Il re Tom Cruise è nudo: la recensione di Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno
Nonostante le scene d’azione faraoniche e un Tom Cruise che davvero non si risparmia, Dead Reckoning non convince, figlio di una lavorazione travagliata che lo ha reso pasticciato e pesante. La recensione.
Anche Tom Cruise, ogni tanto, fa cilecca. C’è da ammettere però che se la prima parte di Mission: Impossible Dead Reckoning non decolla mai, la colpa non è sua. Anzi: Cruise si mette in gioco tanto e più del solito, non solo in stunt mozzafiato che fanno trattenere il respiro.
Come è capitato molte volte di dire negli ultimi anni, Cruise è l’ultimo re di una Hollywood che non esiste più: quella delle stelle del box office, ma anche quella in cui gli interpreti si spendevano in prima persona e senza riserve nei progetti. Insieme ai registi con cui collabora, il Tom Cruise del nuovo millennio ha ulteriormente rafforzato un certo tipo di narrazione riguardo il suoi film e la sua figura. Cruise è arrivato anzitempo a capire che per far funziona un blockbuster a base di scene d’azione - sia il ritorno di Top Gun o un nuovo Mission:Impossible - è essenziale costruirci una narrazione, uno storytelling, che cominci fuori dalla sala.
Quello che su cui ha puntato Cruise, insieme a una cordialità e una disponibilità da divo della porta accanto, è quello della realtà. Le campagne promozionali dei suoi film sono basate su due assunti: Cruise promuoverà il film ovunque, sorridente e disponibile e racconterà come la quasi totalità dei suoi stunt siano fatti in prima persona. In un’era di effetti speciali che smaterializzano sempre di più i set e rendono le immagini finte, sentiamo la pelle d’oca e i brividi alla schiena quando vediamo Ethan Hunt buttarsi da una motocicletta in uno strapiombo sulle alpi svizzere, nel tentativo folle di atterrare sull’Orient Express lanciato a tutta velocità verso Innsbruck, perché sappiamo che in larga misura Cruise ha fatto quegli stessi gesti che vediamo su schermo.
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La realtà è adrenalinica più di ogni effetto speciale e Cruise lo sa. Il precedente film della saga, Fallout, è stato un perfetto compendio di questa lezione. M:I nasce e cresce sulla spettacolarità, ma una storia di raccordo avvincente tra una scena e l’altra è più che importante per non far apparire nudo il re: le iperboliche e rocambolesche scene di sparatorie, combattimenti e inseguimenti devono sembrare motivate da una trama e non viceversa.
A dispetto di quanto postulato dalla stampa statunitense, che acclama già l’ennesimo successo di Cruise, stavolta a parere di chi scrive, Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno è una lunga sequenza di stunt a cui si fatica ad appiccicare una storia che valga la pena di seguire.
Continua a leggere la recensione di Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno:
- La trama di Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno
- Cosa funziona e cosa no in Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno
La trama di Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno
Mission: Impossible Dead Reckoning profuma di grande arco narrativo finale per le avventure di Ethan Hunt su grande schermo. Non è chiaro se Cruise voglia davvero abbandonare il ruolo, ma sicuramente tra accenni al suo passato da civile pre missioni impossibili e la sua volontà di sacrificarsi per gli altri, il sentore è che una morte eroica, catartica, nella Parte Due non sia del tutto fuori dal quadro.
La posta in gioco, come sempre, è impossibilmente alta. Stavolta Ethan Hunt e il suo “circo di Halloween con le maschere di gomma” devono vedersela con un nemico inafferrabile, capace di essere ovunque e svanire come un fantasma: un’intelligenza artificiale divenuta senziente, l’Entità.
Mentre i governi di tutto il mondo sognano di appropriarsene per controllarla in vista della “prossima guerra mondiale, che sarà calda, si combatterà sul campo, per le poche risorse energetiche rimaste sul pianeta”, Hunt finisce ancora una volta per diventare un fuggitivo dal suo stesso governo. Sembra essere l’unico rimasto a voler neutralizzare l’AI. Torna dunque a essere un agente rogue che insieme alla sua squadra tenta di localizzare due chiavi necessarie a scovare la AI. Non si sa cosa aprano né dove sia la serratura in questione, ma sembrano essere l’unico modo per tornare ad avere il controllo sull’Entità.
