Jack Reacher - Punto di non Ritorno
Jack Reacher é un ex poliziotto militare girovago nato dalla penna del romanziere Lee Child. Dopo essere stato protagonista di una ventina di romanzi (due sono in fase di pubblicazione), il medesimo ha anche liberamente ispirato la fantasia del regista Christopher McQuarrie dando vita ad un primo avvincente lungometraggio, nel 2012, intitolato La Prova Decisiva. La pellicola portava sul grande schermo il coinvolgimento del personaggio in un caso di omicidio plurimo dove un cecchino, reduce dalla guerra in Iraq, apriva il fuoco sulla folla, lasciando cinque cadaveri sul terreno.
Tali circostanze nascondevano in realtà un complotto ben architettato da una società di sicari, terreno oltremodo fertile per coinvolgere il maggiore Reacher, voglioso di risolvere il caso al fine di fare giustizia. Non serve scendere troppo nei dettagli per raccontarvi come ha fatto, ma possiamo solamente dirvi che, però, é necessario il suo ritorno in azione per risolvere un altro importante caso nel nuovo Punto di Non Ritorno.
Adrenalinico e denso d'azione
Durante i suoi continui spostamenti nel territorio americano degli Stati Uniti, il protagonista comincia a prendere contatto con l'attuale maggiore capo al quartier generale della 110 unità di polizia militare in Virginia, tale Susan Turner (Cobie Smulders). Questo interesse romantico atipico per il personaggio di Reacher sembra però condurlo suo malgrado verso casa, presumibilmente per scoprire come potrebbe essere la sua vita una volta trovato un punto dove fermarsi. Arrivato però alla sua vecchia base, Reacher scopre ben presto verità piuttosto scomode sul maggiore Turner e sulla sua vita privata, espediente che li coinvolge presto in una fuga rocambolesca per scoprire chi li ha incastrati.
Questa serie di eventi spinge il protagonista a decidere alla svelta, ma soprattutto in maniera totalmente differente da come é abituato a fare. Ora é obbligato a gestire un gruppo composto da Susan e Samantha, la sua presunta figlia, espediente che lo costringe forzatamente a fuggire per cercare la verità, lottando senza sosta per la propria salvezza e quella delle altre persone innocenti coinvolte in questo complotto. Il ritmo del film si accende lentamente mentre vengono esposti gli eventi, in un crescendo piacevole che coinvolge lo spettatore in sala che si sente parte attiva della narrazione, complice come scritto poco sopra l'interpretazione di Tom Cruise, che sembra essersi cucito perfettamente addosso il ruolo assegnatogli.
L'interpretazione di Cruise non lascia spazio ad alcun momento di cedimento, ma anzi incoraggia a tirar fuori delle ottime scene anche alle co-protagoniste Cobie Smulders e Danika Yarosh, che in effetti lo accompagnano per tutto il corso del film. Il regista Edward Zwick si é concentrato nel portare sullo schermo un action thriller adrenalinico, coadiuvato dal cambio repentino di ambienti che fanno viaggiare i personaggi nei 118 minuti di pellicola dalla Virginia fino a New Orleans, dove dovrebbe trovarsi l'ultimo tassello del puzzle necessario a risolvere il caso.
Violento e crudo, ma mai fino in fondo sia ben chiaro, il film prende a pugni tutto e tutti senza scadere nei soliti cliché, mantenendo lo schema vincente che aveva lavorato egregiamente nel primo capitolo, cambiando solamente il peso della scena da un unico protagonista a tre. Inoltre, cosa più importante, non viene lasciato spazio per storie d'amore melensi e finali prevedibili, motivo che ci ha permesso di uscire dalla sala ulteriormente soddisfatti del lavoro svolto dal regista.
Anche il rapporto Reacher / figlia ci ha mostrato come é possibile affrontare una particolare redazione senza scadere nel banale, elemento che avrebbe potuto determinare una sconfitta del regista. Zwick in questo senso osa, aiutato certamente dalle opere di Child, riuscendo ad inscenare un balletto perfetto dove azione e momenti riflessivi si intervallano senza annoiare lo spettatore in sala. Senza contare poi che l'intesa tra Zwick e Cruise, vista la loro precedente collaborazione ne L'Ultimo Samurai, ha aiutato certamente il regista subito dopo il suo ingaggio nel 2015, quando prese in mano le redini del film ricevendo il testimone da Richard Wenk.
Un'ultima nota positiva ci sentiamo di darla alla colonna sonora, che é riuscita ad accompagnare perfettamente il film insieme al doppiaggio originale. Peccato non poterci esprimersi riguardo al doppiaggio nostrano (l'anteprima stampa era infatti in inglese), ma siamo abbastanza convinti che la presenza di Roberto Chevalier, ormai voce iconica dell'attore in Italia, aiuterà certamente a godersi l'opera con maggiore interesse.