La Famiglia Fang

di Roberto Vicario
L'arte può essere uno strumento di distruzione famigliare? Una domanda particolare che tocca due argomenti estremamente complessi, variegati e ricchi di contraddizioni. La famiglia Fang prova a dare una risposta proprio a questa domanda. Il lungometraggio diretto da Jason Bateman (alla sua seconda prova dietro la macchina da presa), presentato nel 2015 al Toronto Film Festival e tratto dall'omonimo romanzo del 2011 scritto dall'esordiente Kevin Wilson, ci parlerà di una famiglia molto particolare, in quella che a tutti gli effetti può essere considerata come una commedia drammatica. Scopriamo insieme perché.

Distruggere gli affetti per ritrovarsi



La storia de La Famiglia Fang ci racconta di Caleb (Christopher Walken) e Camille Fang (Maryann Plunket) una coppia di artisti moderni che inscena performance in luoghi pubblici. La loro particolarità é quella di coinvolgere, all'interno delle loro performance - spesso molto estreme - i propri figli Annie (Nicole Kidman) e Baxter (Jason Bateman) chiamati semplicemente bambino A e B.

I genitori dei due ragazzi si prodigano in rappresentazioni artistiche sempre più esagerate e controverse, tanto da portarli ad allontanarsi dai loro figl. Per una serie di vicissitudini i due figli ormai adulti, nel frattempo diventati uno scrittore e l'altra attrice, si troveranno a dover nuovamente affrontare i due genitori. Sembra infatti che a seguito di un incidente stradale Caleb e Camille siano scomparsi. Incidente reale o ennesima messa in scena? saranno proprio i figli a doverlo scoprire.



Alla sua seconda regia, Bateman, aiutato anche dalla forte e convincente sceneggiatura di David Lindsay-Abaire, porta in scena un soggetto particolare, difficile, ma a conti fatti riuscito. La Famiglia Fang é un assurdo affresco in cui i sentimenti, le paure e le difficoltà che un nucleo familiare può vivere, vengono amplificati dal concetto stesso di arte.

La trama gioca costantemente con realtà ed esagerazione, portando su schermo una famiglia assurda, e gran parte del merito é da dare alla splendida recitazione di un Walken in perfetta forma e pienamente nella parte del padre totalmente votato all'arte, tanto da annullare il concetto stesso di famiglia e sentimenti.

La Famiglia Fang carica di elementi spigolosi una storia che, nonostante la quantità di argomenti trattati, scorre in maniera piuttosto piacevole alternando momenti quasi simpatici ad altri di profonda riflessione. Non bisogna dimenticare all'interno di questo complesso ingranaggio la prova di Nicole Kidman che, a distanza di anni, riesce finalmente a ritrovare un personaggio estremamente valido, sfaccettato, e che si rivelerà importate all'interno della storia.



Il film di Bateman funziona proprio per questo motivo. Parla in maniera sfacciata e spudorata argomenti complessi senza caricarli di troppa retorica. Il modo in cui viene trattato il rapporto genitori-figli é quasi assurdo nella sua sfacciataggine, e il percorso che i figli si trovano a dover affrontare nel film dimostra quanta sofferenza ci possa essere nel dover gestire rapporti complessi e in cui i sentimenti sembrano venire dopo altre necessità. Ci abbiamo visto un po dei Tenenbaum in questo film, ma anche la complessità di famiglie come quella raccontata all'interno di Little Miss Sunshine.

Bateman inoltre gioca con una serie di flashback che ci portano a vedere l'evoluzione di un rapporto complesso attraverso due linee temporali differenti, aggiungendo quel pizzico di ritmo che a conti fatti non guasta minimamente. Tutto si esaurisce in un finale che non abbiamo trovato per nulla scontato e che tenta di dare una risposta alla domanda iniziale senza eccessiva retorica, lasciando aperto anche uno spiraglio di dibattito.

Parlare di affetti non é mai facile, e la storia del cinema ce lo insegna giorno dopo giorno, farlo sfruttando l'arte moderna é ancora più complesso e, proprio per questo motivo, La Famiglia Fang é un film che vogliamo premiare. Bateman ha la “mano delicata”, la Kidman e Walken grazie alla loro recitazione reggono sulle loro spalle i momenti di maggior pathos e la sceneggiatura di Lindsay-Abaire funziona. In altre parole: promosso.