If I Had Legs I’d Kick You è l’Uncut Gems della maternità
Dopo sette anni di vita vissuta e lavoro a una sceneggiatura “emozionalmente vera”, la regista Mary Bronstein tira fuori un film che non può non far venire in mente Uncut Gems e che, come quella pellicola, lascerà il segno.

Sette anni fa la regista Mary Bronstein presentava Yeast, il suo convincente esordio alla regia con nel cast una giovane Greta Gerwig ancora lontana dai suoi fasti registici. Negli anni successivi, la vita frenetica di moglie, madre e familiare di una persona malata ne ha rallentato il ritorno sulle scene, ma al contempo fornito il materiale per un film “emozionalmente vero”: in If I Had Legs I’d Kick You ha infatti sublimato la sua esperienza di donna alle prese con una persona malata, il cui controllo sulla realtà e sulle proprie emozioni comincia a vacillare.
If I Had Legs I’d Kick You è un tour de force anche per lo spettatore, costretto a seguire la protagonista Linda (Rose Byrne) in quello che sembra una lunghissimo attacco di panico o addirittura un episodio psicotico. Linda è sempre una battutaccia lontana dalla peggior decisione possibile che potrebbe prendere in una situazione oggettivamente non facile: il marito è lontano per lavoro, la figlia è molto malata e non risponde come dovrebbe alle cure e per giunta una voragine si è aperta nel tetto della sua camera da letto.
Questo incidente edile diventa l’antefatto kafkiano del suo definitivo perdere la presa sulla sua vita e la capacità di mantenere uno sguardo analitico in merito. Lo capiamo da subito, dal primissimo piano senza scampo con cui si apre il film che ci mostra le sue reazioni infastidite a una seduta di terapia con la figlia malata. Figlia che non vediamo in volto né in scena, se non per qualche sporadica manina nei pressi del macchinario a cui è attaccata. Non è ben chiaro che malattia abbia e non è nemmeno importante.
Il punto qui è percezione distorta e vacillante di una madre non tanto della figlia, quanto di come lo stato della figlia vada ad aggravare la sua situazione. La bimba di Linda è particolarmente lamentosa e piagnucolona, ma noi la percepiamo sempre e solo attraverso le percezioni marginali della madre.
A film ben avviato si aggiunge un altro castello che aumenta il dramma ma anche l’innegabile humour nerissimo della pellicola: Linda infatti è una psicologa che si ritrova a fronteggiare pazienti che sembra incapace di aiutare e sedute di terapia familiare che è fermamente decida a ignorare. In un certo senso conosce il suo nemico, ma ormai la sua spirale distruttiva è così ben avviata che non si rende conto di quanto aiuto abbia bisogno.
Dalla disperazione allo humour nero, la maternità distorta di If I Had Legs I’d Kick You
Aiuto che non arriva perché anche il suo terapista (interpretato da un sorprendente Conan O’Brien), la sua ancora di salvezza e l’ultimo legame emozionale vicino e disponibile rimastole, sembra deciso a mettere fine ai loro consulti. Così Linda si ritrova impossibilitata a riparare il buco nel soffitto, costretta a vivere in un motel, desiderosa di darsi all’autodistruzione di alcol e droghe, ma mai del tutto capace di prendersi cura di sé, "mettere per prima la maschera dell'ossigeno" così poi da aiutare la piccola.
Mary Bronstein scrive e dirige un film che, dice, esiste per colmare un vuoto: quello di un cinema che fatica a raccontare quel momento della maternità in cui, di fronte alle difficoltà, ti viene il sospetto che tu non fossi destinata ad essere madre e che il tuo meglio non sia sufficiente. Con in più lo specchio di una paziente con un rapporto complicatissimo col figlio a cui Linda fa da terapeuta senza riuscire ad aiutare lei, la figlia, la paziente.
Impossibile non pensare a Uncut Gems dei fratelli Safdie, film che di fatto se non fondato ha codificato una sorta di filone: quello delle produzioni (un po’ compiaciute) di A24 che sono un unico, lunghissimo, angosciante passo prima della rottura finale dell’equilibrio psicologico, della presa sul razionale del protagonista. If I Had Legs I’d Kick You è la versione femminile dedicata alla maternità, che qui è ritratta con la lente costantemente piantata in faccia alla madre e protagonista, che si sente giudicata da tutti ma al contempo ha perso completamente la prospettiva.
Il rapporto tra i due film è molto più che immaginario: entrambi prodotti da A24, i due film condividono un Safdie alla produzione e il tramite di Adam Sandler, che ha fatto arrivare questo copione sulla scrivania di Conan O’Brien. Per non parlare del fatto che gli episodi ansiogeni che hanno generato i due film potrebbero essere gli stessi: Bronstein è sposata con il co-sceneggiatore del film dei Safdie. Regista e marito tra l'altro appaiono entrambi nel film nella parte della psicologa di famiglia e del marito di Caroline, la madre iperprotettiva.
Il suo If I Had Legs I’d Kick You non è derivativo però. Più che altro è generato dalle stesse esperienze personali, dallo stesso senso dell’umorismo (la scena con il criceto, quella dell’ordine di droga online sul dark web) alternato ai passaggi più drammatici del film, fino ad arrivare al disperato finale.
If I Had Legs sarà la rivincita di Rose Byrne
Il suo vero punto di forza è Rose Byrne nei panni di Linda, l’impanicata, esausta. angosciata protagonista. Per anni irrisa per il suo stile recitativo abbastanza calcato e allergico alle sottigliezze, qui Byrne trova il ruolo perfetto per sublimare la sua energia nervosa. La cinepresa più che inquadrarla la bracca e lei dà libero sfogo a un turbino di emozioni contrastanti e spesso sgradevoli che le scorrono velocissime in fatti mentre il destino le fa cadere l’enesima tegola sulla testa.
Il finale, molto potente, è anche parecchio piacione, in quello che potremmo ormai definire “puro stile indie A24”. Rimane comunque apprezzabile come Mary Bronstein introduca la sua protagonista come una donna incasinata verso cui provare una certa dose d’empatia e poi continui a spingerla nella peggior direzione possibile, tirandole fuori pian piano i dubbi più atroci e vischiosi sul tipo di madre che è. Sul sospetto che ci siano persone che non sono fatte per la maternità e lei sia una di queste.
Nazione: Stati Uniti
Voto
Redazione

If I Had Legs I’d Kick You
Con il suo secondo film da regista e sceneggiatrice, Mary Bronstein salirà alla ribalta e pazienza se If I Had Legs I’d Kick You è inserito un po’ a forza negli stilemi più triti e forzati dei “film americani indie di A24”. La sua regia non molla un secondo una Rose Byrne che non dà tregua allo spettatore e a sé stessa, messa alle strette fino a estreme conseguenze da una sceneggiatura martellante nel portare al limite quello che sembra essere l’inizio di un episodio psicotico o la fine di tutto. Ha legami forti con Uncut Gems, tanto da sembrarne una versione al femminile. Piacerà esattamente allo stesso pubblico.