John Wick
L'uomo in cerca di vendetta a colpi di pistola e pugni é un genere più che rodato oltreoceano e ci sono attori, come Liam Neeson, che ci hanno costruito una seconda carriera.
L'incipit di John Wick però sembra sfruttare una cerca aria di mesta tristezza che il popolarissimo meme Sad Keanu ha attribuito al 50enne attore, sempre molto prestante ma incappato in una serie di sfortunatissime pellicole.
John é un uomo vedovo da pochi giorni, distrutto dalla morte dell'amata moglie per una malattia incurabile. Nella disperazione più nera, che scarica al volante della sua Mustang del 1969, riceve un cucciolo di cane inviatogli dalla defunta, che gli raccomanda di affezionarsi all'animale e cercare, attraverso lo stesso, un sentimento per continuare a vivere.
Sì, il film si apre con Reeves che fa da baby sitter a un tenerissimo cagnolino e guida spregiudicatamente la sua macchina, come una sorta di reboot automobilistico di Hachiko. Questa é solo una delle stranezze di una sceneggiatura che coniuga la inconsistenze tipiche di film desiderosi di trovare qualche scusa per menar le mani a una costante ironia di fondo. Ironia spietata, perché mette sulla strada di John un giovane criminale russo (Alfie Allen) che, indispettitosi per il comportamento dell'uomo, entra in casa sua di notte, lo fa malmenare, gli ruba l'auto e uccide il cagnetto.
E qui finisce la parentesi Sad Keanu. Caso vuole che il compassato vedovo sia un ex killer così spietato, letale e violento da essere soprannominato l'uomo nero. Insomma, Alfie Allen non esce dalla trappola di Theon Greyjoy, il suo personaggio di Game of Thrones: anche qui interpreta il figlio del signorotto criminale di turno, con un rapporto abusivo con il padre e un futuro rosso sangue. Iosef infatti é figlio di Viggo Tarasov (Michael Nyqvist), un potentissimo criminale russo per cui John aveva lavorato, pronto a rivoltagli contro mezzo mondo criminale pur di salvare il figlio dalla sua vendetta.
Mondo criminale anch'esso molto peculiare, un piccolo circolo in cui tutti conoscono tutti (e apprezzano John), con tanto di imprese di pulizie per "lavoretti sporchi" e impeccabile hotel per professionisti in cerca di uno spazio neutrale.
Dietro la macchina da presa di questo action dall'identità così bizzarra c'é Chad Stahelski, regista esordiente ma stuntman e coordinatore di scene di lotta di comprovata esperienza, il che spiega l'ottima fattura di sparatorie e scazzottate, più precise, esplicite e curate della media. Anche il cast tecnico se la cava bene, con una fotografia notturna gradevole e un ottimo sottofondo musicale ben scelto.
L'incipit di John Wick però sembra sfruttare una cerca aria di mesta tristezza che il popolarissimo meme Sad Keanu ha attribuito al 50enne attore, sempre molto prestante ma incappato in una serie di sfortunatissime pellicole.
John é un uomo vedovo da pochi giorni, distrutto dalla morte dell'amata moglie per una malattia incurabile. Nella disperazione più nera, che scarica al volante della sua Mustang del 1969, riceve un cucciolo di cane inviatogli dalla defunta, che gli raccomanda di affezionarsi all'animale e cercare, attraverso lo stesso, un sentimento per continuare a vivere.
Sì, il film si apre con Reeves che fa da baby sitter a un tenerissimo cagnolino e guida spregiudicatamente la sua macchina, come una sorta di reboot automobilistico di Hachiko. Questa é solo una delle stranezze di una sceneggiatura che coniuga la inconsistenze tipiche di film desiderosi di trovare qualche scusa per menar le mani a una costante ironia di fondo. Ironia spietata, perché mette sulla strada di John un giovane criminale russo (Alfie Allen) che, indispettitosi per il comportamento dell'uomo, entra in casa sua di notte, lo fa malmenare, gli ruba l'auto e uccide il cagnetto.
E qui finisce la parentesi Sad Keanu. Caso vuole che il compassato vedovo sia un ex killer così spietato, letale e violento da essere soprannominato l'uomo nero. Insomma, Alfie Allen non esce dalla trappola di Theon Greyjoy, il suo personaggio di Game of Thrones: anche qui interpreta il figlio del signorotto criminale di turno, con un rapporto abusivo con il padre e un futuro rosso sangue. Iosef infatti é figlio di Viggo Tarasov (Michael Nyqvist), un potentissimo criminale russo per cui John aveva lavorato, pronto a rivoltagli contro mezzo mondo criminale pur di salvare il figlio dalla sua vendetta.
Mondo criminale anch'esso molto peculiare, un piccolo circolo in cui tutti conoscono tutti (e apprezzano John), con tanto di imprese di pulizie per "lavoretti sporchi" e impeccabile hotel per professionisti in cerca di uno spazio neutrale.
Dietro la macchina da presa di questo action dall'identità così bizzarra c'é Chad Stahelski, regista esordiente ma stuntman e coordinatore di scene di lotta di comprovata esperienza, il che spiega l'ottima fattura di sparatorie e scazzottate, più precise, esplicite e curate della media. Anche il cast tecnico se la cava bene, con una fotografia notturna gradevole e un ottimo sottofondo musicale ben scelto.