Kong: Skull Island

C’è un’isola a sud del pacifico, la chiamano l’Isola dei Teschi, dove mito e scienza si fondono insieme”

L’anno è il 1973. La guerra del Vietnam sta giungendo al termine e mentre un Nixon trionfante annuncia il termine delle ostilità, Bill Randa (John Goodman) e Houston Brooks (Corey Hawkins) si recano a Washington per ottenere il permesso per poter partecipare ad una missione su una sconosciuta e inesplorata isola del Sud Pacifico per verificare le loro teorie scientifiche.

Certo, la giungla non è il posto più accogliente al mondo quindi a loro si aggiungeranno James Conrad (Tom Hiddleston) come guida ed esperto cacciatore, Mason Weaver (Brie Larson) fotografa spiccatamente pacifista e il colonnello Preston Packard (Samuel L. Jackson) accompagnato dal suo plotone appena congedato dagli orrori vietnamiti. Appena raggiunta l’Isola dei Teschi si troveranno però ad affrontare orrori per i quali nessuno di loro era preparato e la salvezza sarà il loro unico obiettivo.

KONG: Skull Island è la seconda pellicola di Warner Bros e Legendary Monsterverse, dopo l’episodio del 2014 di Godzilla. Sotto la regia di Jordan Vogt-Roberts (King of Summer) il film prende le distanze dai precedenti episodi dedicati all’enorme gorilla e soprattutto pensando all’ultimo episodio diretto da Peter Jackson si allontana dalla classica formula del remake, per tentare di proporci qualcosa di nuovo senza tuttavia snaturare la figura del mostro incompreso.

Ultimo della sua specie e ultimo baluardo di difesa dell’Isola dei Teschi, sarà proprio Kong l’insperata salvezza per il manipolo di avventurieri che loro malgrado si troveranno ad affrontare minacce inaspettate e mostri terribili.

Vogt-Roberts, qui al suo esordio in un vero e proprio blockbuster, dimostra di saperci decisamente fare dietro la macchina da presa. Kong: Skull Island è uno spettacolo visivo. Le immagini dell’isola meriterebbero un fermo immagine per ogni frame che passa davanti ai nostri occhi per poter apprezzare al meglio l’enorme lavoro svolto in fase di fotografia.

E che dire inoltre della resa impressionante del nostro amato Gorilla? Kong è qualcosa che semplicemente non si è mai visto sul grande schermo. In realtà ogni creatura e bestia immaginaria riportata nella pellicola è resa in maniera impeccabile, ma è proprio (e fortunatamente, aggiungerei) con Kong che si raggiunge l’apice. L’enorme gorilla non è mai stato davvero vivo come ora e la resa sul grande schermo vi lascerà davvero a bocca aperta.

Tutto bene quindi? Non esattamente.

La pellicola infatti soffre di un paio di problemi legati ad elementi di contorno alla figura di Kong. Sin dalle prime immagini è palese il rimando alla guerra e alla particolare situazione che gli Stati Uniti hanno vissuto in quegli anni. Spettacolari scene in slow motion con elicotteri in formazione, accompagnate da una colonna sonora che in più di un’occasione strizza l’occhio (ops, l’orecchio) allo spettatore, richiamano in maniera forse troppo smaccata Apocalypse Now e il contrasto ben definito nella prima parte della pellicola fra l’amante della guerra, il colonnello Packard, e la pacifista Mason Weaver viene a mancare quando sulla scena fa il suo ingresso proprio Kong.

Quasi a essere involontario spartiacque, dalla comparsa del gorilla la pellicola abbandona pian piano il suo carattere socio-politico per abbracciare in pieno i canoni standard dei monster movie. Certo, si tratta pur sempre di un film di mostri, ma la superficialità nell’abbandonare cosi presto un tema tanto importante lascia un po’ l’amaro in bocca.

Anche il lato “umano” della pellicola purtroppo non convince appieno. Tenendo comunque a mente che il protagonista del film è un enorme gorilla, in Kong: Skull Island compare almeno sulla carta un cast da leccarsi i baffi ma pur trovandosi di fronte a prove attoriali assolutamente convincenti, i personaggi principali risultano davvero troppo stereotipati per risultare credibili e sviluppare un qualunque tipo di empatia con lo spettatore.

Il personaggio di Brie Larson si inserisce perfettamente nel filone del “girl-power” anche se a vederla in azione ricorda più Lara Croft che una fotografa sul territorio. Anche il personaggio di Tom Hiddleston cade nei più comuni cliché dell’avventuriero solitario, ma l’apice viene raggiunto dal colonnello Packard, interpretato da Samuel L. Jackson che per quanto sia un personaggio cardine per l’intera pellicola, risulta quasi ridicolo nella somma di sterotipi che vanno a caratterizzarne la trasposizione sul grande schermo.

Nonostante questi piccoli problemi, Kong:Skull Island rimane un prodotto validissimo, splendidamente realizzato e con il miglior Kong che si potesse chiedere.

Ah, ricordatevi di non uscire prima della fine dei titoli di coda ;)