L'uomo d'acciaio

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Contenere all'interno di un film tutti gli elementi distintivi di un personaggio come Superman non é compito semplice. A farne le spese, qualche anno fa, era stato il Superman Returns di Singer, film bocciato dalla critica e pubblico.

L'arrivo di questo reboot é stato quindi gestito in maniera del tutto differente e, come successo per la trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan, si é cercato di dare al progetto una dimensione più moderna e al passo coi tempi, prendendo le origini del personaggio e riadattandole ad un contesto cinematografico più dinamico, appetibile e - secondo i produttori - in grado di valorizzare il personaggio non solo nel suo essere supereroe ma anche per quel che concerne la sua parte umana. Cocktail riuscito? scopriamolo.

L'uomo d'acciaio


Quando i sentimenti offuscano l'azione!


Nonostante la regia del visionario Zack Snyder, con Nolan tra i produttori e Goyer alla sceneggiatura c'era da aspettarlo, e così é stato. Il superman del regista di Green Bay é, come per il Batman di “Nolaniana” memoria, un eroe in conflitto con se stesso e con il mondo. Un personaggio alla continua ricerca di risposte e con la costante paura di regalare certezze a chi ne ha bisogno.

Kal-El (che diventerà Superman per gli umani) é l'ultima speranza per gli abitanti del pianeta Krypton. Una stella che, dopo anni di sperperata ostentazione e spreco di risorse, sta vedendo il suo pianeta e la sua gente morire lentamente . I genitori del piccolo nato: Jor-El (Russell Crowe) e Lara Lor-El (Ayelet Zurer), decidono così di spedire su una stella ritenuta idonea - la terra - loro figlio, nella speranza di far sopravvivere in qualche modo la loro razza.

Qui il piccolo verrà in contatto con la famiglia Kent. Sin da subito marito e moglie, intuendo la natura sovraumana del bambino, decidono di tenere nascosta l'identità di Clark, questo il nome umano, cercando di farlo crescere come un normale umano, anche se lo sviluppo di particolari super poteri renderà il compito non solo estremamente arduo, ma anche irto di sacrifici, alcuni decisamente estremi.

Tutto cambierà nel momento in cui la terra verrà minacciata da un altro Kryptoniano sopravvissuto, il Generale Zod (Michael Shannon), un militare condannato per alto tradimento e alla costante ricerca del figlio di Jor-El, custode del gene per la sopravvivenza della razza. Con la terra minaccia di essere trasformata in una seconda Krypton, Superman dovrà compiere l'estremo gesto di rivelarsi agli umani e convincerli del fatto che lui é li per proteggerli.

Leggendo, la sinossi si intuisce sin da subito che il Clark Kent/Superman di Snyder é un personaggio afflitto da importanti questioni morali. Orfano di un passato decisamente nebuloso, la prima parte del film indaga sull'uomo (alieno?), accantonando per un periodo sorprendentemente lungo - forse eccessivo - la componente action e di intrattenimento. Si, perché per raccontare il passaggio da uomo ad eroe, nella visione che Snyder vuole dare del personaggio, vuol dire portare un giovane Kent a scappare dalla sua stessa ombra, in continuo movimento e quasi riluttante a mostrarsi per quello che realmente é, mostrando indifferenza e spavento verso la stessa razza umana. Diversi flashback ci porteranno a scoprire il perché di tali scelte, con un Jonathan Kent (Kevin Costner) nel ruolo di moralizzatore, e alla costante ricerca di parole adatte a spiegare al figlio la difficoltà di mostrarsi per quello che realmente é, con la fragile scusa, più volte ripetuta, della paura che gli umani potrebbero nutrire nei suoi confronti.

Expanding Into Europe


A smuovere le acque e a portare finalmente su schermo tutto il genio visionario di Snyder ci pensa il Generale Zod, che costringerà il nostro novello eroe a vestire i panni del difensore della terra, perseguendo lo scopo di cui inconsciamente era stato investito in fin troppo tenera età. Per quasi tutta la seconda parte della pellicola assisteremo, in controtendenza con l'inizio del film, ad un tripudio di CGI, che in molti casi raggiunge sorprendenti vette tecniche, e ad un susseguirsi di esplosioni, distruzioni di massa, combattimenti e una Metropolis che subirà l'ira del Generale Zod come raramente si era visto in altre occasioni.

In tutto questo dobbiamo fare due menzioni a parte. Una per Henry Cavill che, dopo il tentativo fallito da Brandon Ruth, si trova a sua volta a confrontarsi con il Superman di Christopher Reeve. L'attore inglese ha dimostrato di trovarsi maggiormente a suo agio nella panni di Clark Kent piuttosto che di Superman. Nelle scene in costume il più delle volte non é stato in grado di trasmetterci la sicurezza che Superman é in grado di infondere agli umani, rendendolo di fatto una sicurezza delle nostre vite. Il problema principale é che probabilmente, per via di un plot narrativo molto particolare, Cavill piuttosto che incarnare tutte le virtù che hanno reso famoso il personaggio porta all'interno del costume le incertezze della sua parte umana, perdendo un po in sicurezza e credibilità.

La seconda menzione spetta a Amy Adams/Loise Lane che all'interno della narrazione smuove un po il concetto ideale che si é sempre avuto della giornalista, diventando una sorta di collante all'interno della fase evolutiva che il nostro Superman ha all'interno della pellicola. Una scelta coraggiosa, ma che a nostro parere é riuscita perfettamente.

Tirando le somme, possiamo quindi dire che il progetto di Zack Snyder é azzardato, complesso e non facile da assimilare. Per molti, indipendente dall'essere fan o non del personaggio, il rischio é quello di cadere nel vortice della noia, sopratutto durante la prima parte della pellicola. Come successo per altri film del regista, la chiave di volta sta nel cercare di capire il ruolo che il regista vuole dare a Superman, decifrando così all'interno della pellicola il percorso che lo porterà alla meta.

Una scelta azzardata, che si discosta in maniera netta da molti altri film di genere. Una scelta che, personalmente, noi abbiamo apprezzato nonostante palesi limiti in termini di sceneggiatura e montaggio, che abbiamo ritenuto eccessivamente arzigogolati e dispersivi in alcune occasioni.

Seguendo il nostro classico metro di giudizio, abbiamo deciso di dare 3 stelle su 5 a L'uomo d'Acciaio. Ovviamente, siamo curiosi di sapere, una volta che l'avrete visto, il vostro parere.

Spazi angusti

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