Inferno
di
Roberto Vicario
Dopo Il Codice da Vinci e Angeli & Demoni, anche il terzo libro della saga scritta da Dan Brown, con protagonista il professore di Cambridge Robert Langdon, arriva sul grande schermo.
Un lungometraggio che vede ancora una volta impegnata la solidale coppia Howard-Hanks, rispettivamente nei panni del regista e del protagonista. Come sarà andata questa terza avventura? Abbiamo visto il terzo film in anteprima, e dopo una attenta - e come leggerete non facile - analisi, siamo pronti a darvi il nostro giudizio.
Robert Langdon (Tom Hanks) si sveglia nel letto di un ospedale fiorentino con una ferita alla testa, che gli ha causato un forte trauma celebrale e un'amnesia temporanea. In questa condizione il professore non ricorda il motivo per cui si trova a Firenze e soprattutto chi l'ha colpito, e perché. La situazione peggiora nel momento in cui una donna vestita da Carabiniere tenta di ucciderlo. Fortunatamente in suo aiuto arriva la dottoressa Sienna Brooks - una talentuosa e intelligente ragazza che si trova di turno in quel momento - che riesce a far scappare un Langdon in evidente deficit fisico.
Questo l'incipit di una storia che, in pieno stile Brown, porterà la coppia a viaggiare tra Firenze, Venezia e Istanbul, e soprattutto a navigare all'interno della complessa simbologia di uno dei più importanti letterati del nostro paese: Dante Alighieri. Tutto questo per debellare la diffusione di un virus simile alla peste nera che mira a decimare l'umanità, rea di aver sovrappopolato il nostro pianeta.
La scrittura di Dan Brown é sempre stata fortemente votata all'intrattenimento puro. Dietro ai corposi riferimenti storico culturali, si celano tutt'ora storie che rimandano a dinamiche tipiche degli action thriller moderni. Esattamente come successo per i primi due film diretti da Howard, il regista esalta ulteriormente questa componente, trasformando il suo lavoro in un vero e proprio blockbuster americano. E' bene tenere in considerazione questo elemento nel momento in cui si va a commentare e giudicare questo Inferno.
Alleggerito di alcuni elementi che nel libro sono più prolissi e descrittivi, e tenuti viceversa ben saldi i pilastri storico/narrativi del romanzo, Inferno di Ron Howard é un action thriller canonico e lineare, che punta al semplice intrattenimento; con l'unica eccezione di un finale che, paragonato sempre al libro, risulta leggermente differente (ovviamente non vi diremo i motivi).
Inferno parte con il freno a mano tirato, perché la prima parte della pellicola é riservata quasi unicamente ai virtuosismi registici di Howard, che sfrutta le difficoltà e le amnesie del Professore per analizzare le allegorie di Alighieri. Nella prima ora, tra l'analisi della Mappa dell'Inferno di Botticelli e la maschera di Dante, tutta la simbologia che ha reso famosa la serie, esce in maniera prepotente. Nella seconda metà della pellicola la citata linearità non si perde, ma il film acquista più ritmo, entra in gioco l'azione (mai comunque troppo marcata), l'interazione tra i protagonisti si ramifica, e più in generale si vira sui canoni puri del blockbuster di genere.
Meno infallibile rispetto al passato, e quasi spalla di altri personaggi in alcuni punti, Tom Hanks é ancora una volta uno straripante Robert Langdon; la sua interpretazione convince e sorregge alcuni dialoghi che, per volere dello sceneggiatore David Koepp, risultano molto più snelli rispetto a quelli del libro. Chi ruota attorno a lui é altrettanto convincente, tra cui l'ormai lanciatissima Felicity Jones, la brava Sidse Babett Knudsen e i sorprendenti Omar Sy e Irrfan Khan. A quest'ultimo in particolare, nel ruolo del Rettore del Consortium, é affidata la parte più camaleontica dell'interno cast.
In sostanza Inferno, pur ispirandosi al romanzo più complesso e “pesante” della trilogia apparsa al cinema, emerge nella sua essenza di puro e semplice intrattenimento. Si può rimane delusi da lettori del romanzo? Sì. Bisogna bocciarlo per la strada intrapresa da regista e produzione? No, perché é proprio nella sua ottica di "entertainment" che la pellicola funziona perfettamente. Quasi a confermare la tesi appena esposta ci pensa poi il grande Hans Zimmer, che firma una colonna sonora dai toni epici, tipici di quei blockbuster americani a cui ormai ci siamo abituati.
E la nostra Italia come ne esce invece? Ancora una volta tra luci e ombre. Un eterno contrasto - forse guidato anche da pregiudizi e luoghi comuni? - tra la bellezza e la prorompenza del nostro passato, e i problemi del nostro oggi, con tanto di "battutine" neanche troppo velate.
