La Corrispondenza
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Dispiace scatenare questo gioco al massacro, questa mattanza contro il nuovo film di Giuseppe Tornatore, davvero.
Innanzitutto perché é uno dei pochi registi italiani che, con Matteo Garrone, non rinuncia alla sfida internazionale, mantenendo però il proprio nucleo stilistico e in qualche modo la propria italianità (in senso anticelebrativo).
Nel prendere in esame La Corrispondenza non si può non mettere sul piatto della bilancia anche La Migliore Offerta: entrambe le opere sono recitate in lingua inglese da attori di fama internazionale e la più recente vanta una produzione da 10 milioni di euro. Una cifra che consente una pulizia (forse anche eccessiva) che qui da noi si vede raramente.
Il secondo fattore per cui spiace massacrare il nuovo Tornatore é lo sguardo moderno che ha sulla tecnologia, con un grande dispiego di dispositivi come smartphone, portatili, videocamere, memory card. Questi dispositivi non solo sono protagonisti e assolutamente centrali su schermo (a differenza di tante altre opere così ostinate nell'evitarli da risultare anacronistiche) ma svolgono la loro funzione senza che venga a loro legato un giudizio di merito.
Insomma, niente morale sulla società iperconnessa e la solitudine da messaggistica, anzi, l'immagine suggerita dallo sceneggiatore regista é un lungo filo continuo nelle storie d'amore a distanza, dove questi mezzi non hanno nemmeno rimpiazzato francobolli, carta e penna, bensì li hanno affiancati e potenziati. Purtroppo ho già esaurito le note positive in merito alla pellicola, perché da qualsiasi altra angolazione la si guardi, é una vera mattanza, capace di peggiorare i problemi già evidenti in La Migliore Offerta, di cui é estensione e ampliamento tematico.
Anche stavolta al centro c'é una storia d'amore destinata a finire ma le note non sono più quelle del thriller, bensì quelle del melodramma. Tornatore parla di un'amore a distanza nella connotazione più irreversibile e di come uno degli amanti utilizzi il carteggio amoroso nell'impossibile tentativo di colmarla. Così Amy Ryan (Olga Kurylenko), studentessa di astrofisica e amante segreta del suo ex professore Ed Phoerum (Jeremy Irons), riceve segretamente le lettere di quest'ultimo, in un continuo alternarsi tra la volontà di porre fine al legame e il bisogno esistenziale di tenerlo vivo.
Uno spunto fantastico ma scritto e diretto nel peggiore dei modi, carico di una retorica e di così tante sottolineature (metaforiche, stilistiche, recitative, senza contare l'ingessatissimo doppiaggio) da diventare nei migliori dei casi noioso - con un film che pare interminabile - e nel peggiore macchiettistico. L'impianto melodrammatico, in particolare, é tradizionale nel senso peggiorativo del termine, risultando pesante, lento, desideroso di spiegare e sottolineare un genere, quello romantico, che nei suoi migliori esempi ha sempre confermato di vivere soprattutto di non detti e vaghe allusioni.
Non aiuta poi la scarsa naturalezza di Olga Kurylenko (era forse meglio lasciarla sulle passerelle?), la pulizia estrema dell'immagine e una colonna sonora che forse non sfrutta appieno le capacità del maestro "ho-appena-vinto-un-Golden-Globe" Ennio Morricone.
Innanzitutto perché é uno dei pochi registi italiani che, con Matteo Garrone, non rinuncia alla sfida internazionale, mantenendo però il proprio nucleo stilistico e in qualche modo la propria italianità (in senso anticelebrativo).
Nel prendere in esame La Corrispondenza non si può non mettere sul piatto della bilancia anche La Migliore Offerta: entrambe le opere sono recitate in lingua inglese da attori di fama internazionale e la più recente vanta una produzione da 10 milioni di euro. Una cifra che consente una pulizia (forse anche eccessiva) che qui da noi si vede raramente.
Il secondo fattore per cui spiace massacrare il nuovo Tornatore é lo sguardo moderno che ha sulla tecnologia, con un grande dispiego di dispositivi come smartphone, portatili, videocamere, memory card. Questi dispositivi non solo sono protagonisti e assolutamente centrali su schermo (a differenza di tante altre opere così ostinate nell'evitarli da risultare anacronistiche) ma svolgono la loro funzione senza che venga a loro legato un giudizio di merito.
Insomma, niente morale sulla società iperconnessa e la solitudine da messaggistica, anzi, l'immagine suggerita dallo sceneggiatore regista é un lungo filo continuo nelle storie d'amore a distanza, dove questi mezzi non hanno nemmeno rimpiazzato francobolli, carta e penna, bensì li hanno affiancati e potenziati. Purtroppo ho già esaurito le note positive in merito alla pellicola, perché da qualsiasi altra angolazione la si guardi, é una vera mattanza, capace di peggiorare i problemi già evidenti in La Migliore Offerta, di cui é estensione e ampliamento tematico.
Anche stavolta al centro c'é una storia d'amore destinata a finire ma le note non sono più quelle del thriller, bensì quelle del melodramma. Tornatore parla di un'amore a distanza nella connotazione più irreversibile e di come uno degli amanti utilizzi il carteggio amoroso nell'impossibile tentativo di colmarla. Così Amy Ryan (Olga Kurylenko), studentessa di astrofisica e amante segreta del suo ex professore Ed Phoerum (Jeremy Irons), riceve segretamente le lettere di quest'ultimo, in un continuo alternarsi tra la volontà di porre fine al legame e il bisogno esistenziale di tenerlo vivo.
Uno spunto fantastico ma scritto e diretto nel peggiore dei modi, carico di una retorica e di così tante sottolineature (metaforiche, stilistiche, recitative, senza contare l'ingessatissimo doppiaggio) da diventare nei migliori dei casi noioso - con un film che pare interminabile - e nel peggiore macchiettistico. L'impianto melodrammatico, in particolare, é tradizionale nel senso peggiorativo del termine, risultando pesante, lento, desideroso di spiegare e sottolineare un genere, quello romantico, che nei suoi migliori esempi ha sempre confermato di vivere soprattutto di non detti e vaghe allusioni.
Non aiuta poi la scarsa naturalezza di Olga Kurylenko (era forse meglio lasciarla sulle passerelle?), la pulizia estrema dell'immagine e una colonna sonora che forse non sfrutta appieno le capacità del maestro "ho-appena-vinto-un-Golden-Globe" Ennio Morricone.