Youth - La Giovinezza
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Presentare un film dopo aver vinto un Oscar non é mai semplice. La pressione esercitata dall'esterno sul nuovo progetto non é facile da gestire, anzi, a volte, rischia di compromettere la pellicola stessa. Dopo un'attenta visione possiamo però ammettere che Paolo Sorrentino non é caduto in questo pericolosissimo trabocchetto, e con Youth - La Giovinezza ci mostra quanto ormai la strada intrapresa dalla sua filmografia sia estremamente chiara ed esplicita.
Youth - La Giovinezza ci racconta la storia di due artisti molto anziani, che si sono ritirati - per motivi differenti - all'interno di un bellissimo Hotel sulle alpi. Da una parte troviamo Mick (Harvey Keitel) un regista dal grande passato, che non vuole rassegnarsi alla “pensione” preferendo lavorare ad un nuovo grande film. A fare da contro altare a questa figura troviamo Fred (Michael Caine) un ex compositore di musica classica che, per varie vicissitudini che scopriremo nel film, ha deciso di ritirarsi definitivamente da quell'ambiente artistico, rifiutando persino un invito personale della Regina d'Inghilterra.
Partendo da queste due figure così distanti ma allo stesso tempo decisamente vicine, Sorrentino mette in mostra ancora una volta il suo cinema, che da Il Divo in poi ha trovato sempre più forma e sostanza. Esattamente come visto ne La Grande Bellezza, il regista é un edonista della bellezza, della perfezione e nella costante ricerca dello straordinario all'interno di momenti o luoghi che possono sembrare ordinari.
Sotto questo aspetto, il film può tranquillamente risultare superiore a quello che si é aggiudicato l'Oscar. Con sapienza scientifica, il regista di Napoli porta su schermo figure simboliche ma estremamente caratteristiche. Nell'Hotel faranno capolino familiari vari - tra cui una bravissima Rachel Weisz, che interpretata la figlia di fred -, Miss Universo, un attore che ha deciso di puntare sui film con i robot per rilanciarsi, e persino il sosia di Diego Armando Maradona (erroneamente scambiato per quello reale), che nonostante il peso ormai importante dimostra di avere ancora una certa padronanza e precisione con il piede sinistro.
Ognuno di questi personaggi serve a Sorrentino per mettere in piedi un vero e proprio circo del decadimento artistico e del luogo comune, sfruttando l'hotel all'interno del quale é girato tutto il film, come una sorta di “cimitero di Elefanti” per chi non riesce più a trovare la strada della vena artistica e non solo.
Ecco, forse proprio questo é il più grande limite del film di Sorrentino; a differenza de La Grande Bellezza all'interno del quale uno splendido Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, ci trascinava nella Roma fatta di vizi e virtù estremamente reali nella loro assurdità, in Youth - La Giovinezza gli argomenti trattati sembrano più distanti, non solo per la tipologia tematica, ma anche per una componente narrativa decisamene più risicata, essenziale, che lascia all'interpretazione molti elementi che lo stesso spettatore deve dedurre ed interpretare.
Questo non vuole assolutamente dire che il film sia “vuoto”, assolutamente no. Tuttavia ci troviamo davanti ad una pellicola che ancora una volta pur mettendo in mostra le indubbie doti artistiche del Sorrentino regista, lo allontana ancora di più da un pubblico che non riesce a digerire questa tipologia di cinema.
Immagini particolari e ricercate, momenti scandati da lunghi silenzi e una narrazione tangibile ma estremamente concettuale e striminzita, risultano allo stesso tempo pregi e difetti per la pellicola.
Assolutamente perfetta ci é invece sembrata la recitazione di due vere e proprie icone del cinema americano: Michael Caine e Harvey Keitel. I due attori portano in scena due personaggi eclettici, iconici ed in grado di portare su schermo l'essenza di quello che é il cinema di Sorrentino.
Insomma, per coloro che avevano paragonato Youth - La Giovinezza a quello che per Fellini aveva rappresentato 8 e mezzo, dovranno un attimo ricredersi. Il film é piacevole, ricco di intensità visiva, e con un punto d vista sicuramente interessante sulla giovinezza paragonata all'arte ed in grado di sfondare anche nella vita di ognuno di noi. Rimane però un film decisamente più distante dalla realtà, meno toccante e profondo de La Grande Bellezza.
Detto questo, se siete amanti del tipo di cinema che fa Paolo Sorrentino sicuramente non rimarrete delusi davanti ad un film che per certi versi abbiamo trovato più vicino a This Must Be The Place che ad altri suoi lungometraggi. Per tutti gli altri invece, non sarà difficile trovare punti di discordanza sul concetto stesso di cinema che si può percepire. Un problema che se vogliamo si può estendere a tutte le tipologie di film, ma che con Sorrentino, vista la sua particolare e spiccata ricerca del anticonvenzionale trova sempre molto terreno fertile…e La Grande Bellezza é proprio li a testimoniarlo.