Essere inseguiti da numerose fazioni avversarie per mezzo mondo - Arabia Saudita, Roma, Austria, Amsterdam - mentre si cercano le due chiavi autentiche è già complesso. Il fatto che sul cammino di Ethan appaia una ladra abilissima ma inconsapevole delle regole del gioco di nome Grace (Hayley Atwell) mentre torna della partita anche Ilsa (Rebecca Ferguson) complica ulteriormente la situazione.
Cosa funziona e cosa no in Mission: Impossible Dead Reckoning Parte Uno
Dead Reckoning non è di certo tutto da buttare, anzi. Nei suoi 163 minuti ci sono parecchie idee, scene e personaggi che funzionano. Intrigante per esempio è il ritorno del russi in veste di cattivi putativi della storia, con un inizio dalle reminiscenze a Caccia a Ottobre Rosso.
D’altronde Dead Reckoning è tutto un compendio di storia del cinema d’azione, volutamente retrò e malinconico. Una delle scene più suggestive è quella in cui migliaia di agenti della CIA battono a macchina una copia cartacea delle informazioni più rilevanti, mentre monitor a tubo catodico restituiscono il contorno sfocato di Ethan in fuga. L’AI può penetrare ogni sistema digitale, quindi gli americani sono costretti a tornare alla preistoria del digitale per impedirle di rubare i loro segreti.
È la stessa operazione intrapresa dal film, che tra combattimenti sui tetti dei treni, giochi di prestigio in cui una chiave viene sottratta da un individuo all’altro e inseguimenti per le vie romane richiama proprio ai film d’azione del secolo scorso. Ovviamente avendo dalla propria una capacità di messa in scena impensabile per l’epoca e una star inarrestabile come Cruise.
Un po’ per l’incessante marketing che fa apparire già viste certe scene (stupenda comunque quella del lancio con la motocicletta dalle alpi viennesi, che vale da sola la visione per gli amanti dell’action), un po’ perché la trama è abbastanza pasticciata, talvolta sono le stesse, lunghissime scene di combattimento e fuga ad appesantire il film.
Il problema è evidentissimo sin da subito, nonostante la regia di Christopher McQuarrie sia quasi sempre ineccepibile. Dead Reckoning parte con uno spiegone di 10 minuti buoni e non smette mai di spiegarsi, ripetersi, fare il punto e poi scaricarci addosso altre informazioni più o meno utili. Manca l’immediatezza dei primi Mission Impossible o l’agilità con cui Fallout dispiegava la sua trama complessa.
Si sente che è un film che dietro i proclama del suo protagonista di “essere pronto a mettere la vita dei suoi amici davanti alla sua” c’è una trama che non gira, scritta e riscritta, spesso fino a contraddire sé stessa. La pellicola ha poi delle uscite involontariamente un po’ “da boomer” di Hunt che s’indispettisce quando Luther gli fa presente che il pericolo è talmente grande che no, alcuni sacrifici saranno necessari.
Il film però sceglie di sacrificare forse il pezzo più pregiato sulla scacchiera, con uno scambio che, per quanto visto in questa Parte Uno, non può che configurarsi come uno sbaglio. Alla sua notevole serietà e ai suoi toni cupi, solo in parte controbilanciati da un umorismo non sempre brillante, Dead Reckoning sacrifica qualcosa di cui non abbiamo forse mai visto il potenziale, che però funzionava anche solo con la promessa dello stesso.
Meglio allora concentrarsi sui tanti, tantissimi combattimenti e sul personaggio davvero azzeccato di Paris (grazie anche alla prova convincente di Pom Klementieff), perché il resto è davvero zoppicante, a tratti un po’ noioso. Se il ritorno di Vanessa Kirby nei panni della Vedova Bianca è la prova che il suo personaggio in Fallout funzionava, il villain principale di Dead Reckoning, Gabriel (Esai Morales) non ha la gravitas sperata né la capacità di tenere testa a Cruise in quanto a carisma.
Rating: Tutti
Durata: 156'
Nazione: Stati Uniti d'America
Voto
Redazione
Mission Impossible: Dead Reckoning - Parte Uno
Tom Cruise si salva per il rotto della cuffia in un film che tenta di nascondere dietro le sue scene d’azione una trama che non ingrana mai veramente e che fa alcune scelte infelici in fatto di sacrifici.