Inside: trama, recensione e chiave di lettura del film con Willem Dafoe
Nell'era degli influencer, l'apparenza nutre l'ego ma non l'anima. Ecco Inside, quando il cinema è metafora di vita
Su Sky Primafila è arrivato a noleggio Inside, il film uscito nelle sale lo scorso marzo dopo essere stato presentato al Festival di Berlino e divenuto subito molto controverso.
Chi si aspettava un survival movie, come in effetti la trama poteva lasciar credere, è rimasto deluso. Ho letto commenti di spettatori che hanno parlato di una storia senza senso e troppo lunga. Non è strano. Perché pochi, di questi tempi, si ricordano che cos’è davvero il cinema. Siamo talmente tempestati da cinecomic e film d’azione che abbiamo dimenticato come il cinema sia metafora della vita. Come in questo caso.
Scritto, diretto e prodotti da Vasilis Katsoupis (Made in Hollywood), Inside è il film che pochi attori avrebbero saputo rendere così intenso. Forse nessun altro, oltre a Willem Dafoe, visto anche il grande impegno e l’esposizione fisica richiesti, avrebbe saputo farlo.
Inside è un film colto, infarcito di omaggi al cinema stesso, alle storie di solitudine e resilienza che il cinema ci ha raccontato, al modo in cui trasforma un’esperienza solitaria e angosciante in un dramma collettivo. Perché Inside, in un certo senso, ci riguarda tutti. Ci costringe a riscrivere la nostra scala di valori e la nostra considerazione di ciò che conta davvero. Di ciò che vorremmo e che abbiamo. Di cosa faccia la differenza, nella società di oggi, fra la lucidità e la follia.
La trama di Inside
Un ladro d’arte molto esperto, che lavora in collaborazione con altre persone che non vediamo mai, s’introduce nella casa di un multimilionario. Un collezionista d’arte che si trova all’estero e che ha lasciato il suo super attico di Manhattan pieno di opere d’inestimabile valore. Tanto che basta portarne via due o tre per ottenere milioni di dollari.
Ma qualcosa va storto: il sofisticatissimo sistema d’allarme che Nemo (Willem Dafoe) e i suoi compagni sono convinti d’aver violato subisce un grave malfunzionamento. In un istante Nemo si ritrova, solo, intrappolato all’interno della casa che lo costringerà a iniziare un'inattesa lotta per la sopravvivenza.
La recensione di Inside: una straordinaria prova di Willem Dafoe in una straordinaria ode al cinema
La critica si è divisa. C’è chi ha gridato al capolavoro e chi ha demolito il film, limitandosi a concentrarsi sulla trama e sulla verosimiglianza del tutto senza ricordare che questo è cinema: l’ormai proverbiale sospensione dell’incredulità diventa lo strumento non solo necessario ma anche interpretativo per comprendere il vero significato di Inside.
No, non è un mero esercizio di stile come ha scritto chi non ha colto i riferimenti - da Hitchcock a Kieslowski senza dimenticare pellicole di grande successo come Cast Away - ha scritto. Questa è una riflessione sulla natura dell’uomo e sul suo rapporto con il mondo contemporaneo.
Una profonda analisi di come, oggigiorno, siano gli oggetti a possedere gli uomini e non il contrario. Non ci sono mezzi termini: questo film si ama o si odia. Io l’ho amato. Perché un’interpretazione di tale intensità, senza mai scadere nell’esagerazione - scordatevi Goblin, per capirci - merita solo attenzione, rispetto e una regia che ci ricorda di cos’è fatto davvero il cinema: di piccoli gesti, di dettagli, di inquadrature decentrate che servono a ricreare l’equilibrio dello spettatore, per inserirlo nella scena.
Per riuscire a far sembrare claustrofobico un ambiente enorme e superlussuoso - ma freddo - ci vuole un grande attore. E Willem Dafoe ha dimostrato tante volte di esserlo. Tanto da essere stato nominato 4 volte agli Oscar, fin da Platoon (1987).
A quasi 70 anni d’età, Willem Dafoe supera brillantemente una durissima prova anche fisica.
In questo ruolo inedito di ladro, nei panni Nemo - un nome non casuale - ci regala un inizio davvero carico di tensione. Seguito da una lentezza sempre più esasperante e piena di disperazione.
La sceneggiatura è costruita per regalarci un one man show e la regia indugia sui dettagli che fanno la differenza, come la goccia di sudore che cola dietro al collo. O le unghie che diventano sempre più sporche.
La tecnologia che dovrebbe essere al servizio dell’uomo diventa una trappola. Una scocciatura. Una sfida continua per i nervi. E per la sopravvivenza: c’è il frigorifero che fa partire una musica assordante se non chiudi lo sportello entro 20 secondi ma non c’è l’acqua. Nell'era degli influencer, l'apparenza nutre l'ego, ma non l'anima.
L’incredulità, la rabbia, l’ingegno, la disperazione, lo sconforto, la frustrazione, il fastidio, la determinazione, gli eccessi: ogni fase emotiva attraversata dal protagonista viene definita non solo dalle sue azioni e dalle sue espressioni, ma anche dalla stanza in cui si trova. O dal punto della casa in cui prova quel sentimento.
E ci viene puntualmente trasmessa. Riusciamo a sentirla, in qualche modo. Condividendola. Il legame indissolubile fra l’uomo e la casa - di cui qualcuno finisce per essere prigioniero - è al centro di questa storia in cui, nemmeno troppo metaforicamente, solo il contatto con la terra può dare sollievo. Un ritorno alle origini, alla natura, alla semplicità.
Il cemento, il grigio, le sculture e i quadri di arte moderna e contemporanea: tutto è freddo, impersonale, dall’aspetto costoso ma incredibilmente scomodo. Dal divano alle sedie, dal letto alla scala.
Quando tutto è automatizzato, abbiamo l’impressione di essere circondati dal massimo del comfort e del lusso possibile. Ma basta un semplice malfunzionamento e tutto cambia. In un istante.
La salvezza è a un soffio, ma è come se fosse a milioni di chilometri. E la solitudine è come un tarlo che s’insinua nella mente e inizia a lavorare, poco alla volta. Fino a quando parli da solo per farti compagnia e poi inizi a parlare con chi non ti può vedere né sentire credendo che sia lì con te.
Col passare del tempo, la storia di Nemo - il suo aspetto e le sue gesta - diventano sempre più impressionanti. E non in senso positivo. Dalle funzioni corporali al bisogno di nutrirsi, a scapito di povere creature innocenti la cui morte fa soffrire come in poche altre occasioni, così come in pochi altri film ci si sofferma su dettagli intimi come quelli che ci mostra Nemo.
Il mondo è un luogo senza senso. Tutti i viaggi sono solo viaggi, senza meta. Senza via d’uscita. Senza scopo. E senza un finale, tranne quello che noi scegliamo di vedere. Possiamo vedere la libertà. O un’ombra che penzola. O lo sbocco verso la caduta definitiva. Perché il cinema è arte, e l'arte ci parla. A ciascuno di noi.