L'uomo dal cuore di ferro

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Dopo diverso tempo dalla release straniera, il 24 gennaio arriverà nelle sale nostrane l’adattamento cinematografico di un interessantissimo libro scritto da Laurent Binet  intitolato HHhH, ma conosciuto dai più come The Man with the Iron Heart.

Il libro parla dell’Operazione militare Anthropoid, missione che portò all’uccisione del gerarca nazista Reinhard Heydrich, durante l’occupazione della Cecoslovacchia nella Seconda Guerra Mondiale. A compiere questo eroico gesto furono Jozef Gabcik e Jan Kubis due paracadutisti inviati in segreto dall’arma Cecoslovacca (in cooperazione con l’intelligence britannica) a Praga, per uccidere colui che ancora oggi è riconosciuto come uno dei gerarchi più spietati - se non il più spietato - dell’intero Terzo Reich. Assassinato all’apice dell’espansione nazista nel 1942, Heydrich è ricordato per essere stato il più alto in comando ad essere ucciso all’interno di un’operazione concordata dagli alleati. La sua uccisione portò persino ad una rappresaglia nei confronti della popolazione cecoslovacca, con l’uccisione di ben 5.000 mila persone e all’arresto di 13,000 sospettati.

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DUE FILM IN UNO

Diretto da Cédric Jimenez, il film è in realtà il secondo lungometraggio che parla di questa missione nell’arco di pochi anni. In questo adattamento però, il cineasta francese trova un guizzo registico in grado di far guadagnare immenso valore alla pellicola, trasformandola in qualcosa di unico,per il cinema di genere.

Ci troviamo davanti infatti a due film. Nella prima parte (circa un’ora) si racconta la controversa ascesa al potere di Heydrich (perfettamente interpretato da Jason Clarke). Una scelta molto forte, con la bellezza di quasi un’ora di film in cui si vedono praticamente solamente nazisti su schermo (e ve lo assicuriamo, per il cinema di guerra non è una banalità). Sebbene la storia sia raccontata da una sceneggiatura che viaggia a ritmi un po’ elevati, omettendo qualche particolare rilevante, nel complesso il racconto è storicamente accurato e cono un montaggio del regista tutt’altro che banale (specialmente nelle prime battute di apertura della pellicola).

L'uomo dal cuore di ferro

Superata la prima ora, che agli degli spettatori risulterà quasi come una sorta di documentario recitato sul capo delle SS e detentore del potere il Cecoslovacchia, il film muta pelle, e nel secondo atto ci troviamo davanti ad un action thriller dal ritmo piuttosto serrato, con delle scene d’azione splendidamente coreografate e con la mano del regista che non solo è assolutamente valida, ma riesce anche a regalare momenti carichi di pathos e tensione, costruendo bene il momento che porta all’attentato.

Jack O’Connell e Jack Reynor interpretano i due paracadutisti incaricati di assassinare Heydrich. Sebbene i loro personaggi non godano di particolare spessore - colpa anche qui di una sceneggiatura che in alcuni momenti è probabilmente il vero punto debole della pellicola -, la figura dei due paracadutisti è valorizzata dalla stessa regia, e da una serie di situazioni davvero apprezzabili e cinematograficamente parlando ben confezionate.

A conti fatti ci troviamo davanti ad un film assolutamente godibile, che non viaggia solo a due differenti velocità, ma che addirittura sembra quasi offrire una sorta di doppia esperienza allo spettatore. La mano di Jimenez è importante, e dopo essersi messo in luce con il suo precedente The Connection, con l’Uomo dal Cuore di Ferro conferma un vero e proprio talento dietro la macchina da presa; sentiremo sicuramente parlare di lui nei prossimi anni.

Accuratezza storica, buone scene d’azione e un cast impressionante che, oltre a quelli già citati, conta anche la presenza di Rosamund Pike, Stephen Graham e Mia Wasikowska. Il nostro consiglio è quello di dargli una chance, difficilmente infatti troverete nei prossimi mesi un prodotto cinematografico confezionato in questo modo.

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