La ragazza della palude: recensione del film con Daisy Edgar-Jones sull’amore per la natura

Scopriamo insieme trama e tematiche, senza spoiler, del film disponibile su Netflix dal 6 luglio

di Chiara Poli

La ragazza della palude è arrivato su Netflix: dal 6 luglio è disponibile il film tratto dal romanzo di Delia Owens, con una grande protagonista che ci racconta dell’importanza di stare a contatto della natura e di come le regole naturali regolino anche le nostre vite.

La trama de La ragazza della palude


Barkley Cove, North Caroline. 30 ottobre 1969. Due ragazzini in bicicletta scorrazzano per la palude quando si imbattono in un cadavere. Lo sceriffo, giunto sul posto, riconosce immediatamente il ragazzo: si tratta di Chase Andrews (Harris Dickinson), il migliore quarterback della città. Ma cosa gli è successo? è caduto dalla torretta di guardia o è stato spinto? In men che non si dica, in città iniziano a circolare strane voci: che sia stata la ragazza della palude ucciderlo? Ma chi è la ragazza della palude? Miss Catherine Danielle Clark (Daisy Edgar-Jones) viene arrestata. L’avvocato in pensione Tom Milton (David Strathairn) si offre di aiutarla. Così, la ragazza della palude gli racconta la sua storia… Una storia di violenza domestica, abbandono e solitudine. Una storia di sopravvivenza e amore per la natura.

L’unica costante in natura è il cambiamento


Questo è il classico esempio di film che i critici fanno a pezzi - ho letto recensioni davvero incomprensibilmente feroci - ma che il pubblico ama. Io sono un critico, ma sono innanzitutto una spettatrice, e credo che questo film sia prezioso. In un’infinità di produzioni in cui la violenza è fine a se stessa e la natura viene solo parzialmente investita del ruolo che dovrebbe ricoprire nella nostra scala di valori, la trasposizione del romanzo di Delia Owens - tutta al femminile: prodotto da Reese Witherspoon, scritto da Lucy Alibar e diretto da Olivia Newman - ci racconta una storia commovente e piena di poesia. Anche dal punto visivo, grazie alla splendida fotografia che rende giustizia alle descrizioni del romanzo.

Catherine Danielle Clarke, detta Kya, è interpretata da una Daisy Edgar-Jones (War of the Worlds) che sembra nata per quel personaggio.

Nonostante la durezza di alcune sequenze, Kya mantiene intatta la sua naturale grazia. Il modo in cui si muove, il volo degli uccelli sulla palude, la matita che scorre sui fogli mentre disegna: tutto è aggraziato come la natura che la circonda. In modo spontaneo. Perché Kya è stata abbandonata da tutti quand’era ancora una bambina ed è stata la natura a insegnarle tutto ciò che sa. È stata la palude a crescerla, e Kya non poteva che risultare aggraziata come l’erba che cresce nell’acqua mossa dal vento o le piume che ama tanto raccogliere.

Siamo negli anni ’50 e ’60, in un mondo ancora parzialmente incontaminato, quando la mano dell’uomo non si è ancora allungata sul pianeta in modo da devastarlo. Ed è l’occasione perfetta per ricordarci com’eravamo prima di trasformarci nei distruttori della natura: la rispettavamo. Ascoltavamo i suoi insegnamenti. Facevamo in modo di convivere con lei. Proprio come fa Kya.

Fra legal drama e poesia


La ragazza della palude si divide in due. Da un lato abbiamo il legal drama che ci porta in aula, ad ascoltare i testimoni e le tesi degli avvocati. Dall’altro viviamo a stretto contatto con la natura, immersi nella palude, insieme a Kya. Come lei, abbiamo dimenticato cosa sia la convivenza con le altre persone. Siamo soli, affascinati dal paesaggio che ci circonda, in pace con il nostro cuore.

Fino a che sono gli uomini, intesi come esseri umani, a turbare quella pace.

Tate (Taylor John Smith, Sharp Objects) è l’unico amico che Kya abbia mai avuto nella vita. Prima di innamorarsi - com’era inevitabile - Kya e Tate sono cresciuti insieme. Si sono scambiati conoscenze e necessità. Lui le ha insegnato a leggere, lei a guardare il mondo con occhi nuovi.

Il tradimento della fiducia spezza il cuore più per l’amicizia che per il sogno romantico, e noi sappiamo bene quanto possa fare male.

In una società in cui una ragazza libera - perché Kya non è altro che questo - viene vista come un demonio, una pericolosa creatura soprannaturale, un mostro contronatura, non può che arrivare la già citata mano dell’uomo a rompere l’incantesimo della sua vita. Una vita in cui Kya si accontenta dei tramonti e delle albe, perché non conosce - e non desidera - che quello.

C’è molto su cui riflettere, soprattuto in questo momento storico. L’arrivo di Chase e di altri ragazzi nella vita di Kya è come l’invasione degli esploratori nei confronti delle tribù che vivevano in pace con la natura.

Riusciamo a rovinare, con la cosiddetta “civilizzazione”, qualsiasi cosa di bello che il mondo attorno a noi abbia creato.

La natura sa che per sopravvivere si fa ciò che si deve, ce lo racconta Kya. E oggi vediamo come cerca di ribellarsi a ciò che le abbiamo fatto per decenni. Mentre tornare agli anni ’60 fa riflettere. Perché le centinaia di specie di cui abbiamo causato l’estinzione in una manciata di decenni meritano giustizia.

Così come la merita Kya, che ha imparato l’unica legge che conta davvero: quella della natura.