Kraven - Il cacciatore non è proprio un bel vedere, nonostante Aaron Taylor-Johnson: la recensione
Per quanto l’attore tenti di affascinarci col suo charme da cacciatore (di cuori) e il suo fisico scolpito, è circondato dal nulla cinematografico del tipo più misero e meschino.
Quindi Kraven - Il cacciatore è un brutto film, sì, ma non è una sorpresa. Non lo è dopo altri cinque mediocri film (tre Venom, Morbius, Madame Web) che Sony si è affrettata a mettere in cantiere per evitare che i diritti che mantiene su un piccolo parterre di personaggi Marvel legati all’Uomo Ragno tornasse nelle mani di Marvel e Disney. A stupire non è la mercenarietà dell’operazione - né ahimè il fatto che nonostante la conclamata bruttezza di questa pellicola non mancherà di fare il suo al botteghino - ma quanto questo film abbia per le mani tutti gli elementi per tirare fuori una pellicola non dico bella, ma godibile, almeno dignitosa e si astenga, si rifiuti, si dimostri disinteressata dal farlo.
L’unico risultato che Kraven - Il cacciatore sembra ottenere è quello di fornire ad Amazon e Barbara Broccoli un provino a costo zero di Aaron Taylor-Johnson nei panni di James Bond, ruolo per cui già da mesi si dice sia in pole position. Con questo film e con la sua brillante performance in Nosferatu l’attore si presenta come un’interprete capace di fare un po’ tutto rimanendo in un profilo attoriale. Quando si toglie la maglia per l’esigenza in piena Siberia di dar aria al suo petto scolpito, quando prima di sferrare il colpo di grazia a un cattivo piazza lì una battuta, quando si presta con serietà ai passaggi più sciocchi di questa sceneggiatura dimostra di essere un attore vero e proprio, oltre che a una presenza piacevole, piacente e consapevole di esserlo.
L'ottimo cast di Kraven - Il cacciatore è totalmente sprecato
Al suo fianco si muovono interpreti dal grandissimo potenziale a cui il film non chiede di fare nulla se non dare corpo e voce ad alcuni dei personaggi più mal abbozzati dell’universo Marvel. Alessandro Nivola per esempio si ritrova tra le mani un villain inserito sgraziatamente nella pellicola e tenta di salvarlo abbracciando appieno la sua natura sopra le righe e ridicola. Ariana DeBose - attrice premio Oscar - gira per i set come se stesse recandosi a un provino per il musical de Il Re Leone, con outfit da gran signora che cozzano con un personaggio ancora una volta malamente introdotto e di cui non si capisce il senso o l’utilità. Il protagonista Kraven le deve la vita, certo, ma continua a rivolgersi a lei per trovare questa o quella persona, pur passando tutto il film a rivendicare il titolo di “cacciatore più in gamba del mondo, che può trovare chiunque, dovunque”. C’è poi un Russell Crowe che si sta specializzando in ruoli oltre la deriva caritaturale, che beve vodka di primo mattino e gira la Savana con un foulard annodato troppo stretto intorno al collo, in una caricatura non si sa quanto voluta di un padre padrone della mafia russa.
Non manca poi codazzo di personaggi secondari dell’universo Marvel cacciati dentro a forza nella pellicola per dare qualche avversario al protagonista, la cui introduzione arriva a fine pellicola: Lo Straniero di Christopher Abbott passa mezzo film a essere “quello ossessionato dal Cacciatore”, senza un perché, almeno fin quando sul finale il film si ricorda di spiegarci cos’è successo, con ulteriore codazzo di occhiolini e riferimenti laterali al mondo a fumetti Marval.
Kraven è un film scritto con rara pigrizia
Il vero tallone d’Achille di questo film è la scrittura, che raggiunge vette di svogliatezza e pigrizia a cui si assiste raramente. Tre sceneggiatori, non uno, hanno supervisionato un film che prima ci mostra il massacro di una mandria di bufali come incipit di una scena e, una volta conclusa, la ripete subito dopo, incapace di trovare un’altra scusante per dare il via a un altro momento d’azione. Tonalmente il film è sgraziato, salta da un genere all’altro e dal passato al presente senza un equilibrio, senza ripercussioni, senza gravità e gravitas. Proprio come il suo protagonista che corre su vetri rotti, sfrega sull’asfalto e prende a pugni vetri infrangibili senza nemmeno scarnificarsi la pelle.
Una sceneggiatura insalvabile, che a sua volta fa da corredo a una scelta di principio nefasta: quella di fare un pugno di film sui cattivi dell’Uomo Ragno rendendoli degli (anti)eroi, privandoli della loro natura di cattivi, che poi è ciò che li rende interessanti, persino affascinanti.
Nel caso di Kraven poi, lo si spoglia, oltre che letteralmente, anche della sua identità principale di cacciatore. Nei fumetti Kraven vive per la caccia, per il brivido di inseguire la preda, braccarla, batterla in astuzia, finirla. Si mette sulle tracce di Spider-Man perché è una preda difficile da prendere, quindi moto desiderabile.
La connessione con Uomo Ragno è forse la scena più irritante di Kraven - Il cacciatore
Sony non se l’è sentita di portare avanti la figura di un personaggio che ama uccidere le grandi fiere. Una scelta prevedibilmente impopolare di fronte alla sensibilità attuale; soprattutto considerando che, appunto, Kraven non è cattivo per davvero ma solo molto manesco. Quindi da cacciatore di animali selvaggi il protagonista diventa difensore degli stessi, presentandosi come cacciatore di uomini. Il suo vero super potere sembra essere quello di attirare animali realizzati in bruttissima effettistica visiva, causandone la morte il più delle volte in maniera incolpevole.
Difficile scegliere una scena come il picco di irritazione generato da questo film tra le tanti papabili. Personalmente forse scegliere quella che dovrebbe connettere il personaggio al mondo di Spider-Man, attraverso una visione in cui ci viene spiegato per sommi capi perché prenderà da subito in antipatia Peter Parker. Possibile che le paure peggiori, l'incubo più raggelante di un uomo che di lavoro (o di hobby?) fa l'assassino, cresciuto da un padre abusante e con un perenne senso di colpa verso il fratello sia quanto ci viene mostrato?
Cosa può dunque la regia di uno che comunque sa il fatto suo come J.C. Chandor? Poco o niente, per un film la cui ambizione è far ripartire il contatore da zero dei diritti, facendo magari due soldi, ma non avendo alcuna ambizione oltre quella di ottenere il massimo dal minimo del minimo, o forse anche meno, fregandosene di quanto di presenti al pubblico qualcosa di praticamente impresentabile.
Nazione: USA
Voto
Redazione
Kraven - Il Cacciatore
Kraven - Il cacciatore ha solo tre lati positivi. Il primo è che conferma come Aaron Taylor-Johnson sia un buon interprete, capace di uscire indenne anche da filmacci di questa sorta. Il secondo è che Sony a fornito a costo zero un provino action dell’attore nel caso Broccoli e Amazon lo vogliano come nuovo James Bond. Il terzo è che dovrebbe chiudere per un periodo più o meno lungo questa pessima parentesi di film Marvel gestiti da Sony che non ha regalato davvero nulla di buono.