Un lungometraggio che vede ancora una volta impegnata la solidale coppia Howard-Hanks, rispettivamente nei panni del regista e del protagonista. Come sarà andata questa terza avventura? Abbiamo visto il terzo film in anteprima, e dopo una attenta - e come leggerete non facile - analisi, siamo pronti a darvi il nostro giudizio.
Gli Enigmi di Dante
Robert Langdon (Tom Hanks) si sveglia nel letto di un ospedale fiorentino con una ferita alla testa, che gli ha causato un forte trauma celebrale e un'amnesia temporanea. In questa condizione il professore non ricorda il motivo per cui si trova a Firenze e soprattutto chi l'ha colpito, e perché. La situazione peggiora nel momento in cui una donna vestita da Carabiniere tenta di ucciderlo. Fortunatamente in suo aiuto arriva la dottoressa Sienna Brooks - una talentuosa e intelligente ragazza che si trova di turno in quel momento - che riesce a far scappare un Langdon in evidente deficit fisico.
Questo l'incipit di una storia che, in pieno stile Brown, porterà la coppia a viaggiare tra Firenze, Venezia e Istanbul, e soprattutto a navigare all'interno della complessa simbologia di uno dei più importanti letterati del nostro paese: Dante Alighieri. Tutto questo per debellare la diffusione di un virus simile alla peste nera che mira a decimare l'umanità, rea di aver sovrappopolato il nostro pianeta.
La scrittura di Dan Brown é sempre stata fortemente votata all'intrattenimento puro. Dietro ai corposi riferimenti storico culturali, si celano tutt'ora storie che rimandano a dinamiche tipiche degli action thriller moderni. Esattamente come successo per i primi due film diretti da Howard, il regista esalta ulteriormente questa componente, trasformando il suo lavoro in un vero e proprio blockbuster americano. E' bene tenere in considerazione questo elemento nel momento in cui si va a commentare e giudicare questo Inferno.
Inferno di Ron Howard é un action thriller piuttosto canonico, lineare e che punta al semplice intrattenimento
Alleggerito di alcuni elementi che nel libro sono più prolissi e descrittivi, e tenuti viceversa ben saldi i pilastri storico/narrativi del romanzo, Inferno di Ron Howard é un action thriller canonico e lineare, che punta al semplice intrattenimento; con l'unica eccezione di un finale che, paragonato sempre al libro, risulta leggermente differente (ovviamente non vi diremo i motivi).
Inferno parte con il freno a mano tirato, perché la prima parte della pellicola é riservata quasi unicamente ai virtuosismi registici di Howard, che sfrutta le difficoltà e le amnesie del Professore per analizzare le allegorie di Alighieri. Nella prima ora, tra l'analisi della Mappa dell'Inferno di Botticelli e la maschera di Dante, tutta la simbologia che ha reso famosa la serie, esce in maniera prepotente. Nella seconda metà della pellicola la citata linearità non si perde, ma il film acquista più ritmo, entra in gioco l'azione (mai comunque troppo marcata), l'interazione tra i protagonisti si ramifica, e più in generale si vira sui canoni puri del blockbuster di genere.
Meno infallibile rispetto al passato, e quasi spalla di altri personaggi in alcuni punti, Tom Hanks é ancora una volta uno straripante Robert Langdon; la sua interpretazione convince e sorregge alcuni dialoghi che, per volere dello sceneggiatore David Koepp, risultano molto più snelli rispetto a quelli del libro. Chi ruota attorno a lui é altrettanto convincente, tra cui l'ormai lanciatissima Felicity Jones, la brava Sidse Babett Knudsen e i sorprendenti Omar Sy e Irrfan Khan. A quest'ultimo in particolare, nel ruolo del Rettore del Consortium, é affidata la parte più camaleontica dell'interno cast.
In sostanza Inferno, pur ispirandosi al romanzo più complesso e “pesante” della trilogia apparsa al cinema, emerge nella sua essenza di puro e semplice intrattenimento. Si può rimane delusi da lettori del romanzo? Sì. Bisogna bocciarlo per la strada intrapresa da regista e produzione? No, perché é proprio nella sua ottica di "entertainment" che la pellicola funziona perfettamente. Quasi a confermare la tesi appena esposta ci pensa poi il grande Hans Zimmer, che firma una colonna sonora dai toni epici, tipici di quei blockbuster americani a cui ormai ci siamo abituati.
E la nostra Italia come ne esce invece? Ancora una volta tra luci e ombre. Un eterno contrasto - forse guidato anche da pregiudizi e luoghi comuni? - tra la bellezza e la prorompenza del nostro passato, e i problemi del nostro oggi, con tanto di "battutine" neanche troppo velate.