Il Ritorno di Mary Poppins

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Il 20 dicembre torna in sala la tata più straordinaria che ci sia, l’ unica e sbalorditiva Mary Poppins! Era il lontano 1964 quando il magico Superfalifragilistichespiralidoso approdava nelle sale di tutto il mondo, coinvolgendo i bambini di tutte le età e di tutte le generazioni con il suo ritmo incalzante; dopo quasi 60 anni la Disney ci riprova. Sotto la regia di Rob Marshall prende vita il secondo capitolo sulle avventure di Mary Poppins, dal libro pubblicato nel 1935 dalla stessa P.L. Travers.

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Siamo nel tempo della grande depressione e Micheal e Jane Banks sono diventati due adulti decisamente simili ai loro genitori; il primo (Ben Whishaw) lavora come cassiere nella stessa banca di cui il padre era socio, la seconda (Emily Mortimer) è una sindacalista pronta a battersi per i diritti dei lavoratori sottopagati. Persino la casa è la stessa, nonostante stiano per perderla a causa di un debito. L’ultimo anno, del resto, è stato particolarmente complicato per Michael Banks che, dopo la morte della moglie, ha dovuto mettere da parte la sua passione per il disegno per cercare di fare il necessario per il sostentamento dei suoi tre figli. Annabel, Georgie e John avranno bisogno dell’aiuto della magica bambinaia (Emily Blunt), così che loro possano tornare ad essere più bambini che piccoli adulti.

Più che un sequel, quello che si apre agli occhi dello spettatore sembra quasi essere un remake, fatto bene, ma pur sempre un rifacimento di quel che è già conosciuto. La storia è praticamente uguale; i personaggi sono mutati nella forma, ma non nella sostanza; le scene sono praticamente identiche; persino i costumi sono così simili da essere in grado di richiamare visivamente il ‘passato’; il tutto condito con una dose di rap in chiaro riferimento a una cultura un po’ più odierna. Senza ricorrere agli spoiler basta aver rivisto il film del ‘64 pochi giorni prima di entrare in sala per permettere a se stessi di rendersi conto di aver praticamente già visto tutto.

Il Ritorno di Mary Poppins

Far partire la storia con i due piccoli Banks cresciuti, e mostrare come siano diventati la copia dei loro genitori, è quasi una involuzione. Michael e Jane hanno vanificato gli insegnamenti della tata, facendo in modo che il pubblico possa immaginare che tra una ventina di anni anche i tre nuovi Banks dimentichino tutto, commettendo gli stessi errori genitoriali. Ma, pur con queste premesse, ci si trova davanti a due ore di spettacolo in grado di catapultare chiunque nella propria infanzia. È quasi impossibile non sentire le citazioni o gli omaggi alla vecchia pellicola; grazie anche alla presenza di un paio di comparse di tutto rilievo: Dick Van Dyke spazzacamino allora e anziano banchiere adesso; o la vecchia signora dei piccioni presente sulle scale della banca. La lacrimuccia di emozione che riga la guancia, insomma, è dietro l’angolo, specialmente nel vedere Mary Poppins scendere dalle nubi.

Gli attori sono impeccabili, la scelta del cast è giustissima e rende maggiormente godibile il film. Sicuramente chi comprende la lingua originale della pellicola troverà molto più apprezzabile vederlo proprio in inglese, del resto gli interpreti sono stati praticamenti scelti proprio per le loro doti canore. La Blunt è perfetta sotto praticamente ogni punto di vista; angelica in questo film quanto perfida ne Il diavolo veste Prada. Allo stesso modo Jack, interpretato da Lin-Manuel Miranda, viene caratterizzato proprio secondo le abilità del suo interprete in quanto famoso proprio nella scena rap.

Si entra in sala con tantissime aspettative, forse troppe, ma si torna a casa con un grosso dubbio sulle spalle.