La bellezza attraverso gli occhi della "vecchiezza"
Youth - La Giovinezza ci racconta la storia di due artisti molto anziani, che si sono ritirati - per motivi differenti - all'interno di un bellissimo Hotel sulle alpi. Da una parte troviamo Mick (Harvey Keitel) un regista dal grande passato, che non vuole rassegnarsi alla “pensione” preferendo lavorare ad un nuovo grande film. A fare da contro altare a questa figura troviamo Fred (Michael Caine) un ex compositore di musica classica che, per varie vicissitudini che scopriremo nel film, ha deciso di ritirarsi definitivamente da quell'ambiente artistico, rifiutando persino un invito personale della Regina d'Inghilterra.
Partendo da queste due figure così distanti ma allo stesso tempo decisamente vicine, Sorrentino mette in mostra ancora una volta il suo cinema, che da Il Divo in poi ha trovato sempre più forma e sostanza. Esattamente come visto ne La Grande Bellezza, il regista é un edonista della bellezza, della perfezione e nella costante ricerca dello straordinario all'interno di momenti o luoghi che possono sembrare ordinari.
Sotto questo aspetto, il film può tranquillamente risultare superiore a quello che si é aggiudicato l'Oscar. Con sapienza scientifica, il regista di Napoli porta su schermo figure simboliche ma estremamente caratteristiche. Nell'Hotel faranno capolino familiari vari - tra cui una bravissima Rachel Weisz, che interpretata la figlia di fred -, Miss Universo, un attore che ha deciso di puntare sui film con i robot per rilanciarsi, e persino il sosia di Diego Armando Maradona (erroneamente scambiato per quello reale), che nonostante il peso ormai importante dimostra di avere ancora una certa padronanza e precisione con il piede sinistro.
Ognuno di questi personaggi serve a Sorrentino per mettere in piedi un vero e proprio circo del decadimento artistico e del luogo comune, sfruttando l'hotel all'interno del quale é girato tutto il film, come una sorta di “cimitero di Elefanti” per chi non riesce più a trovare la strada della vena artistica e non solo.
Ecco, forse proprio questo é il più grande limite del film di Sorrentino; a differenza de La Grande Bellezza all'interno del quale uno splendido Jep Gambardella, interpretato da Toni Servillo, ci trascinava nella Roma fatta di vizi e virtù estremamente reali nella loro assurdità, in Youth - La Giovinezza gli argomenti trattati sembrano più distanti, non solo per la tipologia tematica, ma anche per una componente narrativa decisamene più risicata, essenziale, che lascia all'interpretazione molti elementi che lo stesso spettatore deve dedurre ed interpretare.
Questo non vuole assolutamente dire che il film sia “vuoto”, assolutamente no. Tuttavia ci troviamo davanti ad una pellicola che ancora una volta pur mettendo in mostra le indubbie doti artistiche del Sorrentino regista, lo allontana ancora di più da un pubblico che non riesce a digerire questa tipologia di cinema.
Immagini particolari e ricercate, momenti scandati da lunghi silenzi e una narrazione tangibile ma estremamente concettuale e striminzita, risultano allo stesso tempo pregi e difetti per la pellicola.
Assolutamente perfetta ci é invece sembrata la recitazione di due vere e proprie icone del cinema americano: Michael Caine e Harvey Keitel. I due attori portano in scena due personaggi eclettici, iconici ed in grado di portare su schermo l'essenza di quello che é il cinema di Sorrentino.
Insomma, per coloro che avevano paragonato Youth - La Giovinezza a quello che per Fellini aveva rappresentato 8 e mezzo, dovranno un attimo ricredersi. Il film é piacevole, ricco di intensità visiva, e con un punto d vista sicuramente interessante sulla giovinezza paragonata all'arte ed in grado di sfondare anche nella vita di ognuno di noi. Rimane però un film decisamente più distante dalla realtà, meno toccante e profondo de La Grande Bellezza.
Detto questo, se siete amanti del tipo di cinema che fa Paolo Sorrentino sicuramente non rimarrete delusi davanti ad un film che per certi versi abbiamo trovato più vicino a This Must Be The Place che ad altri suoi lungometraggi. Per tutti gli altri invece, non sarà difficile trovare punti di discordanza sul concetto stesso di cinema che si può percepire. Un problema che se vogliamo si può estendere a tutte le tipologie di film, ma che con Sorrentino, vista la sua particolare e spiccata ricerca del anticonvenzionale trova sempre molto terreno fertile…e La Grande Bellezza é proprio li a testimoniarlo.