Joy: su Netflix il film che racconta la ricerca scientifica che ha cambiato il mondo
Una storia vera in un film accurato e ottimamente interpretato
Tratto da una storia vera, Joy è il film di Netflix diretto da Ben Taylor (Sex Education) racconta la creazione del processo di fecondazione in vitro nell’Inghilterra di fine anni ’60.
La trama di Joy
Cambridge, 1968. Il dottor Bob Edwards (James Norton, Happy Valley) sta conducendo esperimenti sui mammiferi presso la prestigiosa Università. Con la sua nuova assistente, l’entusiasta Jean Purdy (Thomasin McKenzie, Jojo Rabbit), avvicina il dottor Patrick Steptoe (Bill Nighy, Love Actually). Con l’aiuto di Steptoe, Edwards vuole provare a fecondare un ovulo fuori dal corpo, per poi reimpiantarlo nella futura madre. L’inventore del procedimento della fecondazione in vitro sta per rivoluzionare il mondo. Consapevole che molti - a cominciare dalla Chiesa - saranno contro di lui. E puntualmente, mentre il lavoro procede, i giornalisti iniziano a chiamare a casa di Edwards - dove ci sono la moglie e le sue figlie - chiedendogli se pensa di essere il nuovo dottor Frankenstein…
La storia vera e le differenze con il film
Joy è ispirato alla vera storia di Louise Joy Brown, la prima bambina al mondo concepita tramite la fecondazione in vitro. Louise Joy, nata nel 1978, arrivò dopo oltre 10 anni di ricerca scientifica condotta da un gruppo di medici e ricercatori britannici fra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70.
A scrivere il film sono stati gli sceneggiatori Jack Thorne e Rachel Mason, che hanno personalmente vissuto l’esperienza della fecondazione in vitro inserendo nel film anche il punto di vista derivato dalla loro esperienza.
Il film si basa su fatti reali, ma si è preso alcune libertà creative per rendere più coinvolgente la narrazione e dare maggiore enfasi al ruolo di Jean Purdy, spesso trascurato nelle ricostruzioni storiche.
Infatti Jean rappresenta la nostra guida nel mondo della narrazione, ed è quindi il personaggio centrale per lo spettatore. Nella realtà, il suo ruolo fu importante ma meno enfatizzato rispetto agli altri due scienziati: il film di Netflix dà molto spazio alla sua vita privata e alle sue lotte personali, che nella realtà sono state poco documentate.
Inoltre, per ovvie esigenze narrative i procedimenti “spiegati” dai ricercatori vengono semplificati e condensati, per risultare comprensibili a tutti.
Una rivoluzione difficile da accettare
Fra la fine degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, il dottor Edwards - convinto che l’infertilità sia una patologia come tante altre, da curare - porta avanti il proprio lavoro con lo scopo di aiutare le donne che vogliono figli ma non riescono ad averne a realizzare il sogno di diventare madri.
Ma l’opinione pubblica non è certo tutta favorevole al suo lavoro. C’è chi vi si oppone pensando che ci si voglia sostituire a Dio, come per esempio la madre della stessa Jean, che arriva a cacciarla di casa. Ma ci sono anche moltissime donne che da tanto, troppo tempo cercano di avere un figlio senza riuscirci e partecipano alla sperimentazione.
Fondamentale nella narrazione è anche il ruolo del dottor Steptoe come medico abortista, inizialmente giudicato negativamente anche da Jean: l’aborto era appena diventato legale in Inghilterra, nel 1967. E il dottor Steptoe, nonostante le critiche, voleva solo evitare che le donne determinate a interrompere una gravidanza finissero in mano a dei macellai, com’era spesso accaduto in passato.
Joy si focalizza molto sul rapporto fra Jean e le donne che si sottopongono ai tentativi di fecondazione. Il film tratta molte tematiche delicate, dalla violenza domestica al ruolo delle donne nella società dell’epoca, dalle patologie (come l’endometriosi) alle questioni etiche e morali che gli stessi ricercatori si trovano a porsi.
Interessante la parte del dibattito televisivo fra il dottor Edwards e il professor James Watson, Premio Nobel per la Medicina per la scoperta della struttura del DNA nel 1962: tramite le obiezioni dello stesso Watson, certamente un uomo illuminato, e le parole del pubblico presente durante le riprese, Joy riassume efficacemente tutte le possibili conseguenze negative derivanti dal progetto di Edwards.
James Norton e Bill Nighy non hanno voluto studiare eccessivamente i filmati sui veri ricercatori che dovevano interpretare per non correre il rischio di imitarli troppo, e la scelta è stata vincente.
Grazie ad alcune sequenze in cui i due scienziati parlano delle loro esperienze personali, il punto di vista scientifico si mescola con quello umano, dano a Joy un molto più vicino ai drammi delle donne che non riescono a realizzare il loro sogno.
Comunque la si pensi sulla fecondazione in vitro, Joy usa un approccio così intelligente da evidenziare ogni aspetto della rivoluzione che cambiò il mondo. Soprattutto l’aspetto umano di una vicenda che avrebbe riguardato, in futuro e con il tempo, milioni di donne, di coppie e di bambini.
Rating: TBA
Durata: 115'
Nazione: UK
Voto
Redazione
Joy
Su Netflix è disponibile Joy, il film presentato in anteprima lo scorso ottobre al BFI London Film Festival che racconta la storia vera degli scienziati inglesi che inventarono la fecondazione in vitro. Con un approccio intelligente, umano e non a senso unico alla questione - che suscitò all’epoca molte polemiche - Joy racconta ogni aspetto di una ricerca durata oltre 10 anni e piena di risvolti etici e morali destinati a cambiare il mondo. Affrontando molte tematiche delicate, dall’aborto alla violenza domestica, dall’endometriosi alla religione, Joy restituisce la realtà con la giusta componente di drammatizzazione per interessare lo spettatore.