King Arthur - Il Potere della Spada

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Come si può rinfrescare una storia che affonda le sue radici nel lontanissimo 1485? Come si può rendere fresca una storia che, nel mondo del cinema, è già stata raccontata in mille modi differenti (e con cocenti flop come la pellicola di Fuqua)? Beh, in un modo poco convenzionale che non piacerà sicuramente ad un pubblico maturo e che cerca la rivisitazione storica pura, ma che a noi è sembrata una strada discretamente corretta e coraggiosa.

Un Artù poco convenzionale

Guy Ritchie alla fine ce l'ha fatta. Dopo una gestazione piuttosto lunga e un’uscita rimandata di quasi un’anno (data originale 22 giugno 2016) King Arthur è arrivato nella sale. Primo capitolo di quella che dovrebbe diventare a tutti gli effetti una saga, il film ci racconta le - poco nobili - origini di Re Artù, questa volta interpretato dal bello e tenebroso Charlie Hunnam.

La terra di Albione è in conflitto con i maghi. Ultimo baluardo per gli umani è proprio Camelot che grazie al coraggio e l’abilità di Re Uther Pendragon (Eric Bana), riesce a sconfiggere il malvagio stregone che capeggia la rivolta. La pace sembra essere tornata ne regno ma, come spesso accadeva in quel periodo, l’equilibrio viene rotto dal fratello del Re, Vortigern (Jude Law) che punta al trono e compie un attentato al Re, uccidendo, oltre al fratello, tutti i suoi seguaci e la moglie.

A salvarsi sarà il figlio che arriverà a Londinium e verrà preso in adozione da un gruppo di prostitute della città. Solo crescendo capirà che solo lui può essere il legittimo possessore della spada leggendaria: Excalibur.

Una storia quindi che racconta un Artù lontano dai canoni della storia classica, per abbracciare invece quelle figure da sobborghi malfamati londinesi che tanto piacciono a Ritchie. Il personaggio di Hunnam è spaccone, molesto, attaccabrighe e decisamente arrogante, ma alimentato da un cuore nobile e gentile che deve solamente trovare la strada per sbocciare.

Episode 4 Trailer

Si tratta a tutti gli effetti di una genesi, del modo in cui Artù è diventato Re di Camelot e di come sia passato alla storia per quello che viene raccontato nei libri. Per narrare queste gesta il regista inglese ha optato per una via che punta al fantasy in maniera netta, decisa ed a tratti addirittura esagerata. Ecco quindi animali giganteschi e pesantemente modificati dalla CG, una spada con poteri soprannaturali decisamente esagerati e un finale che sembra quasi strizzare l’occhio ad un videogioco più che ad una leggenda classica.

Una scelta scomoda che possiamo tranquillamente definire non pienamente riuscita (a causa soprattutto di una serie di effetti speciali non proprio impeccabili), ma che alla fine della visione non vogliamo nemmeno bocciare totalmente.

Il film punta chiaramente ad un pubblico giovane e l’assenza di sangue è una prova abbastanza importante all’interno di questa ipotesi. In tutto questo troviamo altri due elementi che per noi possono fare la differenza: l’introduzione di molti elementi “storici” in maniera alternativa e congeniale alla storia (i cavalieri, Ginevra e la dama del lago, giusto per citarne tre), ma soprattutto un montaggio che, anche nei momenti di stanca, riesce a tenere alto il ritmo del film. Un marchio di fabbrica che riesce ad emergere anche in questa pellicola.

King Arthur - Il Potere della Spada

Siamo consapevoli che questo King Arthur non è un film perfetto, anzi, così come siamo pienamente coscienti del fatto che, se qualche collega lo boccerà, non si può biasimarlo. Però l’idea di esagerare, di raccontare una storia al limite del tamarro ma con alla base degli elementi che richiamano la leggende, a noi ha divertito e intrattenuto. Un modo diverso e lontano dal classico, che punta alle nuove generazione. Scelta vincente? Lo deciderà solamente il botteghino.

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