Italiano Medio

di Fabio Cozzi
Grazie ad anni di sketch televisivi Marcello Macchia é senza dubbio riuscito a cucirsi addosso le vesti di Maccio Capatonda, controverso personaggio che abbiamo accompagnato alla conquista del piccolo schermo grazie a trasmissioni come “Mai dire Luned” o a serie tv come “Mario”. Dopo svariati anni di militanza televisiva Macchia decide di mettersi dietro la cinepresa, alla regia de “L'italiano Medio” lungometraggio estrapolato proprio da uno dei dissacranti trailer che lo hanno reso celebre. Ad accompagnarlo in questa nuova avventura troviamo l'intera banda di personaggi che da sempre stanno al suo fianco nelle gag e negli sketch di sua ispirazione, partendo da Luigi Luciano (Herbert Ballerina) fino ad arrivare a Franco Mari (Rupert Sciamenna) passando per Enrico Venti (Ivo Avido) e Adelaide Manselli (Anna Pannocchia).

Una fresca commedia!


L'Italiano Medio ci racconta le vicende di Giulio Verme, nato e cresciuto all'interno di una famiglia tv-dipendente sviluppa un vero e proprio rifiuto verso i mezzi di telecomunicazione più comuni all'interno della nostra società, accrescendo uno spiccato ma eccessivo senso civico. Vive infatti la sua vita come una battaglia continua nei confronti degli sprechi, della rovina dell'ambiente e di una società che sembra sempre più lobotomizzata da reti wifi e reality show. A sconvolgere l'universo di Giulio ci pensa però Alfonzo (Luigi Luciano) amico di vecchia data che, avendo fallito nella professione di “usciere”, é passato al “porta a porta”, sarà proprio lui infatti a far sperimentare al protagonista una portentosa pillola che porta l'utilizzo del proprio cervello dal 20 % a ben il 2% (parodia piuttoso evidente di Limitless con Bradley Cooper). Giulio scoprirà quindi un universo nuovo, in antitesi con quella che fino ad ora é stata la sua realtà, dando vita a numerose gag e battute spiazzanti, fino ad arrivare a combattere una vera e propria battaglia con un alter ego che fino ad ora era rimasto nascosto.



Il film di per sé dimostra dei limiti, sul fronte della comicità infatti a volte si raggiunge il confine del "tirato per i capelli" presentando delle situazioni eccessivamente esasperate e poco delicate, lo svolgersi delle vicende però segue un continuum ben definito che ci prende per mano per tutta la durata del film, evitando la trappola di una semplice successione di sketch.
L'intento della pellicola salta a pié pari la mera rappresentazione comica di una società alla deriva, cercando di scavare a colpi di battute e gag verso la coscienza civile dello spettatore, riuscendoci in pieno.

Le risate, che con un ottimo ritmo, accompagnano nello scorrere dei minuti lo spettatore, hanno un gusto sempre più amaro in quanto le situazioni rappresentate si rifanno ad una società purtroppo sempre più vicina alla nostra.



Il lungometraggio tratteggia, nell'arco dei circa 100 minuti di durata, un'Italia contagiata dal menefreghismo, dalla dipendenza dai mezzi di telecomunicazione, non attenta ai problemi politici, economici e sociali, all'interno del quale la fanno da padrone le mazzette, la popolarità e la corruzione. Il ritratto che ne esce é contraddistinto da picchi iperbolici non indifferenti, che riescono a staccare quanto basta lo spettatore dalla realtà rappresentata ma non abbastanza da renderlo indifferente a riflessioni che potremmo definire “dovute” al termine della pellicola.

Il risultato di questa prima avventura di Macchia sul grande schermo é un prodotto fresco, differente dalla classica commedia italiana, nel bene e nel male. All'ombra della comicità "taglia gambe" che ha da sempre contraddistinto il gruppo si muove un messaggio non indifferente che appare con un'estrema semplicità agli occhi dello spettatore, per questo motivo abbiamo deciso di premiare la pellicola, che in fin dei conti ci ha convinto.