L'evocazione - The Conjuring

di Simone Rampazzi
Diciamoci la verità, quante volte negli ultimi tempi ci é capitato di entrare virtualmente in case infestate da entità maligne, aventi l'unico scopo di banchettare con le anime dei poveri malcapitati che hanno stipulato un contratto di affitto che non prevedeva (nemmeno scritto in piccolo sul fondo del contratto) una clausola tipo -omicidi plurimi collegati alla casa, non meravigliarsi di secondi inquilini extracorporei-.

Quante volte, d'altronde, ci é capitato di uscire da queste case un po' scontenti, amareggiati dal fatto che la dicitura iniziale (o finale) del -Tratto da una storia vera- ci avesse oltremodo sospinto in un quell'insieme di scetticismo, coadiuvato persino dall'abitudine con cui ormai il nostro inconscio assimila questi film come l'ennesimo trip poco pauroso di un paio d'ore che non si sa come occupare. Cosa porta ai nostri occhi di diverso L'Evocazione - The Conjuring?



Innanzitutto la storia. Il motore stesso del film trae beneficio da due importanti fattori, ovvero ambientazione e fonti. La trama é stata abilmente estrapolata da un contesto in bilico tra verità e finzione, non tanto per la fede personale che ognuno di noi racchiude in sé, ma più che altro per la continua esposizione ad informazioni relative alla sfera ultraterrena che, oggi come oggi, bombardano il nostro io di continui fatti (più o meno spiegabili) che fanno presa su un unico lato coscienzioso, disposto a “credere” piuttosto che a “capire”.

E' in una villetta immersa nel verde della Rhode Island degli anni '70 che James Wan(Saw L'Enigmista, Insidious) decide di dirigere la pellicola, trasferendo all'interno di un area già godibile di suo una famiglia canonica altrettanto amabile di cinque elementi, ovvero la Famiglia Perron. In un momento di relativa crisi finanziaria dei coniugi in questione il pater familias si vede costretto a lasciare la propria residenza di città per trasferirsi in campagna, pensando di acquistare tale casetta sperduta all'asta come un occasione d'oro irripetibile, speranzoso che le cose si sarebbero rimesse apposto ma, suo malgrado, inconsapevole del fatto che di lì in poi sarebbero sorte situazioni particolarmente spiacevoli.

Parallelamente il regista ci fornisce la chiave di lettura della pellicola, trasferendoci nella vita dei coniugi Ed e Lorraine Warren, interpretati da Patrick Wilson(noto per Watchmen, Prometheus ed il già piacevole lavoro insieme al regista in Insidious)e Vera Farmiga(Source Code, Safe House) che si presentano a noi come noti demonologi e studiosi dell'occulto (ispirati a persone realmente esistenti per chi non lo sapesse) così da accendere di nascosto la miccia della nostra paura senza darcene sentore, con estrema calma ed anzi, perfino con una buona dose di richiami ed esempi ben esposti, come l'episodio di possessione della bambolaAnnabelle (il regista usa spesso bambolotti nelle sue pellicole, come in Deadly Silence e Saw).



Chi quindi non dovesse essere un amante dell'occulto, o un prete della Santa Chiesa Cattolica, adesso diventa quasi un esperto del paranormale o, quantomeno, ne avverte l'esistenza, ci si abitua perfino, restandone al contempo ancor di più influenzato, come soggiogato da quell'ammaliante sguardo di Medusa pronto a pietrificare (o forse sarebbe meglio dire spaventare) nel momento più inaspettato.

E' in questo sentimento parallelo di famiglie diametralmente opposte che la pellicola fa il suo sporco gioco, portandoci avanti e indietro nel vivo delle esperienze personali dei protagonisti, così da trasferirci una sensazione quasi reale di “corruzione” che, come un buon regista horror capisce bene, deve essere lenta e crescente. E' proprio su questo schema che eventi banali come giochi innocenti diventano momenti di puro terrore, quando addentrarsi in un sottoscala poco illuminato diventa l'errore della serata e l'inizio di una serie di avvenimenti a cascata, pronti a spingere il nucleo familiare dei Perron in una parabola discendente senza fondo. Gli stessi Warren, una volta contattati dalla signora Lili, avvertono la palpabile presenza di qualcosa di terribile all'interno della casa di campagna, incarnato da una strega che abitava quel luogo secoli prima e possedeva alcuni suoi abitatori, commettendo una serie interminabile di omicidi, (ammiccando a pellicole come Amytiville Horror).

Continua quindi il viaggio del gruppo, che necessariamente si allarga e diventa eterogeneo volutamente, così da permettere allo spettatore l'associazione per punti di vista, coadiuvata dal poliziotto pragmatico e scettico del paranormale per passare allo studente universitario che cerca di affrontare eventi più grandi di lui con incredibile forza di volontà. Si arriva quindi al finale in un continuo crescendo di emozioni, assimilando l'idea che sono i sentimenti a fare la differenza, trasformando così un finale banale in un buono spunto di riflessione per nulla noioso.



Ciò che incalza maggiormente lo spettatore resta l'ottimo lavoro scenografico messo in piedi dai fratelli Hayes, che hanno saputo riscrivere le testimonianze delle note vicende dei demonologi Warren con estrema cura e maestria, aiutati comunque da un ottimo direttore della fotografia, tale John R. Leonetti e da un ottimo comparto musicale, composto ad hoc da Joseph Bishara (nella pellicola veste i panni della strega) che molti fan del regista conoscono già per il lavoro congiunto in Insidious. Tale insieme, oseremmo dire magistrale, riesce a tenere, come ottimo collante, col fiato sospeso non tanto per le solite pause musicali, che fanno presagire allo spettatore qualcosa in arrivo, ma per il lavoro connesso di montaggio composto da ottime inquadrature ed ottime scene, pronte a farci saltare un momento dopo l'attesa con l'inaspettato.

Conclusivo, non per importanza, l'ottimo lavoro di primordine del cast scelto da Wan vista la performante interpretazione dei già sopracitati Patrick Wilson e Vera Farmiga, accompagnati da tutto l'entourage della famiglia Perron, con il pater familias Ron Linvingston (Swingers, Impiegati..male!) e della consorte Lili Anne Taylor (Ho Sparato a Andy Warhol, Six Feet Under) per poi passare alle più piccole abitatrici della casa occulta.