La recensione di The Six Triple Eight, la storia vera del battaglione femminile 6888
Un film di guerra pieno di scene ispirate e ispiranti
Scritto, diretto e prodotto da Tyler Perry, il film di Netflix: The Six Triple Eight racconta la storia vera del 6888, l’unico battaglione di donne nere del WAC (Women's Army Corps) dell’esercito statunitense mai inviato in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale.
Grazie alle testimonianze delle sopravvissute, che compaiono alla fine per raccontare le loro storie insieme alle commoventi immagini di repertorio, Perry si riscatta dal quel disastro di Beauty in Black dimostrando di saper gestire in maniera ottimale un film, cosa che evidentemente non gli riesce con le serie TV.
La trama di The Six Triple Eight
San Pietro, Italia, 1943. Un soldato in lacrime recupera dalla tasca dell’amico morto una lettera insanguinata. Quella lettera, destinata alla ragazza che aspettava a casa il soldato, è l’inizio della storia vera di Lena Derriecott (Ebony Obsidian, Hunters). Dopo la morte dell’amato in guerra, Lena decide di arruolarsi nell’esercito. Finirà sotto il comando del Capitano - poi Maggiore e infine Colonnello - Charity Adams (Kerry Washington, Scandal), che farà di lei un soldato, trovandole uno scopo nella vita, guidandola in Europa nel compito impossibile di smaltire oltre 17 milioni di prodotti postali arretrati, e trovandole anche un futuro alla fine della guerra.
Kerry Washington in un’interpretazione straordinaria
Dimenticate le disavventure televisive, Tyler Perry ci regala un film di guerra classico. Chiaramente ispirato a pellicole come l’ottimo Men of Honor, con Cuba Gooding Jr. e Robert De Niro, o un’altra storia vera al femminile - Ragazze vincenti - il suo The Six Triple Eight vive della forza tratta dall’ispirazione che solo una storia vera può dare.
Mi aspetto candidature e tanti prestigiosi premi per la bravissima Kerry Washington (Django Unchained, Ray e la già citata ottima serie TV Scandal), qui certamente in quello che, se non è il ruolo della sua vita, ci si avvicina davvero molto.
Durante la Seconda Guerra Mondiale il coraggio e la determinazione dimostrata dalle donne nere volontarie nell’esercito per servire il Paese che, di fatto, le relegava ai margini della società per la segregazione razziale, furono di grande esempio per moltissime giovani donne.
Naturalmente, i riconoscimenti per quell’esempio e per l’importanza di un lavoro considerato “minore”, ma soprattutto programmato per fallire affinché si mettesse fine al programma, non arrivarono se non dopo molti anni.
I filmati di repertorio del vero battaglione 6888 e l’intervista alla vera Lena si accompagnano al discorso di Michelle Obama che, in veste di first lady, richiama la storia del battaglione e il fondamentale lavoro delle donne nere inviate in Europa. Il colonnello Halt (il sempre eccezionale Dean Norris, l’ex Hank di Breaking Bad) mette in atto un vero e proprio sabotaggio, voluto da lui quanto da moltissimi dei suoi colleghi dell’esercito, per ostacolare il lavoro del Maggiore Adams.
L’invio del cappellano chiamato a ricordare alle donne nere quale fosse il loro vero posto nella società avrebbe probabilmente seppellito l’umore di qualunque donna. Ma non quello di Charity Adams, figlia di un predicatore e determinata a far valere il proprio grado.
Ci sono tanti, tanti momenti memorabili nel film, tutti legati principalmente al ruolo di Kerry Washington. Ma il migliore secondo me è proprio quello dei due monologhi con cui il Maggiore Adams si ribella prima al cappellano e poi addirittura al generale.
Un cast d’eccezione
Tutto nasce da una madre. Una madre i cui figli sono al fronte, in Europa, dall’altra parte del mondo. La donna, negli Stati Uniti, non ha notizie da oltre 3 anni. Non sa se siano vivi o morti, non sa se torneranno e se li rivedrà mai più. Il sistema postale è andato in tilt e quando quella madre si rivolge alla first lady, Eleanor Rooservelt (Susan Sarandon, Oscar per Dead Man Walking e interprete di moltissimi cult, da The Rocky Horror Picture Show a Thelma e Louise) il meccanismo si mette in moto.
Eleanor chiama l’amica Mary McLeod Bethune (Oprah Winfrey, popolarissima conduttrice TV e attrice candidata agli Oscar già due volte) che segnala il battaglione 6888. Il resto - è proprio il caso di dirlo, stavolta - è storia.
Sam Waterston (Il grande Gatsby, Urla del silenzio) dà vita al Presidente Roosevelt, mentre l’attrice e cantante Shanice Shantay (Perfect Harmony) ci regala una memorabile Johnnie Mae, che si è arruolata perché il marito ha alzato le mani su di lei una volta di troppo.
Fra storie personali, amori tragici e sogni di un futuro che regali loro pari dignità, le donne nere di The Six Triple Eight ci racconta una storia che tutti, e in particolare le donne che nella vita sono state discriminate in quanto tali, dovrebbero vedere. Per capire come ci sia sempre un modo per cambiare il mondo, lo stesso che si dovrebbe usare - come dice il Capitano Adams - per mangiare un elefante: un boccone alla volta.
Rating: TBA
Durata: 123'
Nazione: USA
Voto
Redazione
The Six Triple Eight
The Six Triple Eight è il film di Tyler Perry disponibile su Netflix che racconta la storia vera del battaglione 6888, l’unico battaglione del WAC (Women’s Army Corps) di donne nere dell’esercito mai inviato in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale. Chiamate a compiere un compito tanto difficile quanto fondamentale per l’umore delle truppe, le donne sotto il comando del Maggiore Adams - un’eccezionale Kerry Washington - le 855 donne del 6888 vengono sabotate da tutti gli ufficiali bianchi dell’esercito perché non riescano nella missione loro assegnata. Ma ce la faranno, e superando ogni aspettativa.
In un film pieno di scene ispirate e ispiranti, le vere appartenenti al The Six Triple Eight ci guidano alla scoperta di un pezzo di storia da raccontare. Con un cast d’eccezione - Susan Sarandon, Oprah Winfrey, Dean Norris - e commoventi immagini di repertorio alla fine.