Il Cacciatore e la Regina di Ghiaccio

di Elisa Giudici
Fa un certo effetto vedere il ritorno di Biancaneve al cinema senza Biancaneve, dopo la cacciata di Kristen Stewart e del regista di Biancaneve e il Cacciatore, originata da scandali e pettegolezzi fuori dal set.
Universal però non poteva lasciarsi scappare l'occasione di realizzare un secondo capitolo di un film tutto sommato non eccelso, certo, ma che grazie a un posizionamento strategico nel calendario di uscire primaverili aveva raccolto un discreto risultato al botteghino.


Il primo problema é stato appunto quello di riannodarsi al primo capitolo omettendone completamente la protagonista. Compito che la sceneggiatura tenta disperatamente di compiere per la prima mezz'ora di film, inondando lo spettatore di lunghi spezzoni in voice over, spiegazioni, flashback e ogni trucco narrativo atto a collegare il secondo capitolo al primo.

Per quanto tenti di farlo però, l'impresa é improba e il risultato poco naturale. A discolpa del film bisogna dire che la scelta di ambientarlo contemporaneamente prima e dopo l'ascesa di Biancaneve e la cacciata della regina malvagia crea un buco di otto anni che sta esattamente nel centro della pellicola e non é semplicissimo da doppiare.



Un altro problema non da poco é introdurre con naturalezza due personaggi chiave come Freya, la sorella di Ravenna e signora del Nord (interpretata da una Emily Blunt non del tutto a suo agio nell'atmosfera quasi caricaturale del suo ruolo da principessa di ghiaccio) e Sara, l'amata del non più vedovo Cacciatore (una Jessica Chastain relegata a una parte non all'altezza del suo status e della sua bravura).

Anche qui il film fa quel che può, annaspando alla ricerca di un modo per dire al pubblico che sì, Ravenna ha una sorella potente come lei, ma che guarda caso Freya si ricorda della parente solo al momento di subentrarle nel possesso del potente Specchio magico, ignorandola completamente quando i suoi ex pupilli guidavano l'esercito di Biancaneve che marciava verso il castello di Ravenna per spodestarla.

Non mancano però aspetti che invece filano via a meraviglia, soprattutto quando il film supera l'impasse di dover ricostruire la sua linea temporale. In Primis é sempre perfetta la "jadoriana" Charlize Theron, l'unica in grado di sfoggiare con naturalezza le mise sempre più barocche del film, l'unica davvero a suo agio in una dimensione fiabesca e fantastica.
Anche la dimensione visiva del film e le sue musiche, pur figlie di tante (forse troppe) influenze da blockbuster ben più riusciti, sono più che gradevoli.