi livelli, riesce a restituire credibilità sia alla città di Darkhaven - ottima la realizzazione della cattedrale, dimora dei Gargoyles - quanto ai mostri che la popolano. I rituali di ascensione al cielo e discesa negli inferi solo elementi validi e che grazie alla loro realizzazione, mostrano un tratto inedito e specifico all'interno alla pellicola di Beattie. Stesso dicasi dei combattimenti che abbiamo trovato decisamente curati, elemento non così scontato vista la presenza massiccia di quest'ultimi all'interno della pellicola.



Ad aggiungere ulteriore amarezza al destino una pellicola che poteva ambire a lidi sicuramente più rosei, ci si mette l'ottima recitazione di alcuni personaggi presenti nel cast tra cui il sempre verde Bill Nighy (già visto in Underworld) e la convincente Yvonne Strahovski nei panni della scienziata Terra, umana al servizio di Naberius. Meno incisiva la prova di Miranda Otto, anche se ci é sembrata molto limitata da uno script, ad opera dello stesso Beattie, che non riesce minimamente a valorizzare il personaggio.

Discorso a parte per Aaron Eckart ed il suo Adam. Come detto dall'attore in conferenza stampa, la volontà di dare un'anima ad un personaggio estremamente stigmatizzato da Hollywood nel passato, c'é tutta, purtroppo però come scritto poche righe sopra, il tutto va ad infrangersi contro una sceneggiatura che lascia costantemente nel limbo il personaggio con dialoghi scialbi e pochi incisivi. Decisamente più a suo agio - e questo, francamente, un po ci ha sorpreso - abbiamo trovato l'attore australiano nei frangenti action della pellicola, in questo caso si, in grado di regalare una versione differente del mostro creato da Victor Frankestein.

Menzione finale spetta alla realizzazione della città di Darkheaven, che grazie alla fotografia di Ross Emery riesce a regalare scorci assolutamente apprezzabili con elementi quali la totale oscurità, la pioggia e il senso di desolazione, in grado di trasmetterà allo spettatore sensazioni che già altri luoghi cinematografici (vedi Il Corvo o gli stessi Underworld) avevano regalato al pubblico.

In sostanza non possiamo certe dire che I, Frankenstein sia un brutto film, anzi, nelle sue due ore raramente vi troverete a fare i conti con la noia. Tuttavia, la volontà da parte del regista di rendere più profonda e drammatica la storia non riesce ad ottenere l'effetto sperato, mostrando sopratutto nei dialoghi la fragilità di uno script che, se avesse puntato tutto sull'azione, avrebbe sicuramente fatto una scelta migliore.



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